23/1/2003 ore: 10:11
Articolo 18, il governo organizza il «No»
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23 gennaio 2003
Articolo 18, il governo organizza il «No»
Il Comitato promotore: il referendum c’è, la sinistra e il sindacato si pronuncino sul merito
Felicia Masocco
ROMA. Mentre il governo con un’iniziativa
senza precedenti annuncia di voler
costituire comitati per il «no», il Comitato
nazionale per il «si» al referendum
per l’estensione dell’articolo 18 fa il suo
esordio con un appello a lasciar stare la
discussione sull’opportunità o meno della
consultazione: il referendum c’è, a
questo punto «si stia al merito del quesito
e si dica come si vota». Premesso che
il referendum «non è una iattura», aggiunto
che l’obiettivo «non è spaccare la
sinistra», sfidando l’aria di isolamento
che tira, nella sua prima conferenza
stampa ieri il comitato ha messo l’accento
su quella che intende essere «una battaglia
di libertà, di democrazia e di dignità»,
se è vero che negli ultimi dieci anni
in Italia sono stati licenziati 2 milioni e
mezzo di lavoratori, mentre ne vengono
reintegrati ogni anno 1300 in forza all’articolo
18. E questo per spiegare che nel
nostro Paese se si vuole licenziare per
ragioni di impresa si può farlo liberamente.
I licenziamenti arbitrari sono
un’altra cosa. «Tutti i cittadini possono
decidere se l’articolo 18 è giusto o no»,
afferma il senatore Ds Cesare Salvi che
aderisce con la sua associazione Socialismo
2000. «Il referendum è l’unico strumento,
tutto il resto è accessorio. Se vince
il si - continua Salvi - non c’è nessuna
delega 848 bis e rimane l’articolo 18.
Nessuno potrà rimetterci più mano, né
Berlusconi, né altri».
Non è un caso che il ministro Roberto
Maroni ha annunciato che il governo
potrebbe costituire comitati per il
«no». «L'ufficio legislativo - ha detto il
ministro - sta valutando», «se sarà possibile
valuteremo se farlo, come ministero
o come Governo». L’ipotesi trova
l’appoggio del vicepremier Gianfranco
Fini «tutto il governo è schieratissimo»,
dice mentre è sempre Maroni a ripetere
che «non ci sono i tempi, nè le condizioni
per fare una legge».
Sul fronte opposto, il Comitato nazionale
per il «sì» con il presidente Paolo
Cagna Ninchi spiega che «è il referendum
l’unico strumento, anche per chi
vuole una legge» e spiega che se la delega
848 bis (che contiene la modifica all’articolo
18, ndr) venisse approvata prima
del voto verrebbe inglobata nel quesito,
se viene discussa dopo l’unico modo
per impedire di applicarla è proprio
il referendum». Oltre a Cagna Ninchi e
a Cesare Salvi, all’incontro c’erano i
rappresentanti delle forze che, tra le altre,
aderiscono al referendum: Alfonso Gianni
(Rifondazione), Natale Ripamonti
(Verdi), Gianni Rinaldini (Fiom), Sergio
Tosini della sinistra Cgil. Da Rinaldini
un richiamo a coloro che, a suo avviso,
«invece di parlare del merito parlano
d’altro, di schieramenti politici». Quella
«sull’opportunità era una discussione
che poteva farsi prima, ora si deve dire
come si pensa di votare». Su questo tutti
d’accordo. Le opinioni divergono però
sull’abbinamento del referendum alle
amministrative: a favore il deputato di
Rifondazione Alfonso Gianni, «ci
muoveremo anche presso la Corte dei
Conti» se l’abbinamento non ci sarà.
Cosa che non convince Salvi e ancor
meno Rinaldini che ha decisamente frenato:
«Su questo serve un supplemento di
riflessione».
Si riflette anche in casa Ds, di articolo
18 si è discusso in segreteria e al termine
il responsabile Lavoro Cesare Damiano
ha ripetuto che la Quercia ritiene il
referendum «inopportuno e sbagliato»,
anche se precisa, «non è il momento per
pronunciamenti schematici per il sì o
per il no». Per Damiano «non è giusta
l'estensione automatica dell'articolo 18,
è una scorciatoia». «Non organizzeremo
comitati», aggiunge. La strada da
seguire è quella di mettere in campo
una proposta dell'Ulivo che riguardi i
diritti di chi lavora nelle aziende con
meno di 15 dipendenti e anche di tutti i
lavoratori atipici». «Certo - riconosce -
questa proposta di legge probabilmente
non impedirebbe il referendum», ma
aggiunge che il punto non è questo.
«Noi vogliamo partire dalla elaborazione
dell’Ulivo sulla materia dei diritti per
enucleare la parte che si riferisce in
maniera specifica alle piccole imprese».