Milano: Mense a rischio di sciopero
Domenica 1 aprile 2001
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Mense a rischio di sciopero parte la vertenza del mestolo Domani le assemblee di Cgil, Cisl e Uil I confederali chiedono il contratto integrativo bloccato da 10 anni
ZITA DAZZI
LO sciopero in mensa è un piatto da servire caldo, sull'onda della protesta popolare che su questo tema è già forte, e non da poche settimane. Dopo i genitori dei 70.000 bambini che mangiano nelle scuole comunali, adesso sono i sindacati confederali a minacciare tempesta. Il contratto integrativo provinciale è scaduto da dieci anni e, di rinvio in rinvio, si è arrivati fino ad oggi, momento nel quale di mense scolastiche e non si parla spesso anche sui giornali. Il Comune ha appena dato in gestione il servizio a una Spa privata, la Milano ristorazione diretta dal professore universitario Ivan Dragoni. Ma fra le molte innovazioni annunciate finora poche parole sono state spese per chiarire ruoli, orari e mansioni del personale addetto alle cucine e allo «scodellamento» dei cibi. Il malumore fra i dipendenti comunali ora passati in blocco alla Spa è sensibile. E se si aggiunge che a proclamare l'agitazione sono i sindacati confederali Filcams Cgil, FisascatCisl e UiltucsUil ci sono buone probabilità che il servizio possa subire forti intralci. È, di fatto, l'avvio della «vertenza del mestolo». Domani dalle 14.30 alle 17 sono in programma quattro assemblee in tre zone di Milanocittà e una a Sesto san Giovanni. «Assemblee per fare il punto della situazione e decidere le iniziative di lotta», recita il volantino che poi spiega meglio: «I sindacati stanno pensando a uno sciopero verso la fine di aprile, che potrebbe paralizzare il servizio di refezione negli asili, nelle scuole, negli ospedali, negli enti pubblici e nelle aziende». In questi incontri si parlerà del contratto, della richiesta di aumenti salariali, ma anche di norme di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, oltre che di tutela della maternità. Intanto, fa discutere la proposta dell'assessore all'Educazione Giovanni Testori che ha fatto approvare alla giunta una delibera che stanzia 2 miliardi e 800 milioni per finanziare i privati che aprono asili nido. La proposta piace al Sindacato padano Sin.Pa che attraverso il segretario Rosi Mauro ha già chiesto un incontro all'assessore per conoscere le modalità per rendere operativa la misura nelle municipalizzate comunali Amsa, Atm e Sea. Di parere opposto è l'associazione Chiedo Asilo, che una settimana fa aveva convocato gli «Stati generali dei bambini a Milano» all'Umanitaria: «Testori a poco più di un mese dalle elezioni regala tre miliardi ai privati, ma questo provvedimento anziché risolvere i problemi delle liste d'attesa nei nidi comunali arrivate a quota 2.500 consolida il fallimento delle politiche della giunta a favore dei più piccoli». E c'è anche una spiegazione dettagliata di questa frase: «Con 300 milioni a 10 privati che apriranno altrettanti nidi per una capienza di 500 bambini, il Comune avrà solo il 15 per cento dei posti in convenzione, cioè riservati ai bimbi rimasti in lista d'attesa. Si tratta di 75 posti, gli altri 425 restano ai privati che potranno ricavare liberamente un bel guadagno economico, aggiuntivo al "regalo" iniziale di 300 milioni».
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