23/7/2007 ore: 11:58
La riforma: Età, scatta l´aumento graduale
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Pagina 6 - Economia Età, scatta l´aumento graduale non meno di 61 anni dal 2013 Se la copertura non basterà, rincareranno i contributi. Coefficienti congelati fino al 2010 Gli autonomi lavoreranno un anno in più. Un costo di 10 miliardi in dieci anni. Prevista anche la detassazione dei premi di produzione e degli straordinari ROMA - Dallo scalone agli scalini: l´accordo per modificare la riforma delle pensioni varata dal precedente governo è cosa fatta. Niente scatti di tre anni in una sola notte (come prevedeva la versione di Maroni che alzava in un unico passaggio - a partire dal 2008 - l´età pensionabile dai 57 anni attuali ai 60, con 35 anni di contributi), ma una salita graduale che comunque alzerà i requisiti anagrafici per aver accesso alla pensione d´anzianità fino a 61 anni (a partire dal 2013). A quel tetto, appunto, si arriverà per tappe. La prima scatterà il prossimo anno, nel 2008, quando per poter andare in pensione il lavoratore dovrà avere almeno 58 anni di età e 35 di contributi. Un anno e mezzo più tardi (luglio 2009) gli anni di età richiesti saranno 59 e - sommati agli anni di contributi versati - dovranno garantire «quota 95» (quindi 59 anni di età più 36 di contributi o 60 più 35). Dal gennaio 2011 la parte anagrafica aumenterà ancora: il lavoratore dovrà avere almeno 60 d´età, e raggiungere «quota 96» (quindi 60 più 36 di contributi o 61 più 35). Due anni dopo, gennaio 2013, arriveremo infine al tetto minimo dei 61 anni anagrafici per una quota che lieviterà a «97» (61 di 36 di contributi o 62 più 35). Un mix che, per quanto riguarda i lavoratori autonomi, dovrà aumentare di volta a volta di un ulteriore anno, sia per l´età anagrafica richiesta che per le annualità di contributi versate, e che non riguarderà - invece - i lavoratori usuranti. Secondo il governo tale platea è composta da 1,4 milioni di persone cui viene riconosciuto lo svolgimento di mansioni particolarmente faticose e che saranno quindi escluse da quote e innalzamenti: per loro il mix minimo resterà 57 più 35. Il mantenimento delle vecchie regole sarà garantito alle professioni considerate in un elenco varato dall´allora ministro Salvi nel 1999, cui andranno ad aggiungersi i lavori su tre turni e quelli legati ad attività vincolate, come le catene di montaggio, più i conducenti dei mezzi pubblici. Il governo prevede che le uscite «usuranti» possano essere circa 5 mila l´anno: la maggiore tutela sarà garantita a chi ha svolto tali mansioni «per almeno la metà del periodo di lavoro complessivo o in almeno 7 degli ultimi 10 anni di attività lavorativa». Resta salva - anche se durante le trattative il governo aveva proposto di alzarla di un anno - l´età delle donne: per aver accesso alle pensione di vecchiaia basteranno, come ora, i 60 anni di età anagrafica. Potrebbe essere però prevista l´introduzione di finestre per l´uscita verso la vecchiaia (il che si tradurrebbe in qualche mese di ritardo nell´uscita dal lavoro). Sempre a proposito di finestre, chi ha già versato 40 anni di contributi - e potrà quindi andare in pensione indipendentemente dall´età anagrafica - potrà contare su quattro date d´uscita, non due come prevedeva la riforma Maroni. Per quanto riguarda i coefficienti di trasformazione (da rivedere per adeguare i trattamenti pensionistici alle maggiori prospettive di vita), la difficile partita sarà discussa in una Commissione ad hoc: una decisione dovrà essere comunque presa entro il 2008 e i nuovi parametri saranno applicati dal 2010. Quanto ai fondi, così come è stata concordata con i sindacati e approvata dal Consiglio dei ministri l´accordo sulla previdenza costerà 10 miliardi in 10 anni: 7,1 per la revisione dello scalone e 2,9 per il fondo lavori usuranti. Le fonti di copertura saranno trovate nella riorganizzazione degli enti di previdenza (3,5 miliardi in dieci anni), nell´aumento delle aliquote contributive per i lavoratori parasubordinati (3,6 miliardi), nell´aumento delle aliquote dei parasubordinati non esclusivi (0,8 miliardi), nella sospensione per un anno dell´indicizzazione per le pensioni superiori a otto volte il minimo (1,4 miliardi) e nell´armonizzazione dei fondi speciali (0,7 miliardi). |