Sulla riforma del Tfr Berlusconi non si arrende
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mercoledì 23 novembre 2005
Pagina 13 - Economia & Lavoro Sulla riforma del Tfr Berlusconi non si arrende Domani il decreto in Consiglio dei ministri, ma nemmeno Maroni fa previsioni. Il premier tira la volata alle assicurazioni
di Laura Matteucci
CAPOLINEA - Persino il ministro del welfare Roberto Maroni ammette che sul Tfr non si possono più fare previsioni. Domani è in calendario un’altra riunione del Consiglio dei ministri, e il provvedimento è all’ordine del giorno, ma non è affatto scontato che la riunione sia decisiva, viste le contrarietà di Berlusconi e di alcuni ministri. Maroni ribadisce che in caso di stop si fermerà l’intera riforma previdenziale, («la riforma non può camminare con una gamba sola») a partire dall’aumento dell’età pensionabile prevista dal 2008. E torna a giudicare come «inaccettabile il comportamento di alcune compagnie assicurative» e le «pressioni» dell’Ania contro l’approvazione.
Il testo di cui i ministri discutono domani sarà quello presentato al Cdm di ottobre (che venne rinviato alle Camere con il voto contrario di Maroni) con la sola introduzione della moratoria triennale per il versamento del Tfr ai fondi integrativi per le imprese che non hanno i requisiti per l’accesso al credito.
Il punto sul quale è difficile trovare una mediazione riguarda l’opposizione delle assicurazioni, inviperite perchè la riforma svantaggia le polizze private favorendo i fondi chiusi e limitando la concorrenza. Berlusconi, che tramite Fininvest è uno dei maggiori azionisti del gruppo assicurativo Mediolanum, punta a variazioni del testo proprio per venire incontro a queste critiche. E i sindacati sono sul piede sul guerra.
La decisione di prevedere una moratoria per le imprese che non hanno i requisiti per l’accesso al credito è apprezzata da Confindustria, mentre critiche arrivano invece dal segretario confederale della Cgil Morena Piccinini che ritiene «inaccettabile» che il provvedimento crei «lavoratori di serie A e di serie B» lasciando che l’accesso alla previdenza sia legato al rapporto che l’azienda ha con il credito.
Se il governo insiste per conferire i soldi del Tfr alle assicurazioni anzichè ai fondi chiusi, come avviene di solito negli altri paesi, questo dipende dal conflitto di interessi del presidente del Consiglio, ricorda il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. «Noi abbiamo lavorato seriamente insieme al mondo delle imprese e a tutte le associazioni - dice - affinchè il lavoratore possa, se vuole, aderire a un fondo contrattuale garantendosi un’altra possibilità per il proprio futuro previdenziale. Abbiamo anche indicato i modi giusti, rispettosi di tutto: delle esigenze del mercato, della libertà dei lavoratori e della loro sicurezza».
Ma di fronte a queste proposte, chiude Epifani, «il governo tentenna perchè pesa il conflitto di interessi del presidente del Consiglio, il quale possiede un’assicurazione, e noi sappiamo che le assicurazioni vorrebbero mettere le mani su un risparmio che è dei lavoratori e su soldi che lavoratori e imprese insieme contrattano. Una cosa che non si è mai vista e che non ha pari in Europa».
Se domani il provvedimento avrà il via libera (i tempi sono comunque strettissimi visto che il 4 dicembre scade definitivamente la delega) le nuove norme sul Tfr potranno entrare in vigore dal primo gennaio 2006 facendo partire i sei mesi previsti per il cosiddetto silenzio assenso. In assenza di decisione il Tfr andrà al fondo negoziale. Dovrebbe essere quindi confermata la decisione di escludere la portabilità del contributo del datore di lavoro anche a forme di previdenza complementare che non siano negoziali così come chiesto dalle associazioni di datori di lavoro e sindacati.
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