Un’offerta per il Cinese, magari le elezioni suppletive

DIETRO LE QUINTE
Un’offerta per il Cinese, magari le elezioni suppletive
ROMA - Da professionista della politica quale si onora di essere, Massimo D’Alema sa quanto il timing di un’iniziativa sia importante. E così ieri dopo aver letto i giornali e constatato che già giravano i primi veleni post-elettorali, ha preso l’iniziativa. Prima ha seccamente smentito le frasi che gli venivano attribuite sul rischio «di regalare la vittoria dei Ds a Cofferati» e poi ha organizzato la mossa più spettacolare. Un incontro di oltre due ore in corso d’Italia, nel fortino della Cgil, con l’uomo più popolare che oggi ci sia a sinistra, Sergio Cofferati per l’appunto. Ufficialmente la chiacchierata è servita a preparare un forum a tre sull’Europa che domani vedrà impegnati D’Alema, lo stesso segretario della Cgil e Giuliano Amato e che uscirà sul prossimo numero della rivista Italianieuropei. In realtà è facile pensare che non si sia parlato solo di Europa e che l’analisi del voto, le prospettive dei Ds dopo il mini-successo elettorale e l’uscita di Cofferati dalla Cgil siano stati i temi portanti del colloquio. Che i due non si amino è cosa risaputa, meno nota è l’opinione che D’Alema ha delle prossime mosse di Cofferati. Da politico puro il presidente dei Ds alla storia del ritorno in Pirelli del leader sindacale non ci crede. O meglio gli sembra una manfrina, un’operazione di carattere autoreferenziale che nulla a che vedere con i problemi reali della sinistra. Per questo D’Alema vuole stanare Cofferati, vuole metterlo davanti alle sue responsabilità e magari formulargli un’offerta concreta di impegno o nei Ds o in eventuali elezioni suppletive. Di queste ipotesi del resto il presidente della Quercia ha discusso con il segretario dei Ds Piero Fassino, l’ultima volta lunedì sera a cena dopo i risultati delle amministrative. Stanare il Cinese e allo stesso tempo riconquistare il centro della scacchiera per evitare di giocare un ruolo minore, sono stati questi gli obiettivi della sortita di ieri che si colloca a ridosso della partenza di D’Alema per gli Usa dove terrà un ciclo di conferenze. Nel merito della linea politica il presidente diessino e Cofferati sono e restano distanti. Proprio sulla rivista Italianieuropei è uscito di recente un saggio dello storico Giulio Sapelli sulla «crisi della rappresentanza socialista del lavoro». Un testo iconoclasta verso la tradizione laburista che a D’Alema è piaciuto tantissimo, tanto da citarlo in occasione di una lezione tenuta a Roma sui caratteri del partito riformista moderno. Ebbene è chiaro che le tesi di Sapelli - la sinistra non deve più fondare la sua identità nel rappresentare il mondo del lavoro - fanno a pugni con il Cofferati pensiero. Molto meno conflittuale con i ragionamenti che va facendo il leader sindacale è invece Amato, che in occasione della presentazione romana del suo ultimo libro è stato prodigo di sottolineature sul ruolo positivo che i movimenti possono avere per creare nuova classe dirigente. Per cercare di capire cosa sta succedendo nei Ds vale la pena gettare un’occhiata anche alla Fondazione Italianieuropei che sta per varare una sorta di fase due, un allargamento delle sue componenti. L’obiettivo è quello di farla diventare davvero il pensatoio della coalizione di centro-sinistra e per questo motivo dovrebbero registrarsi nuovi ingressi. Dai centri di ispirazione socialista, come la Fondazione Brodolini e Mondoperaio, agli ambientalisti di Luigi Manconi passando per alcuni piccoli think thank messi su dagli ex ministri diessini (Astrid di Franco Bassanini e Nuova economia, nuova società di Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco). Una richiesta è partita anche in direzione di Aprile, la rivista del correntone diessino e dell’Arel di Enrico Letta. Per facilitare l’operazione i consiglieri di amministrazione di Italianieuropei si sono già tutti dimessi. In un primo tempo sembrava che a guidare la fase due dovesse essere Amato da solo. Sarebbe tornato a fare il presidente di Italianieuropei e D’Alema avrebbe spostato il raggio della sua azione verso il partito come presidente della Quercia full time. Ma quest’ipotesi non sembra aver fatto molti passi in avanti, anche perché prima di decidere i protagonisti vogliono sapere come si muoverà il Cinese.
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Dario Di Vico
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