29/5/2006 ore: 10:49

Solo la Cisl dice sì al nuovo patto sociale

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    sabato 27 maggio 2006


    SINDACALIA.
    COME FAR? EPIFANI A CONVINCERE I DURI DELLA FIOM?
      Solo la Cisl dice s? al nuovo patto sociale
      La Cgil apre un confronto, la Uil diffida

      Si respira un'aria di incauto ottimismo nelle stanze degli stati maggiori sindacali. ?Il nuovo, grande patto sociale si far? - recita la vulgata - e ci staranno tutti, noi e Confindustria, basta che il governo ci dia il la, e cio? che ci convochi?, assicura Pier Paolo Baretta, numero due della Cisl, pronto a mettere la mano sul fuoco anche sulla ?tenuta? della Cgil. Il che, detto da un cislino, ? tutto dire. Resterebbero solo da capire alcune tecnichalities, tipo la data della convocazione e qui la cosa pi? probabile ? che, dopo il tour di Prodi in Europa, sta a cavallo tra il completamento della due diligence sui conti e il varo del Dpef. Giugno, insomma. Il soggetto convocante, invece, ? il governo, ?a meno che non voglia fare una convocazione finta, stile quella di Berlusconi, ma ne dubito fortemente?, continua Baretta; l'invito, comunque, ? ?a rompere gli indugi?. Il neoministro del Lavoro Damiano il suo lavoro ?esplorativo? l'ha fatto (l'altro ieri ha incontrato anche l'Ugl e c'? chi ? pronto a scommettere che il sindacato di destra sar? della partita, per la gioia di Epifani, che ha definitivamente sdoganato la neosegretaria Renata Polverini al congresso, e per lo scorno di altri, Uil in testa) presto e bene. Prodi (e Letta) non devono fare altro che raccoglierne i frutti.

      Insomma, tutto bene madama la marchesa. Anche con la Cgil? I riformisti sono pronti a scommetterci e su quest'ipotesi si giocano una partita importante, anche in proiezione futura (i nuovi assetti della segreteria), la sinistra interna di Patta ? stata rabbonita e non sar? certo il nuovo coordinatore dell'area, Nicola Nicolosi a creare problemi, anche se ieri gi? si ? fatto sentire dicendo un no rotondo alla ?politica dei due tempi?, senza peraltro attaccare di petto Confindustria. Resterebbe il “problemino” rappresentato non solo da Giorgio Cremaschi, leader dei duri e puri che ha gi? bocciato la ?neoconcertazione? e che prepara una grande manifestazione ?alla francese? contro la precariet? indetta per l'autunno, ma anche dalla Fiom e da pezzi consistenti della Funzione pubblica. Il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini l'altro giorno ? stato durissimo, commentando il discorso di Montezemolo. I riformisti sospirano ma non si sognano di prendere di petto la Fiom, limitandosi a far notare che la stampa dedica troppo spazio a Cremaschi, ?amplificando mediaticamente una forza che, nella realt? dei rapporti interni, ? minimale o residuale?. Certo ? che la sinistra sindacale affila le armi e, alla lontana, il lavor?o di Uniti a sinistra, gli indipendenti di Rifondazione, potrebbe fare da polo di attrazione anche per chi, dentro la Cgil, finora ? gravitato nella sinistra ds.

      Inoltre, resta da capire cosa davvero voglia fare Epifani. Nei lanci di agenzia del dopo-Montezemolo e poi nell'intervista a Repubblica l'analisi era impeccabile: ?la base di Confindustria ? pi? arretrata del suo presidente?. Cio?, appunto, pi? a destra. Agostino Megale, presidente dell'Ires e riformista doc, non ha dubbi: ?Fatta chiarezza sullo stato dei conti pubblici, la via del risanamento coniugato all'equit? ? l'unica possibile. Casomai, pi? che grandi accordoni, penso, come Epifani, a tanti accordi mirati ma all'interno di un accordo di legislatura che abbia sull'immediato la necessit? di trovare convergenza sulla riduzione del cuneo fiscale e sulla lotta alla precariet?, oltre che sul rilancio del sistema industriale, e sul lungo periodo la lotta all'evasione, al sommerso e al nero, oltre che il rilancio del Mezzogiorno?. Sull'ipotesi Baretta concorda: ?Alternative a un nuovo patto non ce ne sono e tutti ne sono consapevoli. Del resto, non si tratta di un matrimonio d'amore ma d'interesse. Partiamo dalla riduzione del cuneo fiscale, il resto arriver?, ma in fretta?.

      Detto degli entusiasti, resta da dire degli scettici, che albergano in Uil, non solo in Cgil. Il segretario generale Angeletti punta il dito contro un Montezemolo che ?sorvola? sui dati dei salari: come dice anche l'Istat, sono troppo bassi? e il confederale Paolo Pirani al ?grande patto? proprio non ci crede e, realisticamente, auspica ?intese su temi specifici? e oltre a quelli citati, ci mette ?misure mirate per competitivit? e previdenza integrativa?. Resta un dubbio: che gli “stati maggiori” la facciano un po' facile e che la nuova entente cordiale che viaggia sulle frequenze sindacali (ieri un conciliante Bonanni, segretario della Cisl, ? arrivato a dire che persino sulla legge Biagi si sta facendo ?una tempesta in un bicchiere d'acqua? e che ?le correzioni si possono fare, a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali e dalle maggiori tutele da dare ai lavoratori flessibili?) e che a breve verr? rilanciata dalla battaglia contro i referendum costituzionali non tenga conto dell'opinione delle rispettive ?basi?. Quella della platea dei piccoli e medi industriali dove aleggia ancora lo “spirito di Vicenza” e per i quali il candidato migliore alla successione di Montezemolo ha il volto del “duro” Bombassei e quella dei lavoratori. Ai quali bisogner? spiegare che la riduzione del cuneo, tema che gi? ha avuto scarsa fortuna in campagna elettorale, e rinnovi contrattuali magri “in s?” sono una grande conquista sociale.




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