Flessibilità per raggiungere la piena occupazione
 Martedí 30 Settembre 2003
WELFARE
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Flessibilità per raggiungere la piena occupazione |
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(DAL NOSTRO INVIATO) PARIGI - «Lo scopo delle politiche pubbliche è quello di favorire la felicità umana». Richard Layard, economista alla London School of Economics di Londra, riecheggia la celebre frase contenuta nella Costituzione americana sul diritto di ogni uomo a raggiungere la felicità su questa terra. Poi, dopo aver lanciato il postulato all'attenzione dei consenzienti ministri del Lavoro dei Paesi membri dell'Ocse, riuniti a Parigi per discutere sulle prospettive dell'occupazione, suggerisce una deduzione molto meno condivisa dai presenti: «È meglio avere un lavoro qualsiasi che non averne affatto perché senza lavoro si è più infelici oltre che senza soldi. Il dibattito su buoni o cattivi lavori (i cosiddetti "McDonalds jobs") è solo un falso mito per il professore inglese, l'importante è avere un lavoro (buono o cattivo che sia) che essere disoccupato. Fuor di metafora Layard la prende alla lontana perché vuole giustificare agli occhi dei presenti la nuova "ruvida" politica britannica sull'impiego, fortemente voluta e sostenuta dal governo laburista, per cui d'ora in avanti i disoccupati inglesi “devono” cercarsi un lavoro piuttosto che attendere a casa un “lavoro adatto” a spese della comunità. La svolta, rispetto alle più accomodanti politiche anglosassoni sull'occupazione dei tempi passati, è notevole e Layard non esita a sottolinearlo: «Quando c'è la possibilità di avere un lavoro tutti noi dobbiamo insistere affinché il disoccupato lo prenda senza esitazioni». Il rapporto si basa tra queste due assunti: «Lo Stato deve aiutarti a trovare un lavoro ma tu lo devi prendere». Basta, dunque, con lo scandalo di quei lavoratori che passano dalle liste di disoccupazione direttamente alla pensione. Ma la via europea alla piena occupazione non è univoca. Sullo sfondo c'è la recente strategia franco-tedesca per rilanciare il mercato del lavoro a livello europeo (Parigi vuole una specifica iniziativa per l'impiego entro fine anno) accompagnata da una proposta, ancora allo studio, della Commissione europea. In questo quadro di accesa polemica su ciò che occorre fare per favorire l'occupazione, Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea, interviene nel dibattito con tutto il peso della sua autorevolezza. Innanzitutto spazza via il postulato di Layard: «Il concetto di felicità è troppo vago per diventare elemento di discussione in campo economico». Poi l'ex presidente della Commissione Ue, dichiarando di voler riequilibrare il dibattito, prende le distanze dall'economista inglese: «Layard pone troppa enfasi sugli obblighi dell'individuo dimenticando gli aspetti sociali. Stiamo sottolineando la capacità di adattarci a trovare un impiego, la flessibilità del mercato del lavoro ma dimentichiamo la "capacità" delle persone di saper affrontare le sfide che si presentano loro». Spesso gli individui sono incapaci di adeguarsi autonomamente alle esigenze del nuovo modo di produzione. «Allora dobbiamo aumentare la "capacità" di ogni individuo di affrontare il mondo del lavoro». Sotto accusa il sistema educativo francese dove spesso «la massificazione dell'insegnamento ha portato a cattivi risultati sul fronte della capacità di trovare un impiego per i giovani». La scuola sembra aver perso la capacità di ridurre le ineguaglianze sociali e di saper garantire un futuro migliore. Così, tolta la necessità comune a tutti i Paesi Ocse di aumentare l'occupazione per affrontare la sfida dell'invecchiamento della popolazione, non c'è ancora una strada univoca quando si passa sul terreno delle politiche attive. Dopo gli esperti, oggi toccherà ai ministri del Lavoro indicare la strada per la piena occupazione. E non sarà certo un compito facile.
V.D.R.
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