18/12/2009 ore: 8:13

Da Lesmo a Pomigliano d’Arco Il freddo non ferma la protesta

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A Ferragosto come a Capodanno. Cartoline o biglietti di Natale che siano, i messaggi che arrivano dalle fabbriche sono sempre gli stessi: aziende in crisi, operai sui tetti contro i licenziamenti. Un fenomeno tanto diffuso che i due conduttori del programma «La Banda» del network di Radio Popolare, solidali con i lavoratori hanno deciso di trasmettere tutti i giorni dal tetto dell’emittente. Lo fanno da mesi e andranno avanti per mesi. Nonostante la neve che inizia a cadere.
ALTA QUOTA
E che ieri per esempio ha ricoperto la tenda che ospita i quattro operai della Yamaha di Lesmo, Monza. Dopo la festa per il campione del mondo Valentino Rossi, il costruttore giapponese ha deciso di chiudere l’unico stabilimento italiano. I 66 dipendenti rispondono presidiando la fabbrica e accampandosi sul tetto. Assicurano di avere viveri e voglia almeno fino a Natale. Il problema, anche in questo caso, è fermare (fisicamente) lo smantellamento, la fuga, l’espatrio delle macchine. Maestri in questo sono stati i 49 pionieri della Innse di Milano. Ma nella maggior parte dei casi sembra che gli Sos si perdano nell’etere. Lo dicono i numeri. Lo dice l’Istat che sono sfumati altri 508mila posti. Così, alla vigilia delle feste le vertenze aperte rimangono molte. È grave quella della Antonio Merloni di Fabriano, Ancona. Era un po’ che non se ne parlava ma questo non vuol dire che siano migliorate le condizioni dei 3.200 operai (7mila con l’indotto) dell’ex colosso dell’elettrodomestico in amministrazione straordinaria dall’ottobre 2008. Una questione nazionale pari o più grave di Alitalia o Fiat, ripetono Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni che ieri hanno partecipato al corteo degli operai sotto la neve. L’inizio del declino di un settore, il «bianco», dice la Uilm, che conta 150mila addetti. In confronto i cantieri navali sembrano un’isola felice. Eppure anche questi sono arrivati al ministero per chiedere una politica di rilancio. Oggi alle 15 Scajola dovrebbe ricevere i sindacati. Nel frattempo a Sestri Ponente i lavoratori saranno in assemblea. Fincantieri ha deciso di non corrispondere a loro e ai colleghi di Muggiano edAncona il premio efficienza di 750 euro. Oggi riparte la mobilitazione dei 400 ricercatori Nokia Siemens di Cinisello Balsamo, Milano. La multinazionale ha confermato la volontà di cedere il sito. Ieri invece hanno scioperato gli operai della Oerlikon-
Graziano Trasmissioni di Cascine Vica, Torino. Protestano contro il piano di ristrutturazione presentato dall’azienda al ministero delle Attività Produttive che prevede mille esuberi in Italia, di cui circa 500 in Piemonte, e la chiusura dello stabilimento di Cento, in provincia di Ferrara. Nel Milanese i fronti più caldi restano l’ex Eutela, oggi Agile- Omega, che a Pregnana Milanese è occupata a turno dai 450 impiegati. Mentre in tutta Italia i dipendenti a rischio sono almeno 1.192 su duemila. Resta in piedi anche il presidio alla Lares e alla Metalli Preziosi, 137 e 260 operai che passeranno il Natale in fabbrica. Stesse scene alla Ercole Marelli, apparecchi elettromeccanici. Da Vimercate, Monza, i circa 60 operai della Carlo Colombo lunedì verranno a Milano a fare un sit-in per difendere il posto e il reddito. Nel Frosinate, ad Anagni, i dipendenti Videocon (1.350) sono scesi dal tetto da giorni ormai. Ma continuano la battaglia contro il forfait della proprietà indiana. A Pomigliano d’Arco mercoledì gli operai Fiat, che ormai lavorano otto giorni al mese, si sono arrampicati sul tetto del Comune. Protestavano contro il mancato rinnovo di 38 precari e il lavoro che non c’è. Adesso il vescovo di Nola li aiuterà a mandare una delegazione il 22 a Roma, al tavolo sull’auto. In casa Fiat le altre emergenze si chiamano Termini Imerese, tremila persone con l’indotto che rischiano di restare a spasso dal 2012, e Alfa Romeo di Arese, Milano. Qui, contro il trasferimento - temporaneamente sospeso - dei 232 dipendenti a Torino, piuttosto che salire sulla fabbrica si blocca l’autostrade. Lo sanno gli automobilisti della A4 Milano-Laghi. Che non temono più la neve, ma gli operai.

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