Gucci, Lvmh vince un round
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Il Tribunale di Amsterdam ordina un’inchiesta sull’operazione che bloccò la scalata di Arnault
 Gucci, Lvmh vince un round Cala l’azione Ppr sull’eventuale alternativa tra cessione e Opa C.Per.
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FIRENZE. Nuova tappa nella guerra giudiziaria che da due anni contrappone i colossi mondiali del lusso Lvmh e Gucci. Il Tribunale di Amsterdam ha ordinato l’apertura di un’inchiesta sull’alleanza tra il gruppo italiano e la multinazionale francese Ppr, con cui nel ’99 il presidente e amministratore delegato della griffe fiorentina, Domenico De Sole, riuscì a bloccare la scalata messa in atto dal patron di Lvmh, Bernard Arnault, consegnando di fatto il 42% della società a Ppr attraverso un aumento di capitale riservato da 3 miliardi di dollari. L’indagine, affidata dal Tribunale a tre esperti olandesi, riguarda il periodo gennaio-maggio ’99 e richiederà dai tre ai sei mesi di tempo. Obiettivo: verificare se l’aumento di capitale riservato a Ppr danneggiò gli altri azionisti di Gucci, tra i quali Lvmh. «Le nostre richieste sono state totalmente accolte — commenta James Lieber, responsabile delle acquisizioni del gruppo Lvmh —. A questo punto siamo pronti, sulla base dei risultati dell’inchiesta, a chiedere l’annullamento dell’operazione che di fatto portò Gucci sotto l’influenza di Ppr». Lvmh lascia aperte due strade che però potrebbero portare a una chiusura anticipata del contenzioso: il lancio di un’Opa sul 100% di Gucci da parte di Ppr, a un prezzo che sia raccomandato dal board del gruppo fiorentino; in alternativa, l’annullamento dell’aumento di capitale del ’99, con il varo di una nuova operazione da 3 miliardi di dollari destinata al mercato e garantita da un pool di banche che secondo Lvmh sarebbe pronto a intervenire. «In questa seconda ipotesi — sottolinea Leiber — il nostro gruppo s’impegnerebbe a non intervenire, restando così al 20% in Gucci e senza rappresentanti in consiglio. Il vantaggio, per noi come per gli altri azionisti di minoranza — continua — sarebbe di poter vendere al meglio sul libero mercato, perché la società sarebbe finalmente contendibile. Gucci, da parte sua, avrebbe la possibilità di perseguire le proprie strategie con la stessa dotazione di mezzi e indipendenza che ha oggi». Ma Lvmh uscirebbe di scena? «Sì — aggiunge Lieber — non vogliamo il controllo di Gucci e siamo pronti a vendere la nostra quota, ma soltanto alle giuste condizioni». In attesa che si apra qualche tavolo di confronto — sempre più probabile —, Gucci e Ppr fanno sapere di non essere particolarmente preoccupati per la decisione del Tribunale. «Servirà a fare chiarezza su tutta l’operazione», dicono gli uomini di François Pinault (ieri il titolo PPr ha chiuso in calo del 2,5%). «Siamo pronti ad andare fino in fondo, a meno di soluzioni che mettano tutti d’accordo», sottolineano dalla Gucci, a cui la corte olandese ha imputato 200mila fiorini di spesa necessari per condurre l’indagine decisa ieri. Venerdì 9 Marzo 2001
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