Turismo Manovra a 5 stelle per rilanciare il made in Italy
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Il settore, nonostante la crisi, tiene. Gli operatori: serve uno scatto del governo Un centro unico per la promozione, Iva agevolata, procedure snelle E la definitiva equiparazione all’industria su contratti e incentivi
Non va male. Ma potrebbe andare meglio. Nel primo semestre del 2010 le entrate turistiche italiane sono aumentate del 5,3% rispetto allo stesso periodo del 2009. Meglio di quanto successo agli avversari: in Spagna le entrate sono rimaste invariate (+0,3%) e in Francia sono addirittura calate (-5,7%).
Durante il biennio 2008/2009 gli introiti dell’industria turistica sono scesi del 7,3% e le imprese chiedono da tempo interventi strutturali per affrontare meglio una fase che sembra destinata a protrarsi nel tempo. In Italia il comparto turistico (a parte rare eccezioni) è costituito da piccole imprese a vocazione familiare. Qualche mese fa il ministero del Turismo ha presentato un codice che equipara le imprese del settore a quelle industriali ai fini del riconoscimento di contributi e incentivi. Il problema è che si trattava di un decreto legislativo e non di un decreto legge, il che espone tutto alla fluttuazione della situazione politica: in caso di caduta del governo, tutto andrebbe ridiscusso.
I contratti
Eppure ci sono alcuni punti che gli operatori del settore chiedono con insistenza e che il ministero sembrava voler avallare. Per esempio la necessità, non più rinviabile, di creare un centro unico che coordini le attività di promozione turistica: non è più sostenibile la frammentazione di competenze regionali. L’Enit spagnolo, giusto per fare un confronto, ha 150 milioni di budget, in Italia si può contare su 24 milioni divisi per 20 regioni diverse. Altro capitolo molto sentito è quello della contrattualistica e degli incentivi all’occupazione. «Bisogna avere consapevolezza che il nostro settore ha bisogno di regole specifiche — spiega Tonino Cacace, proprietario del Capri Palace e rappresentante del settore turismo nella fondazione Altagamma —. La regione Sardegna ha già sperimentato un sistema innovativo e interessante: invece di fornire un sussidio agli stagionali destina parte di quei soldi alle imprese per iniziative che puntino all’allungamento della stagionalità. Del resto, chi lavora nel turismo deve viaggiare, sviluppare una formazione continua. Soprattutto i più giovani non possono accontentarsi di lavorare solo una stagione e con il sussidio non li si incentiva allo spostamento».
Il codice del turismo ha ribadito che le politiche statali devono considerare il turismo un vero e proprio ramo d’industria ed è proprio su questo punto che gli operatori hanno ribadito e rafforzato la richiesta (avanzata da anni) di un abbassamento dell’Iva su parametri simili a quelli degli altri paesi europei. Ma anche su questo punto il ministro Brambilla ha solo potuto promettere che «quando la situazione economica lo permetterà il governo si attiverà per adeguare l’Iva delle aziende turistiche italiane agli standard europei».
Complicazioni
Ma quella dell’Iva non è l’unica riforma strutturale chiesta a gran voce. «Il nostro primo problema rimane la burocrazia — spiega Burghart Stremitzer, proprietario e direttore dell’hotel Gruner Baum di Bressanone —. Quando, quattro anni fa, abbiamo risrutturato l’albergo secondo rigorosi parametri di ecocompatibilità, lo sforzo maggiore l’abbiamo profuso per superare i legacci burocratici. Eppure stavamo realizzando una struttura che poi è stata pluripremiata e apprezzata. La verità è che il nostro settore non è uguale a quello dell’edilizia civile e andrebbe regolato da norme diverse».
Infine, una parte considerevole delle potenzialità del comparto turistico dipendono dalla funzionalità delle infrastrutture. Aeroporti, autostrade, la rete dei servizi e quella dei trasporti: questi sono i pilastri irrinunciabili su cui poggia il sistema turismo. E anche in questo caso servono investimenti e politiche dedicate. «E non è neanche vero che si tratta di interventi particolarmente costosi — precisa Gianni Lamioni, presidente della Camera di commercio di Grosseto —. Noi in Maremma avremmo l’aeroporto militare Baccarini: pur rimanendo base militare, potrebbe rappresentare un ottimo polo di sviluppo per il turismo locale. Abbiamo già siglato qualche accordo ma serve più disponibilità e una volontà politica per puntare sul comparto turistico. La capacità imprenditoriale delle singole aziende è fondamentale ma la loro attività, da sola, non fa fare il salto di qualità in un mercato così competitivo».