24/1/2006 ore: 11:56
Siamo uomini o stagisti?
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Pagina 68/69 - Attualità Siamo uomini o stagisti? Dallo Stato al bar sotto casa. Dalle aziende agli studi professionali. I tirocinanti si moltiplicano. Ma spesso la formazione è una scusa per avere dei lavoratori gratis di Roberta Carlini Lavorare gratis "Al primo stage facevo salti di gioia. Otto ore di lavoro al giorno più tre di spostamenti Como-Milano andata e ritorno, nessuna retribuzione, nessun rimborso spese, e mi sembrava di toccare il cielo con un dito", racconta Matteo, che ha debuttato nel mondo degli stagisti a 22 anni, a metà del suo corso di laurea in Economia. I primi lavori, i primi passi nel mondo del marketing e della pubblicità (e che passi: alla Saatchi & Saatchi), la prima timida richiesta di un rimborso spese al sesto mese di tirocinio (accolta: 200 euro al mese), la soddisfazione di vedere i suoi prodotti arrivare senza correzioni al cliente, e altri sei mesi di rinnovo, sempre con 200 euro al mese. E nel frattempo gli studi e la laurea alla Cattolica: 110 e lode, indirizzo marketing e comunicazione. Un percorso perfetto, senonché, "finito il periodo massimo di stage, cioè un anno, mi hanno detto che i tempi erano duri, e contratti non potevano farne". Matteo per non perdere tempo si specializza: tre mesi all'estero per la lingua, più un master in Italia. Non vedendo neanche l'ombra di un contratto all'orizzonte, Matteo va a fare un colloquio a Mediaset per un altro stage. "Qui ho chiesto, a titolo informativo, se era previsto un rimborso spese e mi hanno detto che mi avrebbero fatto sapere. Non mi hanno più chiamato, mi ha telefonato invece il responsabile del master chiedendomi perché mai avessi tirato fuori quella storia dei soldi. A 26 anni, con laurea, master e un anno di tirocinio già fatto, non si può neanche osare chiedere i ticket restaurant". Trappole e cioccolatini Una situazione di crisi nella quale molti 'ci marciano'. "Se due gelaterie chiedono tirocinanti da giugno a settembre a 7-800 euro al mese, è chiaro che si tratta di lavoro a termine, non di formazione", dice Patrizia Mazza, della Filcams-Cgil di Modena. Che dal primo dicembre ha aperto uno sportello contro i tirocini-truffa, che nel terziario abbondano: "Si va dal barista di 38 anni che, dopo aver chiuso il suo esercizio, viene preso come tirocinante in un altro bar, agli stage da commessa il cui scopo formativo ufficiale è imparare ad allestire la merce e verificare le date di scadenza". Sul sito dell'Agenzia Sirio del Lazio si leggono richieste di stage quantomeno sospette: 'Cercasi una stagista per mansioni di addetta alle vendite, 38 ore settimanali 400 euro mensili'; 'Stage offresi per un operatore di telemarketing part-time, per la gestione di campagne telefoniche', eccetera. Tutti finti stage, per risparmiare sui contributi e non avere impegni di alcun tipo verso gli stagisti. I quali affollano siti e chat raccontando le truffe subite, a livelli alti e bassi, da ristoranti o da studi professionali. Un artista, Alessandro Nassiri, ha avuto l'idea di farsi 'consegnare' via Internet le ore di stage non retribuito e trasformare quell'energia in barrette di cioccolato da ridistribuire in un simbolico Giubileo degli stagisti: la sua mostra-allestimento ha avuto enorme successo, il sito ha fatto un pienone e la cioccolata è finita presto. Ventimila contatti in poche settimane, migliaia di storie, quasi tutte di stagisti anonimi "perché non mi posso esporre, il lavoro lo devo ancora trovare": come 'MeriCri', sei mesi da commercialista nel periodo delle dichiarazioni dei redditi (lavoro sei giorni su sette per 450 euro) e 'Belise Maha', stesso tirocinio da commercialista, passata dai 300 euro dei primi sei mesi ai 400 del secondo semestre. Ma c'è anche chi rimpiange la vita da tirocinante: 'Ghost writer', laureato in Scienza delle comunicazioni, master in marketing a Chicago, dice che il suo stage è stato "un periodo aureo. Quando è finito mi hanno fatto un contratto di tre mesi, ma la retribuzione è scesa dell'8 per cento, perché costo di più all'azienda". E c'è chi dice no, senza pseudonimi. Come Chiara Filios, architetta milanese di 28 anni, che ha rifiutato tre offerte di tirocinio gratuito o con minimo rimborso spese e infine ha trovato uno studio con condizioni dignitose: "Nessuno chiede il lavoro a vita, sappiamo che il posto fisso non è un diritto. Ma il lavoro deve essere serio, riconosciuto. Non umiliante. Se si accetta si è complici". |