Mussi e i pontieri della Cgil
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mercoledì 10 ottobre 2007
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Sindacato in manovra
Mussi e i pontieri della Cgil
Il dietrofront di Mussi ha evitato la rottura con la sinistra della Cgil. «Il protocollo così com'è, io non lo voto», annunciava lunedì scorso il ministro-leader della Sinistra democratica, provocando una levata di scudi tra i suoi colleghi di partito più sensibili al rapporto con il sindacato (Titti Di Salvo, Flamiano Crucianelli). Duro il giudizio del segretario confederale della Cgil, Paolo Nerozzi, gran tessitore del rapporto tra Corso d'Italia e Sd. Lunedì sera, Nerozzi ha inviato tre messaggi al ministro attraverso il sito Aprileonline. Il primo: tutti i politici devono tacere (compreso, quindi, Fabio Mussi), mentre è in corso il referendum tra 5 milioni di lavoratori e pensionati. Il secondo: la dichiarazione di Mussi suona come un invito a votare no. Infine, il "pontiere" Nerozzi si è soffermato sulle conseguenze politiche del gesto di Mussi: «Finita la consultazione ne discuteremo». Come a dire che dopo il referendum verranno regolati i conti.
Così ieri Mussi ha ingranato la retromarcia, spiegando di essere «pronto a votare sì in consiglio dei ministri di venerdì», con «un impegno del Governo a modificare in Parlamento, su alcuni punti precisi, il protocollo». Con ben 4 segretari confederali della Cgil che hanno sostenuto la sua mozione - oltre a Nerozzi, Fulvio Fammoni, Carla Cantone e Morena Piccinini - in alternativa a quella di Fassino (a favore del Partito democratico), con la svolta delle ultime ventiquattro ore Mussi ha evitato che al nuovo soggetto politico mancasse una gamba importante.
G.Pog.
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