«Via il ministro, senza mozione di sfiducia»

(Del 2/7/2002 Sezione: Interni Pag. 2)
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«Via il ministro, senza mozione di sfiducia» |
L´Ulivo compatto: ormai nella maggioranza volano i coltelli, se la sbrighino da soli |
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ROMA
I leader dell´Ulivo questa volta sono d´accordo. «Che Scajola si debba dimettere non c´è dubbio, ma non è scontato che presenteremo una mozione di sfiducia nei suoi confronti: non regaleremo al governo e alla maggioranza l´opportunità di ricompattarsi. Ogni iniziativa, nessuna esclusa, dipenderà da quello che il presidente del Consiglio verrà a dire alla Camera». La posizione del centrosinistra, Rifondazione comunista inclusa, muove da una convinzione: il cerchio attorno a Claudio Scajola si sta chiudendo, molti sono i segnali e i malumori che vengono dalla maggioranza e della stessa Fi, anche giornali di «casa Berlusconi» («Il Foglio» in particolar modo) hanno già affondato il ministro dell´Interno ormai «delegittimato». Per non parlare, poi, della telefonata del Presidente della Repubblica alla famiglia Biagi per esprimere la sua «commossa vicinanza, in questo momento di rinnovato dolore». Per un verso o per l´altro, questa la convinzione a sinistra, il governo ne esce indebolito, con le ossa rotte. E se alla fine Scajola rimarrà al suo posto sarà sempre un ministro «sotto tutela, azzoppato». Ecco, tanto basta all´Ulivo per rendere l´immagine plastica di un Silvio Berlusconi in grave difficoltà in vista del dibattito parlamentare di domani in cui interverranno Francesco Rutelli e Massimo D´Alema. «E´ ovvio - spiega Pierluigi Castagnetti, capogruppo della Margherita - se ci trovassimo di fronte alle provocazioni del premier, valuteremo anche l´ipotesi di arrivare alla sfiducia individuale del ministro Scajola». Insomma, per il centrosinistra niente può essere escluso, ma «certamente - osserva Luciano Violante - non faremo l´errore di spostare l´oggetto del dibattito ad un´altra questione, cioè fiducia sì fiducia no a Scajola». Del resto i numeri sono numeri e in Parlamento la Casa delle libertà dispone di una larga maggioranza che consentirebbe di respingere la richiesta di dimissioni di Scajola. A meno che non si aprano dei varchi all´interno della stessa maggioranza (si guarda con interesse alle prese di posizioni della Lega, dell´Udc e della stessa An), divisioni tali da portare con successo l´affondo al ministro dell´Interno. Per questo, secondo l´Ulivo, sono decisive le prossime ore: si capirà come il governo e la Casa delle libertà arriveranno al dibattito parlamentare di domani. Nell´Ulivo inoltre si ha l´impressione che dentro il partito di Berlusconi sia scoppiata la guerra e volino i coltelli. Dunque, si chiede Willer Bordon, capogruppo della Margherita al Senato, «perché dobbiamo essere noi, con una mozione di sfiducia che rischia di avere l´effetto opposto a quello da noi desiderato, a levare le castagne dal fuoco a Berlusconi?». L´opposizione, aggiunge Bordon, sta alzando il tiro politico, non limitandosi a colpire il ministro dell´Interno. Come ha sostenuto Rutelli, una sfiducia implicita al ministro c´è già stata: «In gioco è il governo». I Ds fanno le stesse valutazioni. Ne hanno discusso ieri a via Nazionale (assente il segretario Fassino in viaggio in Israele) D´Alema, i capigruppo Violante e Angius e il coordinatore della segretaria Chiti. Il quale, a proposito della mozione di sfiducia, ha detto che «l´unica cosa che possiamo escludere è che tutto si possa concludere a tarallucci e vino». L´Ulivo, una volta tanto, sembra unito. E´ vero che i Verdi spingono per usare l´arma della sfiducia, ma si rimettono alla decisione comune della coalizione. Pecoraro Scanio pensa però di raccogliere le firme per una petizione popolare da presentare a Ciampi affinché venga rimosso Scajola. E prepara il suo partito alla manifestazione del 19-21 luglio a Genova per l´anniversario della morte di Carlo Giuliani. Sotto accusa sempre Scajola. |
Amedeo La Mattina
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