L’intesa sullo sviluppo s’incaglia sul «no» di Epifani
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martedì 20 luglio 2004
UN’ORA DI VERTICE NON RIDUCE LE DISTANZE. I PROBLEMI SONO SUL TAVOLO, MA NON C’È CONVERGENZA L’intesa sullo sviluppo s’incaglia sul «no» di Epifani Roberto Ippolito
ROMA Pochi passi. Ma sembravano importanti. Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani li ha compiuti molto presto ieri mattina, lasciando la sede della sua organizzazione in corso Italia. Erano le 8 quando la porta a vetri del quartier generale della Cisl, in via Po, si è aperta. Epifani era atteso dal padrone di casa, Savino Pezzotta.
L’insolita prima colazione doveva essere l’occasione per cercare un punto d’incontro dopo le asprezze di mercoledì 14, quando Epifani abbandonò l’incontro con la Confindustria all’Eur in polemica con Pezzotta e il numero uno della Uil Luigi Angeletti. La Cgil non accettava di indicare una data limite per discutere le nuove regole dei contratti di lavoro mentre le altre due confederazioni erano pronte ad avviare subito il confronto con la Confindustria.
Questo dissenso ha imposto lo stop all’esame del documento presentato dal presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo centrato sulle scelte per sostenere lo sviluppo mentre l’economia stenta.
Pezzotta ha fatto precedere il faccia a faccia di via Po dalla proposta di mediazione affidata a due interviste pubblicate sabato dalla «Stampa» e dal «Sole 24 ore»: chiusura ai primi di ottobre dei lavori della commissione dei tre sindacati per discutere le ipotesi di revisione dell’assetto contrattuale; successiva valutazione delle segreterie; inizio del confronto con la Confindustria ai primi di novembre.
Ma Epifani non accetta tempi rigidi che considera una scorciatoia: all’accordo, semmai, si arriva quando si è pronti. E il colloquio in via Po non produce una svolta. E anche Angeletti ripete le sue tesi: «Non mettere limiti temporali significherebbe avviare tra noi sindacati una discussione senza fine».
Intanto Montezemolo è a Pisa. Si augura che i sindacati elaborino una proposta unitaria. Ripropone il metodo del dialogo: è dalla nuova Confindustria che è partita l’iniziativa di riavviare la collaborazione fra le parti sociali con l’obiettivo di lavorare per lo sviluppo. Epifani riunisce la segreteria con i dirigenti locali e di categoria. E nel primo pomeriggio in corso Italia arrivano Pezzotta e Angeletti. Il vertice a tre dura poco più di un’ora. Ma, nonostante le apparenze, non sblocca la situazione.
Uscendo dalla sede della Cgil Pezzotta fa presente che lo svolgimento di un incontro è sempre un fatto positivo. Le sue parole fanno immaginare l’esistenza di un accordo. Ma Pezzotta non entra nel merito delle questioni, dicendo che nel vertice a tre si è parlato di vacanze. Di «passo avanti» parla Epifani. Ognuno è sulle sue posizioni. Tanto che Pezzotta si dichiara «profondamente deluso» imputando alla Cgil di non aver raccolto il tentativo di mediazione. Ed Epifani a sua volta fa sapere che la Cgil è sorpresa per la sua insoddisfazione rinfacciandogli di aver dato in un primo momento un giudizio positivo sul vertice.
Le incomprensioni dunque continuano a esserci. Pezzotta è contrariato perché non è servito a nulla ritoccare la mediazione (aveva proposto l’avvio del confronto con la Confindustria a dicembre, quindi dopo la presumibile chiusura del contratto del pubblico impiego e la presentazione della piattaforma per i metalmeccanici). Epifani pensava che avrebbe avuto maggiore ascolto la sua idea di anticipare a luglio i lavori della commissione formata dalle confederazioni con una «verifica» dei risultati dopo 40-50 giorni. Ma per la Cisl e la Uil questo non basta: non c’è la data per la partenza del confronto con la Confindustria.
Così non si discute di nuove regole per i contratti, da tutti ritenute necessarie per garantire il potere d’acquisto. E i sindacati non definiscono con la Confindustria le scelte da sottoporre al governo per rilanciare gli investimenti e l’economia. I problemi posti dall’iniziativa della Confindustria sono dunque sul tappeto. Tuttavia il confronto non è maturo. Anche se è evidente, dice in serata Montezemolo all’assemblea degli imprenditori di Siena, «c’è bisogno di convergenze».
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