Brioni investe sulla distribuzione
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Sabato 13 Gennaio 2001 italia - economia3c Altri 20 negozi in vista. La griffe apre a nuovi business: gioielli, linea casa e pelle. Brioni investe sulla distribuzione (NOSTRO SERVIZIO)
FIRENZE Prima dell’estate sarà pronto il nuovo stabilimento per la produzione di maglieria, 4.500 metri quadrati vicino a Pescara, che richiederà un investimento di circa dieci miliardi e darà un fatturato aggiuntivo tra i dieci e i trenta miliardi. In questo modo il gruppo Brioni, leader nei capi di alta sartoria, completerà l’assetto produttivo nel comparto dell’abbigliamento uomo e donna (lanciato con la stagione primavera-estate 2001). Una produzione che nel 2000 ha assicurato 185 miliardi di ricavi (+20%), caratterizzata dal fatto di essere tutta italiana e tutta interna.
Presto, comunque, all’abbigliamento si affiancherà una linea di gioielli, una più ricca gamma di pelletteria e una linea "Brioni Casa", tutte realizzate in partnership con specialisti dei diversi settori. «Siamo al lavoro con una società di consulenza per studiare i possibili partner», spiega Umberto Angeloni, amministratore delegato di Brioni, dalla fiera fiorentina Pitti Immagine Uomo (aperta fino a domani). Oltre che sul fronte industriale, lo sviluppo sta accelerando anche sul versante distributivo. I negozi monomarca, oggi 12 tutti di proprietà, saliranno a 30-35 nel giro di cinque anni. Le prossime aperture sono fissate a Beverly Hills in febbraio, a Parigi in giugno e a Milano (via Gesù) sempre in giugno, dove però il punto vendita sarà interamente dedicato alla donna. «Il mercato femminile ha grandi potenzialità — dice Angeloni — anche se bisognerà vedere come ci leggerà il consumatore, abituato ad associare il nostro marchio all’uomo». Sempre sul fronte distributivo, la strategia Brioni punterà sul mercato asiatico, che oggi rappresenta meno del 5% del fatturato e che «dovrà arrivare a pesare almeno il 15%». A questo scopo è appena partita la joint venture col gruppo Mitsushi per la distribuzione in Giappone, mentre nel resto dell’Asia il gruppo ha intenzione di potenziare il franchising.
Lo sviluppo distributivo richiederà grossi investimenti. «Fino a oggi ci siamo totalmente autofinanziati — afferma Angeloni — nei prossimi anni è possibile che il gruppo faccia ricorso al credito». A "garanzia" ci sono conti in costante crescita. I 185 miliardi di fatturato "industriale" 2000 (al netto delle quote di minoranza nelle società controllate e del retail) dovrebbero salire di un altro 20% quest’anno. Dal 1990 a oggi, il gruppo Brioni è cresciuto del 400% allargando l’offerta: fino all’inizio degli anni Novanta produceva esclusivamente capispalla, segmento che oggi vale "solo" il 60% del fatturato, incalzato da accessori e sportswear. Gli Stati Uniti restano il primo mercato di sbocco per Brioni (danno il 35% dei ricavi), ma anche adesso che — secondo le previsioni — si preparano a frenare la crescita, non preoccupano più di tanto. «In dicembre gli Usa hanno registrato dati positivi — dice Angeloni — e i nostri due negozi di New York hanno chiuso il 2000 con un fatturato in aumento del 20 per cento. Per il primo semestre 2001 abbiamo acquisito molti ordini, e dunque io non sarei così pessimista».
---firma---Silvia Pieraccini
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