San Precario, patrono dei co.co.co.
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02.04.2004 San Precario, patrono dei co.co.co.
di Luigina Venturelli
MILANO San Precario nasce con tutte le carte in regola: un’immaginetta votiva da tenere nel portafoglio o sul comodino, una preghiera da recitare per invocare la grazia, una nutrita folla di fedeli che promette di essergli devota: i milioni di interinali e collaboratori a vario titolo che popolano il mondo del lavoro senza alcuna garanzia per il futuro. Uniti nelle condizioni di flessibilità e incertezza in cui vivono, ed ora anche nella fede: la provocatoria idea è venuta a quelli di Chain Workers, l’organizzazione nata cinque anni fa contro la diffusione nelle grandi catene commerciali delle nuove forme d’impiego ed ora impegnata nella costruzione di reti d’informazione e di solidarietà tra i lavoratori precari. Un’iniziativa che mira a portare nella variegata categoria più consapevolezza e voglia di rivendicazione. «Oh San Precario, protettore di noi precari della terra, dacci oggi la maternità pagata, proteggi i dipendenti delle catene commerciali, gli angeli dei call center, le partite iva e i collaboratori appesi a un filo. Dona loro ferie e contributi pensionistici, reddito e servizi gratuiti e salvali da lugubri licenziamenti...». Che sia un modo per dare qualcosa in cui credere a chi sul posto di lavoro non ha punti fermi su cui contare? «Assolutamente no - risponde Massimiliano Franchini di Chain Workers -è anzi un modo per farli riconoscere in una prospettiva positiva di rivendicazione. Attraverso l’auto-organizzazione e la collaborazione con i sindacati cerchiamo di passare dall’agitazione alla vertenza, fino a giungere a reti di soccorso solidali. L’obiettivo è una sorta di flex-security, cioè di una flessibilità sul lavoro che non renda precaria anche la vita, ad esempio con l’istituzione di una carta di servizi che renda possibile l’accesso al credito, ai trasporti, a quelle spese che i lavoratori atipici devono pagare di tasca propria senza possibilità di rimborso da parte del datore di lavoro». Per chi ha ben pochi diritti da vantare, tra le rivendicazioni c’è solo l’imbarazzo della scelta. «San Precario, che ci proteggi dal basso nella rete, prega per noi interinali e cognitari (i precari della comunicazione, ndr), porgi presso Pietro, Giacomo, Paolo e i santi tutti la nostra umile supplica. Ricordati delle anime in scadenza di contratto torturati dalle divinità pagane Libero mercato e Flessibilità, che si aggirano incerte senza futuro né casa, senza pensioni né dignità, illumina di speranza i lavoratori in nero, dona loro gioia e gloria per tutti i secoli dei secoli». Preghiere a parte, sono numerose le iniziative concrete avviate al Punto San Precario, in via della Pergola 5 a Milano: ogni mercoledì dalle 19 alle 21,30 è possibile accedere a una consulenza giuridico- sindacale mirata sulle nuove professioni e sui nuovi tipi di sfruttamento, partecipare ai corsi di formazione sulla contrattualistica relativa, per sapere con precisione le condizioni di lavoro che si dovranno affrontare e le possibilità di tutela, e procurarsi informazioni sullo stato giuridico e aziendale del proprio posto di lavoro. Le nuove forme di auto-organizzazione dei precari, del resto, stanno già dando buoni risultati: «Chain Workers - racconta ancora Franchini - è in contatto con molte realtà simili sul territorio europeo e grazie alle comunicazioni in rete la collaborazione è costante. Per ricordare solo gli ultimi esempi, si è conclusa con un successo per i lavoratori la protesta di Stop Le Precaritè a Parigi, dopo settimane di occupazione dei negozi Pizza Hut. Altrettanto dicasi della mobilitazione a Barcellona di Las Agencias Yo Mango, dove i manifestanti hanno portato la danza negli spazi di un noto supermercato, ballando il tango vestiti in costume».
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