Carrefour. «Tre anni per ripartire»
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E la britannica Tesco paga per abbandonare le attività in Giappone
Il nuovo amministratore delegato di Carrefour, Georges Plassat, ha dichiarato ieri agli azionisti che gli occorreranno tre anni per rimettere in carreggiata il principale gruppo europeo della grande distribuzione, ventilando l`uscita da altri mercati - o il loro ridimensionamento - oltre all`abbandono della Grecia già annunciato alcuni giorni fa (con la cessione del 50% al partner locale e una nuova contabilizzazione in perdita di circa 220 milioni di euro). L`assemblea annuale degli azionisti si è svolta ieri in un clima di diffusa e profonda insoddisfazione non solo per la performance (l`anno scorso il titolo ha perso il 43% e quest`anno un altro zo%), ma anche per la generosa buonuscita concessa al ceo uscente Lars Olofsson, costretto ad an- darsene in anticipo su quanto annunciato dopo tre anni di controversa gestione. La sua liquidazione (1,5 milioni di euro per una clausola di non concorrenza, più un altro mezzo milione circa) è stato approvato con una risicata maggioranza del 51,3%, mentre il piano di compensi per il nuovo ceo è
passato con un consenso solo leggermente più ampio (al 53,9 per cento). Plassat ha sottolineato la necessità di ridurre l`indebitamento e di una ristrutturazione che comporterà anche tagli al personale, oltre che la riduzione della proiezione geografica. Tra i mercati da cui Carrefour potrebbe uscire, ha indicato la Turchia o l`Indonesia, mentre ha confermato la volontà di restare in Brasile. Il riassetto e ìl rilancio del gruppo è reso complicato dalla sua esposizione verso l`Europa meridionale, dove le misure di austerità stanno minando la fiducia dei consumatori. Non è un mistero che i grandi azionisti - capitanati da Blue Capital, società in cui figurano Colony Capitale l`uomo d`affari Bernard Arnault desiderano misure incisive per rilanciare la redditività. Insistenti indiscrezioni indicano che sotto esame ci sono anche le attività in Italia: candidato alla dismissione sarebbe in particolare il settore degli ipermercati, che sta suscitando l`interesse di alcuni concorrenti italiani e di alcuni fondi di private equity. Intanto il colosso britannico della distribuzione (terzo al mondo) Tesco ha annunciato un oneroso accordo con la nipponica Aeon Corp. per uscire dal mercato giapponese, dopo un tentativo di sfondamento durato nove anni che non ha avuto successo. Curiosamente, Canefour aveva rinunciato al Sol Levante già sei anni fa, cedendo i suoi punti vendita alla stessa Aeon. La fuoriuscita di Tesco avverrà in due fasi: inizialmente venderà il 50% delle sue azioni in Tesco Japan a Aeon per una "somma nominale", creando così una joint-venture in cui il gruppo britannico investirà 4o milioni di sterline per favorire una ristrutturazione; dopodiché non avrà più alcuna esposizione finanziaria in un business che ha generato rilevanti perdite, in un contesto ultra-competitivo dove tinaprolungata deflazione rende problematica la redditività per tutti gli operatori.