26/4/2006 ore: 12:06

Padova. Cinquantadue casi di mobbing

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    mercoled? 26 aprile 2006


    Pagine/Padova


    Lo Sportello attivato dalla Filcams (commercio e terziario) della Cgil presenta i dati del suo primo anno di attivit?

    Cinquantadue casi di mobbing
      Dieci conciliazioni all’ente bicamerale, cinque cause davanti al giudice del lavoro

      Luca Ingegneri
        Cinquantadue casi, una decina di conciliazioni all'ente bilaterale, cinque cause promosse davanti al giudice del lavoro. Le cifre riassumono il primo anno di attivit? dello sportello mobbing attivato dalla Filcams, la federazione commercio, terziario e servizi della Cgil. Dall'aprile dell'anno scorso un consulente esperto in psicologia affianca sindacalisti ed avvocati nei colloqui individuali. L'enorme mole di lavoro sviluppata negli ultimi dodici mesi (ogni lavoratore mobbizzato affronta in media dai tre ai cinque incontri con il team di professionisti, ndr) ha consentito di tratteggiare i contorni di un fenomeno in costante espansione.
          LO SPORTELLO - Nel progetto sono previste tre forme di assistenza al lavoratore. In primis viene offerto un sostegno di tipo sindacale. E' il tentativo di trovare un'adeguata soluzione al problema attraverso il confronto con l'azienda, cercando di evitare esiti traumatici. Dal piano sindacale a quello giuridico il passo ? breve. Quando non si ravvisano i presupposti per un accordo bonario si forniscono consulenza ed assistenza legale. "Ci? avviene - precisa Andrea Doneg?, segretario generale Filcams - quando individuiamo l'opportunit? di avviare una causa. Non ? semplice ottenere un pronunciamento favorevole da parte di un giudice". Lo sportello mobbing garantisce poi il necessario sostegno psicologico. "Arrivano da noi in tono dimesso - racconta il dottor Lo Cascio - e demotivati. Spesso non trovano la forza di lottare per la difesa dei propri diritti. Il nostro compito ? quello di aiutarli a ritrovare le giuste motivazioni cercando di restituire loro un pizzico di dignit?. E' un meccanismo inceppato che proviamo a sbloccare dedicandoci all'ascolto e al confronto".
            GLI UTENTI- Sono soprattutto le donne a subire il mobbing. Nello screening compiuto dalla Filcams rappresentano il 65\% dei casi. "Le donne - spiega lo psicologo Fabio Lo Cascio - lo ammettono con pi? difficolt? ma non resistono a lungo in condizioni di sudditanza. Incredibilmente gli uomini dimostrano maggiore sopportazione e non trovano il coraggio di denunciarlo". Le rivendicazioni non hanno et?: le situazioni analizzate dallo sportello di via Longhin riguardano lavoratori dai 19 ai 60 anni, con un'alta percentuale di quarantenni tra i maschi e di donne sulla trentina.
              I CASI PIU' FREQUENTI- La categoria maggiormente a rischio di mobbing sono gli informatici. Fino ad una decina d'anni fa erano tra i tecnici meglio pagati, particolarmente richiesti sul mercato. Ora l'offerta supera la domanda. Le aziende hanno ridotto gli investimenti nel campo dell'hardware. Ci si affida a strutture specializzate esterne piuttosto che "allevare" il tecnico in casa. Le figure professionali pi? colpite dal cosiddetto mobbing verticale (quando la vittima ? un subordinato e il terrorismo psicologico implica una gerarchia organizzativa) sono comunque gli impiegati delle piccole aziende o dei supermercati. Subiscono la fortissima personalit? dei superiori, spesso capireparto, che li sottopongono ad angherie, prevaricazioni e dispetti di ogni genere: ferie nei periodi peggiori, orari spezzati, permessi negati, ordini da eseguire daccapo. "I superiori - osserva lo psicologo - hanno l'obiettivo di eliminare il lavoratore o di ottenerne comunque il trasferimento. Spesso sfogano su di lui le proprie tensioni attribuendogli magari le responsabilit? del mancato raggiungimento di un budget o di un obiettivo". Lo sportello della Camera del Lavoro si ? trovato ad affrontare anche situazioni di mobbing orizzontale, perpetrato da colleghi di pari livello. "Accade - puntualizza Lo Cascio - tra cuochi, infermieri ed addette alle pulizie. Cercano di primeggiare facendo risaltare pecche e limiti di chi lavora al loro fianco. Lo scontro degenera fino agli insulti".

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