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Abbandonato da Ds, Cisl e Uil è l'unica voce dell'opposizione Il Cinese: governo sotto tutela di Confindustria Berlusconi: il suo dissenso è la sola eccezione in un coro di sì al nuovo ddl l'analisi
MASSIMO GIANNINI
«Il nuovo governo ci ha dichiarato guerra. Ne prendo atto. E sono pronto a combattere...». Nel suo studio al quarto piano del palazzone di Corso d'Italia, Sergio Cofferati si gode la solita vista su Villa Borghese. Il verde di Roma suggerisce una pace quasi bucolica. Il segretario generale della Cgil sembra tranquillo. Ma è solo calma apparente. Sulla sua scrivania, da qualche giorno, campeggia un libretto che non s'era mai visto, in questo ufficio. "L'arte della guerra", scritto 2500 anni fa dallo stratega cinese Sun Tzu. E' un caso? Forse sì. O forse no. Da oggi Cofferati è in guerra sul serio. «Le prime mosse di Berlusconi sono un atto esplicito di ostilità contro di noi. Sappia il presidente del Consiglio che non staremo fermi, a prendere legnate da lui». Dice il maestro Sun Tzu: «Si possono delegare molte funzioni, ma decidere sulla battaglia è compito del generale». E Cofferati ha deciso: contro questo governo sarà battaglia. Sarà battaglia sul pacchetto dei 100 giorni, sulla flessibilità, sulla scuola. Ma il generale si volta indietro, e si ritrova solo. Oggi Cofferati è isolato sul fronte sindacale. Tagliato fuori dall'accordo separato sui contratti a tempo determinato, promette ricorsi alle magistrature dovunque è possibile. Lancia la Fiom sul terreno inesplorato di uno "sciopero separato" per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. La Cisl e la Uil vanno per un'altra strada. Lui lo sa, lo sapeva: «Con tutto il rispetto, ma sui miei colleghi confederali, in questa fase politica, non mi sono mai fatto troppe illusioni...». Berlusconi ne approfitta. E può gongolare in conferenza stampa dicendo che il suo maxi disegno di legge, con la Tremontibis e le norme sul sommerso, l'abolizione della tassa sulle successioni e i nuovi contratti a tempo determinato, «è piaciuto a tutte le parti sociali, con una sola eccezione...». Cofferati è il capo dell'unico sindacato contrario al primo atto del governo, che marca anche l'indirizzo della politica economica e sociale del centrodestra. Ma di fatto, mentre l'Ulivo si riunisce nei suoi innumerevoli "coordinamenti" e si logora sulle alternative patetiche tra "governi ombra" o «distribuzione dei dipartimenti», è anche il capo dell'unica opposizione politica visibile al governo Berlusconi. Tace D'Alema, sta zitto Rutelli, non parla Amato. Oggi Cofferati è isolato anche sul fronte politico. La sua sortita alla direzione nazionale dei Ds di tre giorni fa, come dice lui, doveva «costringere il gruppo dirigente a discutere sul passato, per cercare un programma e un'identità per il futuro». Ma la nomenklatura del Botteghino ha reagito con una crisi di rigetto. Invece di assumere il punto di vista del leader che rappresenta l'unico, vero ancoraggio solido con un pezzo di società italiana per un partito ormai smarrito e sradicato dal territorio, l'ha respinto come un corpo estraneo. Il paradosso è che un sindacalista riformista, che da segretario dei chimici faceva i primi contratti flessibili mentre tra i grandi confederali c'era ancora chi si crogiolava nel «salario come variabile indipendente», si trasforma adesso nell'alfiere solitario del conflitto. Secondo Sun Tzu, sono cinque le «virtù cardinali del generale»: l'umanità, l'elevatezza della mente, il rispetto di sé stessi, l'autocontrollo, la sincerità. Ognuna di queste rafforzano la convizione del leader della Cgil di andare avanti. Anche da solo. «Io l'avevo detto fin dal primo momento a chi diceva "il governo Berlusconi non farà niente, si muoverà con i piedi di piombo, perché in fondo lui ha in testa il modello Dc". Anch'io sono convinto che il Cavaliere, di suo, andrebbe in quella direzione. Ma il fatto è che il suo governo è sotto la tutela della Confindustria. E il pacchetto dei primi 100 giorni è la conferma. Tutte le risorse disponibili finiscono alle imprese, mentre le famiglie restano a secco. E io non ci sto». Secondo Cofferati, questo è solo l'inizio. Con un'ipoteca iniziale così pesante sulle risorse, canalizzate tutte a beneficio della produzione, e in un quadro di conti pubblici in netto peggioramento, dove troverà Berlusconi i soldi per le famiglie e i lavoratori, nella prossima Finanziaria? Il segretario è convinto che il Dpef sarà il vero banco di prova, sul quale si consumerà la contesa più aspra. C'è da sciogliere il nodo dell'inflazione programmata, sul quale si giocano le sorti salariali di 3 milioni e mezzo di lavoratori in attesa dei contratti. Non solo. D'Amato, oltre a tutto quello che ha già ottenuto di ieri, ha invocato «scelte impopolari» sul fronte della spesa. Ha chiesto che nel Dpef siano indicati i risparmi sulla spesa pensionistica. Il rischio che il Cavaliere si pieghi un'altra volta non si può escludere. E stavolta, al contrario di quanto accadde nel ‘94, la guerra il Cinese della Cgil la può anche perdere.
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