12/5/2006 ore: 9:46

Feltrinelli contagiata dalla «sindrome Wal-Mart»

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    gioved? 11 maggio 2006


    ECONOMIA ITALIANA - Pagina 19

    SCIOPERI A SINISTRA
      Feltrinelli contagiata
      dalla ?sindrome Wal-Mart?

      Giulia Crivelli

      Il primo sciopero della storia si verific? intorno al 1150 a.C. nell'antico Egitto. Durante il regno di Ramses III gli operai del villaggio di Deir el-Medinet addetti alla costruzione dei templi di Tebe incrociarono le braccia per protestare contro i ritardi nella consegna del cibo e delle creme per proteggersi dal sole.

      I primi scioperi generali risalgono per? all'era moderna, con la nascita dei grandi sindacati, alla fine dell'800: in Italia si inizi? nel settembre del 1904 e da allora ne abbiamo visti in tutti i settori e con ogni genere di rivendicazione. Ma alla Feltrinelli - la casa editrice fondata nel 1955 da Giangiacomo Feltrinelli, marchese di nascita, marxista di formazione - non era mai successo. Fino al 15 aprile scorso, quando scioperarono i dipendenti delle librerie Feltrinelli di Roma, Milano, Pescara, Ancona e Salerno, seguiti nei giorni successivi da quelli di Torino, dell'Emilia-Romagna, di Firenze, Genova e Bari.

      Oggi si ricomincia, sempre da Milano, dove i librai non lavoreranno dalle 17 alle 20 e alle 18,30 organizzeranno un ?presidio-contestazione? davanti al megastore di piazza Piemonte. Bizzarra l'occasione: nel grande punto vendita, uno dei pi? belli e frequentati di Milano, alla stessa ora si presenta l'ultimo libro di Aldo Nove, Mi chiamo Roberto, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese, un romanzo pubblicato da Einaudi sul tema del precariato.
        Lo stupore per questo sciopero ? grande. Quasi si trattasse di un caso Wal-Mart, il gigante americano della grande distribuzione, dove ? in atto un durissimo scontro tra propriet? e dipendenti delle centinaia di punti vendita. In realt?, i lavoratori Feltrinelli chiedono "solo" il rinnovo del contratto integrativo aziendale, scaduto nel marzo 2005.

        ?Non ? un problema di precariet? - spiega Jonas Onidi, 26 anni, della Rsu di piazza Duomo -. In Feltrinelli per fortuna non ? ancora arrivata, ma ci sono altri problemi; chiediamo all'azienda l'armonizzazione del trattamento dei dipendenti, che attualmente ? diversificato a seconda del punto vendita i cui vengono assunti, e soprattutto che i turni vengano comunicati con grande anticipo e non 15 giorni prima come avviene adesso: solo cos? anche lavorando su tre turni diversi ? possibile organizzarsi una vita privata, oltre a quella lavorativa?. I vertici aziendali mantengono la calma e promettono di continuare la trattativa: ?Per quanto doloroso possa risultare lo sciopero, il primo in oltre cinquant'anni - spiega Dario Giambelli, amministratore delegato di Librerie Feltrinelli - esso rientra comunque all'interno della dialettica tra un'azienda, i dipendenti e le rappresentanze che i dipendenti si sono dati?. Gambelli ha ragione. Eppure c'? qualcosa che stona in uno sciopero alla Feltrinelli.

        Forse perch? si continua ad associare al nome della casa editrice la figura del fondatore Giangiacomo, trovato morto nel 1972 sotto un traliccio dell'elettricit? a Segrate, vicino a Milano. Eppure, come ha ricordato la moglie Inge in una recente intervista, nel 1972 ?Giangiacomo aveva preso le distanze dalla Feltrinelli gi? da tempo?. Nel 1969 era entrato in clandestinit?: la casa editrice e le sue librerie (nel 1957 erano state aperte le prime, a Milano e Pisa, seguite da negozi a Genova, Firenze e Roma) operavano in un regime di libero mercato e dovevano fronteggiare la concorrenza di altri gruppi. Giangiacomo sar? sempre ricordato come ?l'editore militante?, l'amico di Fidel Castro, colui che, durante uno dei suoi soggiorni a Cuba, scopr? in casa di un fotografo, Albert "Korda" Diaz, un'istantanea di Ernesto Guevara che gli parve particolarmente espressiva e che compr? per duecento dollari. ? il volto del "Che" che tutti abbiamo visto migliaia di volte su poster, magliette, adesivi, forse l'icona ideologica pi? famosa del secolo scorso.

        Ma mentre Giangiacomo viveva l'avventura di rivoluzionario, la moglie Inge e i suoi collaboratori facevano crescere un'azienda che oggi, superata la crisi dei primi anni Ottanta, pu? essere considerata la pi? grande industria culturale italiana. Non solo: la Feltrinelli ? l'unica catena di librerie che non assomigliano a supermercati, ? l'unica dove ci sono spazi dedicati ai bambini e dove gli adulti possono indugiare beati e indisturbati tra gli scaffali perch? non ci sono cartelli, frequenti altrove, con scritto "Si prega di non sfogliare libri e riviste". Senza dimenticare la qualit? delle tante iniziative editoriali, che traggono linfa vitale dal successo commerciale delle librerie.

        Il mondo cambia, Feltrinelli anche. I lavoratori fanno bene a mettere alcuni paletti e a preoccuparsi di un'eventuale deriva verso laprecariet?. Ma se la pi? grande catena di librerie di questo Paese ? italiana, a differenza della maggior parte della grande distribuzione, e d? lavoro a 1.351 persone, il 93,3% delle quali assunte a tempo indeterminato, ? merito di Feltrinelli e della lungimiranza di alcuni suoi manager.

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