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Sardegna, per Soru la prova ambientale Lontano dalla coste il turista sta meglio. Parola di governatore Dominatore di una maggioranza uscita con le ossa rotte dalle regionali, il nuovo presidente ha messo al primo posto nel suo programma lo sviluppo turistico sostenibile. Varata la giunta, dovrà provare da subito le buone intenzioni, nel confronto con due colleghi imprenditori: il finanziere californiano Barrack e il signor presidente del consiglio
ANDREA FABOZZI INVIATO A CAGLIARI
E'un affare tra ricchi, ma non sono affari loro. Sono tre paperoni i protagonisti del confronto più atteso dell'estate, una faccenda di cemento e aree naturali, ville private e pubblici palazzi. Il panorama è da sogno, ça va sans dire. Granito rosa e mare verde, corbezzoli e lentischi. Il primo attore è il finanziere californiano Tom Barrack, proprietario da un anno con la sua Colony Capital del consorzio Costa Smeralda, che vuol dire gli alberghi più esclusivi, il golf club e circa 2.500 ettari di terreno affacciato sulla acque limpide della Sardegna. Il secondo è un miliardario di prima categoria, occasionalmente anche presidente del consiglio della nazione ospitante. Inquilino di Porto Rotondo, Silvio Berlusconi ha urbi et orbi giustificato alcuni piccoli lavori nella sua proprietà come la costruzione di un anfiteatro e di una grotta-tunnel con ragioni di sicurezza. Il palazzo pubblico è invece quello che occupa il presidente della Regione autonoma Sardegna, Renato Soru. Anche lui è un riccone niente male. Anzi, secondo le classifiche della rivista Forbes, è il sardo più ricco che sia mai esistito. Nel 2000, in pieno boom tecnologico, quando si vantava di assumere un lavoratore ogni 24 ore, il padrone di Tiscali era accreditato di un patrimonio su per giù corrispondente al bilancio della Regione che oggi deve governare: 4,3 miliardi di dollari. La brutta notizia per i suoi colleghi di portafoglio è che Soru si dichiara ambientalista e con la Costa Smeralda ha un conto aperto. Sono più di vent'anni che la Edilnord di Silvio Berlusconi ha interessi in Gallura. Il primo progetto, due milioni di metri cubi di cemento, fu presentato al comune di Olbia nel giugno del 1981. Con gli anni il cemento si è ridotto di un quarto e a guidare lo scontro-incontro (più spesso incontro) con gli amministratori locali c'è adesso Marina Berlusconi. Riguardava e riguarda la zona di Murta Maria, non lontano da Punta Lada dove ci sono le ville del premier e della sua famiglia: affari e vita privata andavano già di pari passo. Da Barrack il presidente del consiglio ha da poco acquistato 40 ettari di terreno per aggiungere un laghetto alla sua tenuta "La Certosa". La pigra inchiesta della piccola procura di Tempio Pausania non preoccupa più di tanto i numerosi avvocati dell'uomo di Arcore. Ma il premier che dice di amare la Sardegna e che lì sta costruendo la sua Camp David ha un problema con Renato Soru, che non ha gradito affatto le ultime mosse del Cavaliere e ne ha fatto un puntiglioso elenco: «Individuare nella Sardegna il deposito unico delle scorie radioattive, trasformare a La Maddalena in vera e propria base militare per sommergibili nucleari, rischiando di compromettere sviluppo e sicurezza in uno degli arcipelaghi più belli del mondo; eludere, con presunte ragioni di stato, il controllo e il ruolo delle autonomie locali per opere edilizie e migliorie nella sua proprietà privata». Il governatore ha un'idea diversa di turismo e a questo punto dovrà dimostrala.
I partiti scoppiano
Soru parla poco e di preferenza tace. Anche Gavino Sanna che da principe dei pubblicitari gli ha costruito intorno una campagna promozionale con i fiocchi si è lamentato per la laconicità. Uno striminzito Sms spedito nella notte dei festeggiamenti: «Congratulazioni. Renato». Qualche difficoltà più del previsto il governatore l'ha incontrata nella definizione della giunta. Non è un grande esperto di mediazioni. Dai partiti più d'uno l'ha accusato di atteggiamenti dispotici, di volersi presentare come l'uomo della provvidenza. Succede però che il suo successo personale - cinque punti percentuali più delle liste che lo sostenevano, risultato opposto a quello del candidato del centrodestra Mauro Pili che ha preso circa quattro punti meno dei suoi alleati - abbia ridotto al silenzio molte di queste accuse. Perché i partiti del centrosinistra sono come scoppiati. Dimissionari o dimissionati, traballano tutti i segretari. Verdi, Ds, Comunisti italiani e Rifondazione, ovunque l'accusa ai vertici è quella di scarsa democraticità nella compilazione delle liste. Tanto dove il risultato è stato magro (Ds), quanto dove si è andati bene (alle europee Prc 7,4%; Pdci 4,2%; totale liste con la falce e martello 11,6%). Dovendo fronteggiare tali problemi nei comitati regionali (quello di Rifondazione è finito a sberle), i partiti devono fatalmente lasciare spazio al presidente. E al suo partito: Progetto Sardegna con quasi l'8% comincia a muoversi come una piccola potenza politica, tanto che nel quartier generale di piazza del Carmine (nello stesso palazzo dove Soru partì con Tiscali) c'è già paura per tutti quelli che vorranno correre in soccorso del vincitore.
«L'identità è l'ambiente»
Composta la giunta entro la fine della settimana, forse già oggi, il presidente dovrà fare le prime mosse. Ha parlato molto di turismo e ambiente in campagna elettorale. Ne ha scritto molto anche nel programma di oltre cento pagine, un libretto rosso che continua a circolare nella brutta sede del consiglio regionale sul lungomare di via Roma. L'identità della Sardegna è il suo ambiente, dice Soru, che tiene in gran conto le questioni identitarie, e chi non ci crede è pregato di guardare la pubblicità. Dove un grosso asterisco sul nome Tiscali spiega a quei pochi che ancora lo ignorano come il nome della Internet company sia quello di un villaggio nuragico nel centro della Sardegna. Soru ha trovato il nome nel 1988 in una immaginifica storia dei primi sardi, «Passavamo sulla terra leggeri», libro in verità poco riuscito dell'altrimenti bravo scrittore cagliaritano Sergio Atzeni. Se l'identità è l'ambiente, ecco che Soru vuole presentarsi come difensore della natura sarda. C'è chi lo accusa di non avere avuto la stessa attenzione nel costruire il quartier generale della sua azienda a Sa Illetta, a due passi dalla laguna di Santa Gilla, ex paradiso naturale di Cagliari. Ma l'imprenditore risponde che quella era un'area destinata a insediamenti industriali e che in ogni caso per lui andava bene anche un'altra sede. E ricorda di aver comprato di tasca propria un tratto di costa sabbiosa ad Arbus per preservarla da speculazioni.
La Costa Smeralda però l'ha comprata Mr. Barrack. Al quale non è certamente sfuggito il fatto che la Gallura, come buona parte della Sardegna tutta, sia al momento sprovvista di piani paesistici, e dunque di tutela regionale per il tratto che va dai 300 metri dal mare ai due chilometri. I piani sono stati bocciati l'anno scorso dopo un ricorso amministrativo dell'associazione ambientalista Amici della terra, che li giudicava troppo permissivi. Fatto sta che adesso non c'è un vincolo di legge e così il consorzio Costa Smeralda che non rinuncerà certo a costruire può intanto annunciare con sicurezza: «Non chiederemo deroghe».
Quando c'era Antonio Gava
Le «deroghe» fanno impazzire Luigi Cogodi, storico assessore regionale all'Urbanistica, sessant'anni e capelli rossi coltivati con passione, parlantina da avvocato, consigliere regionale uscente (non ricandidato) di Rifondazione. Attualmente è impegnato nella battaglia al suo nemico principale, il segretario regionale del partito Valentini, ma ormai ha vinto e guarda da vicino ad altri incarichi. Del progetto Costa Smeralda contesta la filosofia: «L'idea che un territorio vasto debba essere destinato ad una sola funzione, quella turistica». Avversario giurato dell'Aga Khan ai tempi che furono, ributterebbe in mare Barrack e pure Berlusconi, così come si vanta di aver fatto con Antonio Gava: mandò le ruspe contro le villa abusiva dell'ex ministro dell'Interno. Le ruspe in realtà provò a mandarle un po' dappertutto («e una volta a Iglesias, quando Mauro Pili non aveva ancora incontrato Berlusconi e faceva il sindaco, ne fece multare una dai vigili urbani per divieto di sosta»), ma soprattutto condusse in porto la legge regionale che vincola i primi 300 metri di costa.
Così ora chi ha a cuore l'ambiente si aggrappa a quella legge vecchia di 15 anni e guarda a Renato Soru. Gli intenti ufficiali sono chiari, ma un programma elettorale è un po' come certe case del centro storico di Cagliari che hanno resistito ai bombardamenti: splendide facciate, ma dietro può esserci il vuoto. Soru dice di avere un'idea tutta diversa dalla Costa Smeralda per il turismo: recupero dei centri storici interni, alberghi al posto delle tante case spopolate dall'emigrazione, riscoperta del patrimonio culturale dei cento paesi nascosti. Una via per cercare di allungare la stagione turistica: oggi l'80% degli arrivi si concentra nella stagione calda. E una via, soprattutto, che si accomoda bene con il vero spirito isolano: del mare è meglio non fidarsi troppo.
(2-fine. La precedente puntataè stata pubblicata ieri)
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