18/3/2005 ore: 10:30

La nuova lobby dei signori degli immobili

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    venerdì 18 marzo 2005
      A parlare di «finanza, mercato, regole», al convegno di Cernobbio, sono gli ex «palazzinari» lanciati alla conquista di banche e giornali
      La nuova lobby dei signori degli immobili
      Ligresti, Caltagirone, Ricucci tutti assieme. Con la benedizione della Confcommercio
        Roberto Rossi
        DALL’INVIATO

        CERNOBBIO - Non un caso, ma un segno dei tempi. A Cernobbio, nel forum organizzato da Confcommercio, a parlare di «finanza, mercato, regole» sono due immobiliaristi: Francesco Gaetano Caltagirone e Stefano Ricucci. Ovvero due dei rappresentanti di peso della lobby romana di quelli che una volta si definivano “palazzinari”.
        Una volta però. Oggi gli immobili sono solo una parte del loro impero. Da un paio d’anni quelli che il presidente dei commercianti Sergio Billè, che ieri vestiva i panni di padrone di casa, definisce «i protagonisti dell’Italia del futuro», stanno rastrellando in Borsa partecipazioni (Rcs, Bnl, Mps, Popolare di Lodi, Capitalia, Hopa, Banca Valori), assicurandosi l’ingresso nei salotti buoni della finanza italiana.
          L’esempio di Stefano Ricucci è emblematico. Da qualche tempo Ricucci, salito alle cronache anche per il suo fidanzamento con l’attrice Anna Falchi (convoleranno a nozze entro l’estate prossima), è considerato l’uomo nuovo. Al pari di altri suoi colleghi, come Danilo Coppola e Giuseppe Statuto, a 42 anni, la sua fortuna è stata così rapida e veloce da sollevare dubbi e maldicenze. Figlio di un autista dell’Atac, Ricucci si è formato all’istituto per odontotecnici dell’Eastman, Policlinico di Roma.

          Frequentava, arrotondando l’impegno scolastico con la pratica in uno studio dentistico a Centocelle nella periferia romana. Preso il diploma, venne assunto come odontotecnico all’Eastman a un milione 200mila lire al mese. Da lì l’ascesa. Apre due studi dentistici, si dà agli immobili, fonda la società Magiste international con sede in Lussemburgo posseduta da un misterioso The Libra Trust dell’isola di Guernsey e si lancia nell’acquisto del 5% di Rcs e altrettanto di Bnl dopo aver tentato una piccola scalata in Capitalia. Il tutto in pochi anni. Un prestanome o un vero capitano d’industria? Lui ha sempre negato la prima ipotesi. Tutto frutto di duro lavoro. Duro e redditizio.
            Come dimostra la partita Rcs e Bnl. «Ho deciso di puntare su un’azienda che poteva migliorare il suo rendimento», ci dice a proposito della società che edita il Corriere della Sera. Il titolo acquistato a 2,8 euro adesso è stabilmente sopra i 4 euro. Nessuna ambizione di gestione? «Non ho intenzione di entrare nel consiglio di amministrazione» ci conferma.
              Della banca romana, invece, ha comprato una corposa fetta mesi fa. Con tutta probabilità gli verrà liquidata dalla Popolare di Verona e Novara, pronta a intervenire nella battaglia interna a Bnl, con una plusvalenza che si prevede corposa. «Per ora non è arrivata nessuna offerta» dice Ricucci. Oggi comunque i soci del contropatto della banca, che si contrappone alla gestione di Luigi Abete, si riunirà per parlare proprio della cessione della quote.
                A capeggiare i ribelli l’altro immobiliarista romano (sul lago c’è anche Claudio Lotito, presidente della Lazio): Francesco Gaetano Caltagirone. Paragonarlo a Ricucci sarebbe riduttivo. Caltagirone è il maestro. Ricucci l’allievo giovane. Se Ricucci è il presidente di Confimmobiliare, Caltagirone è il presidente onorario. Tutta un’altra pasta. Agganci e amicizie con Antonio Fazio, governatore della Banca d’Italia, con Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, partecipazioni pesanti (Bnl, Rcs, ma anche Monte dei Paschi di Siena), ma soprattutto la proprietà di alcuni dei più importanti quotidiani in Italia. Come il Messaggero, il Mattino, fra poco anche il Gazzettino di Venezia, Leggo. Non solo. Di Caltagirone si parla anche come del prossimo padrone della Stampa, notizia mai confermata, e uno dei possibili uomini nuovi all’interno del consiglio di amministrazione di Rcs. Da mesi si attende un suo ingresso nel patto di sindacato che controlla la società editoriale. Pochi giorni fa una parziale marcia indietro dopo l’altolà di Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa. Ma sarà questione di mesi.
                  Nel frattempo il nuovo avanza spedito. «Il real estate potrà dare una spinta alla competitività del Paese» spiega Billé. L’unico settore (l’8,7% del Pil europeo), per ora, non in crisi e pieno di liquidità. Come sa bene il finanziere Emilio Gnutti o il presidente della Popolare di Lodi Giampiero Fiorani, tutti e due presenti a Cernobbio a colloquio con gli uomini nuovi.

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