3/5/2005 ore: 11:50
Programma, sulla concorrenza la Cgil apre a Prodi
Contenuti associati
Programma, sulla concorrenza la Cgil apre a Prodi ROMA • « Se vogliamo semplificare: sì la concorrenza è di sinistra. E non è uno slogan, perché le liberalizzazioni portate avanti negli anni 90 in Italia hanno incontrato sempre la disponibilità del sindacato » . Non usa mezze parole Beniamino Lapadula, il responsabile economico della Cgil, nel sostenere che « il mercato » non spaventa il popolo della sinistra. « È ovvio però — aggiunge — che non si può ritenere la concorrenza condizione sufficiente a superare l'attuale difficile situazione ». La Cgil e il sindacato in generale, dice in sostanza Lapadula, non temono la concorrenza e tantomeno una ripresa del processo di liberalizzazioni « che deve però precedere o avvenire contestualmente alle privatizzazioni. Altrimenti, come è avvenuto in alcuni casi, si generano ulteriori distorsioni». Quella di Lapadula, del resto, non è certamente un'uscita solitaria all'interno del sindacato di Corso Italia. Si fonda, al contrario, su un ampio lavoro teorico che ha al centro anche uno studio su « Finanza, concorrenza e regolamentazione » elaborato da Renzo Costi e da Marcello Messori per la Fondazione Di Vittorio (si veda il Sole 24 Ore del 1° maggio). Il saggio, che sarà presentato a giorni insieme ad altri 120 contributi per «un nuovo progetto di sviluppo», fa della liberalizzazione e dell' «apertura alla concorrenza dei mercati protetti», uno strumento in grado di offrire grandi « vantaggi nel medio periodo agli aggregati sociali a basso reddito e alle imprese essenziali allo sviluppo economico del Paese». Parole che certamente fanno piacere a Romano Prodi, al lavoro nella sua « fabbrica » bolognese per mettere a punto il programma dell'Unione. Le aperture della Cgil sul fronte della concorrenza, infatti, renderanno più agevole la stesura delle tesi sul rilancio dell'economia. Aiutando anche a superare le prevedibili resistenze di Bertinotti. Significative indicazioni potrebbero già arrivare oggi dal convegno organizzato dalla Fondazione Italianieuropei dal titolo emblematico: « Contributo per un programma riformista » . Un confronto a tutto campo — dalla politica estera all'economia — cui parteciperanno D'Alema, Fassino, Amato e Rutelli. Ieri, intanto, Prodi il «testardo» (come si è definito in un'intervista) ha ribadito da Bologna la sua posizione rispetto al " problema" Cina. «I dazi alla Cina — ha premesso — sono impossibili, perché l'Italia non può mettere dazi, ma al massimo li può mettere l'Europa » . In un incontro con numerosi imprenditori organizzato nella sua Fabbrica per il programma, il leader dell'Unione ha spiegato che quel che occorre è « far rispettare le leggi con durezza e con tenacia e avere un'amministrazione efficiente che controlli che non entrino beni illegali » . Insomma, « se noi poniamo delle normative tecniche di altissimo livello per le nostre imprese e poi permettiamo che entrino apparecchiature che non rispettano queste norme o che vengano falsificati i marchi, ci tiriamo la zappa sui piedi » . Un'opinione condivisa anche da Diego Della Valle: « Parlare di dazi su prodotti che non costano nulla— ha commentato il creatore delle Tod's— è assurdo: il 200 300% di quasi nulla, resta quasi nulla». |