"Pensione" Prodi propone soluzioni graduali per i sessantenni
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marted? 5 settembre 2006
Pagina 5 - Economia/La manovra d'autunno
INCHIESTA MISURE SOFT PER CONVINCERE A PROSEGUIRE L’ATTIVITA’. LA CGIL SUGGERISCE: ?LE IMPRESE ANDREBBERO INCENTIVATE CON SCONTI CONTRIBUTIVI E FISCALI?
Arriva la ?mezza pensione? contro la trappola dell’et?
Ora Prodi propone soluzioni graduali per i sessantenni
il caso TERESA PITTELLI
ROMA Pensionamento ?a tappe?, quasi una mezza-pensione, per uscire dal rebus della riforma dei vitalizi. L'ultima idea del governo per superare la trappola previdenziale, con lo scalone di Maroni da cancellare come da programma, e le soluzioni alternative da trovare senza rischiare uno sciopero generale, sta nella formula magica pronunciata da Romano Prodi a Cernobbio, e ribadita ieri ai capigruppo della maggioranza: pensionamento ?graduale? attraverso il passaggio dal lavoro full-time al part-time.
La proposta - messa a punto dal ministero dell'Attuazione del Programma e ora allo studio dei dicasteri del Lavoro e dell'Economia - fa parte del pacchetto di incentivi a rimanere al lavoro oltre l'et? utile per la pensione allo studio del governo. In pratica, si tratta di offrire a tutti i lavoratori in et? da pensione anticipata, pubblici e privati, la possibilit? di continuare a lavorare con contratti pi? flessibili e meno impegnativi, come appunto il part-time, ricevendo cos? un reddito da lavoro ridotto, ma anche una parte di pensione corrispondente pi? o meno alla porzione di retribuzione mancante.
Il meccanismo prevede infatti l'integrazione del reddito da part-time con un anticipo di pensione, mentre versamenti contributivi posti in parte a carico dello stato e in parte del datore di lavoro dovrebbero evitare che la minor contribuzione si traduca in un assegno pensionistico troppo ridotto e in un buco alle casse Inps (ma c'? al vaglio anche l'ipotesi della contribuzione volontaria dello stesso lavoratore).
Prodi spera nel funzionamento della misura per aumentare l'et? di pensionamento ?con le buone?, cio? superando lo scalone dai 57 ai 60 anni d'et? voluto dalla riforma Maroni, e allo stesso tempo ottenendo qualche risparmio di spesa. Ed ? cos? convinto della bont? di questa ipotesi che ha dato mandato al fido ministro Giulio Santagata di verificare costi e benefici del progetto insieme ai tecnici dei ministeri interessati. ?L'obiettivo ? ripristinare la legge Dini che si fondava sull'uscita graduale dal mondo del lavoro, in un range compreso tra i 57-58 anni e i 65 anni di et?, gradualit? poi abolita d'un colpo dalla riforma del governo Berlusconi?, conferma Gianni Geroldi, appena nominato da Cesare Damiano alla presidenza del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale che fa capo al ministero del Lavoro. ?Una misura come questa - spiega l'economista - pu? servire a dare pi? flessibilit? al lavoratore nella scelta del momento in cui lasciare il posto, ma pu? essere utile anche alle imprese, che grazie ai risparmi in termini di costo del lavoro potrebbero invertire la tendenza a volersi liberare sempre pi? presto dei lavoratori ultracinquantenni?.
L'idea non ? nuovissima, e si richiama a consolidate esperienze europee, a cominciare da Finlandia e Danimarca. La Commissione Europea ha spesso caldeggiato questa forma di innalzamento ?soft? dell'et? di pensionamento, indicandola con nomi accattivanti come active aging policy (invecchiamento attivo). Formule che mettono in risalto il vantaggio di un semi-pensionamento per la generazione degli attuali 60enni, magari stanchi dopo trenta o quaranta anni di lavoro, ma ancora troppo attivi, fisicamente e mentalmente, per andare in pensione. Con il part-time potrebbero continuare a sentirsi (ed essere) utili per parecchi anni, allentando per? i ritmi di lavoro e senza rimetterci troppo economicamente.
E fin qui, gli aspetti positivi. Messa cos?, l'idea sembra troppo bella per essere vera. E invece non mancano i punti deboli. Primo nodo: i datori di lavoro. Cos? come sono riusciti ad affossare la misura negli anni '90, anche adesso potrebbero alzare barricate. A meno che non siano incentivati, come sperano i sindacati che invece sembrano gradire la proposta. ?Siamo disponibilissimi a un confronto serio su questa ipotesi, che ci sembra anche un buon modo per affrontare il problema dell'espulsione degli over55 dal mondo del lavoro?, commenta Beniamino Lapadula, responsabile economico della Cgil, secondo il quale per? le imprese andrebbero incentivate con sconti contributivi o fiscali?. Secondo problema: l'appetibilit? della misura per i lavoratori, in un paese dove molti pensionati cumulano i redditi da lavoro e da pensione. Non si esclude, infatti, che il provvedimento possa essere accompagnato da una riproposizione del divieto di cumulo. Scettico l'esperto di previdenza di area Cdl Giuliano Cazzola. ?In mancanza di regole obbligatorie queste misure in Italia non attecchiscono?, spiega, ?perch? la gente preferisce prendere la pensione per intero e poi cercarsi un altro lavoro, anche al nero?. Spetta ai tecnici del governo, ora, capire chi ha ragione.
 
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