La Fiom Annuncia Battaglia Legale Contro Federmeccanica
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Governo e Confindustria esultano perché i metalmeccanici della Cgil sono sempre più isolati
Luigi Angeletti non ha avuto problemi a parlare alla festa del Pd a Torino. Il leader della Uil non ha subito lo stesso trattamento riservato il giorno prima a Raffaele Bonanni, della Cisl, accolto con fischi e un petardo che lo ha colpito in pieno petto. Resta però l’impressione che gli ultimi sviluppi della vicenda Fiat abbiano segnato una svolta, rendendo ancora più teso il clima intorno al destino degli investimenti del Lingotto nel Paese. “Il tentativo della Federmeccanica e della Fiat è di cancellare il contratto nazionale di lavoro però per noi il contratto del 2008 è ancora in vigore fino al 2012”, afferma il segretario generale della Fiom, i metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini. E poi annuncia battaglia: “Non abbiamo alcuna intenzione di accettare le deroghe e quindi ci batteremo sia nelle fabbriche sia sul piano legale per difendere l’esistenza di un contratto degno di questo nome”. Ma lo scontro sul contratto dei metalmeccanici, che la Fiat vuole più flessibile e tarato sulle proprie esigenze, è appena cominciato. E il 15 settembre l’associazione di categoria delle imprese metalmeccaniche, Federmeccanica, incontrerà i sindacati (tranne la Fiom) per discutere le deroghe al contratto nazionale di lavoro.
SENZA LA FIOM. Per ora c’è una sola certezza: la Fiom è stata messa in un angolo da cui le sarà quasi impossibile uscire. Ricapitolando: lunedì Federmeccanica annuncia il “recesso” dal contratto di categoria del 2008, che all’epoca era stato firmato dalla Fiom. Questo non significa che in Italia non c’è più un contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, perché nel 2009 ne è stata firmata una nuova versione (ma non dalla Fiom) che è e resterà in vigore. Cambia solo lo scenario alla scadenza del contratto 2008, cioè gennaio 2012. Prima dello strappo di Federmeccanica, nel 2012 sarebbe successo questo: la Fiom non firma una nuova intesa e quindi resta in vigore l’accordo 2008 finché le due parti non si mettono d’accordo. Adesso, alla scadenza, l’intesa 2008 perde efficacia. Resterà quindi in vigore soltanto il contratto del 2009, già disegnato in modo da prevedere deroghe a livello aziendale. “Mi sembra molto difficile non vedere in questo atto di Federmeccanica una svolta di enorme rilievo, esso segna ufficialmente l’apertura della crisi del nostro sistema di relazioni industriali centrato sul contratto nazionale”, ha commentato il giuslavorista e senatore del Pd Pietro Ichino. In pratica: con lo strappo Federmeccanica si è assicurata di poter fare deroghe (applicabili dal 2012) al contratto nazionale senza rischiare contenziosi legali con la Fiom che le avrebbe potute contestare perché il contratto del 2008 non le prevedeva. Questa è anche la dimostrazione che le forme di flessibilità introdotte nell’accordo 2009 non hanno funzionato bene, visto che per applicare le deroghe richieste dalla Fiat si deve prima spazzare via quello del 2008. Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat, ha già tutto pronto per la newco (new company) che rileverà lo stabilimento di Pomigliano applicando nuove regole, ma c’era ancora un ostacolo da eliminare: il rischio delle cause legali della Fiom che, come dimostra la vicenda dei tre operai di Melfi licenziati e reintegrati dal giudice, possono diventare molto fastidiose per il Lingotto. L’alternativa per Marchionne era una sola: lasciare Federmeccanica, e quindi Confindustria, creando un serio problema alla sua presidente Emma Marcegaglia che è riuscita a evitare lo strappo dando carta bianca al Lingotto.
LA SFIDA. Anche il ministro del Welfare Maurizio Sacconi conferma che il problema, per Fiat e per il governo, è ormai solo la Fiom: “In questi due anni abbiamo governato con il consenso di 35 organizzazioni di imprenditori e lavoratori su 36. Questo sindacato dice che noi lavoriamo per dividere ma dividere cosa, 35 da uno?”. In questi giorni il governo sta preparando sgravi fiscali per la parte di salario legata alla produttività, così da preparare il terreno alla Fiat. La decisione di Federmeccanica di rompere con la Fiom era abbastanza attesa, ma il modo e il tono sono serviti a chiarire quale sarà lo spirito con cui verranno condotti i negoziati nei prossimi mesi. “Il problema vero è la Fiom che non accetta nessun cambiamento nelle relazioni industriali per rendere le imprese italiane più competitive”, ha detto Emma Marcegaglia. È un gioco di scatole cinesi: la Confindustria avalla che Federmeccanica si muova in autonomia per assecondare le richieste di Marchionne, e Federmeccanica accetta a sua volta al suo interno una sostanziale indipendenza della Fiat che renderà gli operai del Lingotto diversi dagli altri. Unico ostacolo, la Fiom. Ma la posizione del sindacato di Landini è complicata dalle dinamiche interne alla Cgil. Il segretario generale Guglielmo Epifani non ha mai sposato del tutto la linea di resistenza della Fiom e ora dice: “La Fiom non ci ha chiesto di scioperare e la Cgil decide come Cgil, e discuterà le sue iniziative nel prossimo direttivo”.