4/7/2005 ore: 12:29

"Tfr" Confronto 2

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    domenica 3 luglio 2005

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      IL CONFRONTO / 2

      Se il congedo è vicino non conviene «uscire»
        · Che fare? " Accontentarsi" del guadagno limitato ma garantito del Tfr o puntare sulle possibilità di rivalutazione dei Fondi pensione — esposti però alle incertezze dei mercati? E all'interno dei fondi, quali scegliere? Le domande cui tra qualche mese i lavoratori dipendenti dovranno rispondere, non ha una risposta univoca.
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            Vediamo i dati più recenti sul confronto dei rendimenti: l'anno scorso i Fondi negoziali hanno " vinto" con una rivalutazione media del 4,5% contro il 2,5% del Tfr; meglio di quest'ultimo hanno fatto anche quelli aperti, con un + 4,3 per cento. Su un arco di cinque anni, invece, la graduatoria si inverte: la rivalutazione netta del trattamento di fine rapporto (+ 16,2%) supera, sia pure di poco, quella dei Fondi negoziali (+ 15,4%) e più nettamente quella degli aperti (+ 5,7%). Su questa performance deludente pesa in misura decisiva lo " sgonfiamento" della bolla speculativa delle Borse: all'interno della categoria degli aperti, infatti, al + 2,1% degli azionari si contrappone un + 18,7% degli obbligazionari puri — che batterebbe, in questo caso, il Tfr.
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            L'esito del confronto, insomma, dipende dall'arco temporale prescelto. In generale, la probabilità che l'investimento in titoli " batta" il Tfr dovrebbe crescere con la durata dell'investimento. Secondo una simulazione contenuta nella Relazione Covip 2004, su un arco di quasi 25 anni ( dal maggio 1982, all'atto dell'istituzione del Tfr nella sua forma attuale) i Fondi avrebbero ottenuto — ipotizzando una allocazione delle attività pari a quella adottata oggi — un rendimento annuo nominale del 10,2% contro il 5,1% del Tfr.
            Il lavoratore farà quindi bene e prendere in considerazione, al momento della scelta, quanto tempo gli manca alla pensione. Su un arco di tempo breve, è più facile che la minor volatilità del Tfr faccia premio; l'inverso nel lungo periodo. Ma attenzione: vale quanto detto sopra a proposito dei diversi fondi pensione — il loro rendimento e anche la loro volatilità possono variare a seconda del tipo. Un fondo azionario è più volatile di un obbligazionario.
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            L'orizzonte temporale è importante anche per un secondo fattore: l'inflazione. La formula del Tfr prevede una rivalutazione pari al 75% dell'aumento dei prezzi, più l' 1,5% fisso.
            Nell'ipotesi di inflazione bassa e stabile — come in questo ultimo periodo — il Tfr garantisce un rendimento reale positivo; non riesce invece a difendere il capitale in caso di inflazione elevata. Se l'aumento dei prezzi è del 12% annuo, per esempio ( una percentuale raggiunta nel nostro Paese negli anni 70), il Tfr garantisce solo un 10,5%. Il " pareggio" si colloca in corrispondenza di un tasso di inflazione del 6%. Come reagirebbero a loro volta i Fondi pensione — troppo giovani in Italia — a lunghe fasi di inflazione elevata? Anche in questo caso, la risposta varia a seconda del tipo di investimento.
            L'inflazione è attualmente bassa, e a detta degli esperti dovrebbe rimanerlo, almeno nel breve termine. Più in là si va, più difficili diventano le previsioni. Ecco dunque che chi ha un orizzonte temporale corto potrà affidarsi al Tfr con tranquillità maggiore di chi " vede" la pensione a distanza di venti o trent'anni.

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