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Prodi prepara i numeri e cerca i soldi

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    martedì 17 luglio 2007

    Pagina 2 - Economia



    Prodi prepara i numeri e cerca i soldi
      L’appuntamento decisivo spostato almeno di 48 ore. Continuano incontri e «simulazioni»
        di Roberto Rossi/ Roma

        QUADRA Non più lo “scalone” ma un solo “scalino”. Più una serie di quote da diluire nel tempo. È questa la soluzione che il governo di Romano Prodi ha adottato per uscire dal pantano della trattativa sulle pensioni. La soluzione è stata concordata ieri sera dopo una riunione tenutasi a Palazzo Chigi tra lo stesso presidente del Consiglio Romano Prodi e i ministri dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, quello del lavoro Cesare Damiano e il sottosegretario Enrico Letta.

        Secondo fonti interne al governo lo “scalone” Maroni (e cioè l’innalzamento dell’età pensionabile da 57 a 60 anni a partire dal 2008) sarà superato con una serie di passaggi. Il primo prevede lo scatto a 58 anni per la pensione d’anzianità a partire dal 2008 a fronte di 35 anni di contributi. Pare certa la rinuncia al secondo “scalino” ovvero l’innalzamento obbligatorio dell’età a 59. Il governo vorrebbe puntare ad una scelta più libera per il lavoratore tra età e contributi. E qui entrano in gioco le quote (la somma algebrica dell’età anagrafica con quella contributiva). Nel 2010 si potrà andare in pensione con quota “95” che salirà a “96” nel 2012. La quota, comunque, dovrebbe avere una base, fissata in 58 anni d’età e 35 di contributi.

        L’esecutivo, inoltre, sarebbe anche orientato a riproporre al tavolo la questione dei coefficienti di trasformazione, secondo nuovi criteri di calcolo che tengano conto dell’andamento reale dell’economia, flussi migratori, allungamento della vita e lavoro flessibile.

        Definita anche la platea dei lavori usuranti, quelli che cioè dovrebbero essere esclusi dalla trattativa. Il governo avrebbe recepito “l’elenco Salvi” (che tra le varie tipologie includeva le maestre d’asilo) e avrebbe anche aggiunto i “turnisti” (quelli però impegnati in tre turni di lavoro). In tutto, secondo fonti governative, l’esclusione riguarderebbe 1 milione di lavoratori circa, spalmati in dieci anni, su una platea complessiva di circa 1,5 milioni di lavoratori.

        Con questa base si andrà alla verifica politica. A Palazzo Chigi l’atmosfera è quella di un «moderato ottimismo», la convinzione è che «i giorni decisivi» per la proposta di Prodi sulla riforma previdenziale saranno giovedì e venerdì prossimi. L’incontro di ieri è servito per delineare il quadro generale, dicono fonti governative. Il premier voleva infatti essere informato sull’esito degli incontri tecnici tra il governo e i sindacati che si sono susseguiti nel weekend.

        Nella riunione sono state valutate le varie opzioni sul tavolo, e da Palazzo Chigi fanno sapere che «si è lavorato sul concreto, e che si è arrivata a una scrematura» tra le diverse ipotesi. «Sono state selezionate ed evidenziate alcune opzioni, ed è stata individuata una strada». Nessun dettaglio ufficiale di merito, ma «c’è una convergenza su alcune proposte e non più su tante come prima del weekend».

        Tracciata una strada quindi si attende la proposta. Che, fanno sapere sempre fonti governative, arriverà tra giovedì e venerdì. Oggi ci saranno infatti altri incontri tecnici, che ieri sera non hanno avuto luogo. Mercoledì invece il premier sarà in visita ufficiale a Bratislava.

        Giovedì e venerdì dunque si arriverà alla stretta conclusiva con le parti sociali e nel governo. La data sembra certa anche se non c’è una conferma ufficiale. Prodi ha ribadito anche ieri di voler chiudere entro la settimana così come Damiano. Si scommette su giovedì anche perché ieri la Cgil, che ha dato il suo ultimatum a chiudere in settimana, ha deciso di spostare il direttivo, convocato per discutere di pensioni, da giovedì a venerdì.

        I giorni che mancano saranno dedicati a limare la proposta. Il presidente del Consiglio ha chiesto a Letta, Damiano e Padoa-Schioppa «un ulteriore sforzo per arrivare a definirla». Sforzo anche dal punto di vista della copertura finanziaria. Un punto che il premier considera fondamentale. Come sarà garantito il superamento dello “scalone”? Dal governo si fa sapere che sarà finanziato per la maggior parte con tagli di spesa e da altri interventi. Tra questi non dovrebbero figurare l’aumento dei contributi per i lavoratori parasubordinati, capitolo destinato a finanziare il pacchetto giovani, ma la partita è ancora tutta da giocare.

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