«Tributi Italia» al capolinea
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ROMA — Scandalo «riscossioni facili», scatta la fase due: da ieri è ufficialmente archiviato il procedimento del ministero dell’Economia per la cancellazione della società Tributi Italia (accusata di non aver riversato a 135 comuni appaltanti 90 milioni di euro) dall’Albo nazionale delle concessionarie. E, sul tavolo del governo, si profila un’altra grana. Che fine faranno i 1.200 dipendenti (senza stipendio da mesi) addetti alla riscossione di Ici, Tarsu e Tosap? Una delle ipotesi, se la cancellazione sarà formalizzata in tempi brevi, è che 900 di loro passino a Equitalia, la società a capitale pubblico che nella prima fase affiancherebbe nella gestione delle imposte i comuni rimasti «orfani» dell’esattore privato. È un passaggio delicato, che mette in gioco il bilancio di città come Bologna e Bari oltre al destino dei vertici di Tributi Italia, indagati per peculato. Non a caso ieri il verbale della commissione Federalismo fiscale chiamata a decidere sulla cancellazione (dopo la recente sospensione «con divieto di incasso») è stato «secretato».