4/12/2006 ore: 11:55

"Pensatoio" I poteri forti si scoprono deboli (A.Statera)

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    luned? 4 dicembre 2006
      Prima Pagina (segue a pag.9) - Economia


      L?ANALISI

      Se le "bande" hanno sostituito i poteri forti
      Politica, industria e banche: molti vizi e poche virt? al convegno Italianieuropei di Sesto San Giovanni
        E nell?ex Stalingrado d?Italia
        i poteri forti si scoprono deboli

        Nella scelta dei dirigenti, la meritocrazia cede il posto sempre pi? spesso a una "cooptazione collusiva" La necessit? di stringere un nuovo patto sociale nasce anche dalle crescenti difficolt? interne dei possibili contraenti

        dal nostro inviato
        Alberto Statera

        Sesto San Giovanni
        ?Pap?, cosa sono i poteri forti? Sono quelli che quando sono nella merda si tuffano nei poteri deboli?. Alessandro Profumo, il banchiere pi? vezzeggiato tra i tanti accorsi qui nelle brume di Sesto San Giovanni, ricorre, finalmente davanti a un caff?, a una vecchia vignetta di Altan, che cita a memoria per spiegarci il senso che lui d? alla tre giorni della Fondazione dalemian-amatiana Italianieuropei. Ed ? come se desse il destro a Massimo D?Alema, che ha appena invocato un ?nuovo patto tra forze sociali per la crescita, la produttivit?, la competitivit?, una sfida nella quale ciascuno deve mettere qualcosa?.

        Perch? vuoi vedere che qui, oggi, nella ex Stalingrado d?Italia, ormai divorata da megacentri commerciali, IperCoop, enoteche e alberghi a cinque stelle come questa cinquecentesca Villa Torretta, si ? certificata una volta per tutte - almeno nelle pie intenzioni - la fine dei ?poteri forti?, dei ?salotti buoni?, del sistema ?collusivo? tra politica e affari, del capitalismo senza capitali, chiuso, ottuso e autoreferenziale? O il contrario? Tutte le parti in causa invocano - e la cosa crea qualche sospetto - non la propria forza, ma la propria debolezza. In genere per colpa di qualcun altro. Il vicepremier e ministro degli Esteri, algido e superbo mediatore, ricorre al concetto gramsciano di ?classe dirigente?, allo stesso Gramsci che denunciava i rischi della presenza pubblica nell?economia per esorcizzare una rendita finanziaria che umili produzione e lavoro, causa le debolezze dell?azione politica.

        Qui oggi certamente si parla non di forze, ma di debolezze, una vera parata di debolezze, che non sembra avere mai fine: politica, industria, banche. Persino le donne, di cui assume la difesa antropologica - quanto sono pi? intelligenti! - Enrico Letta, il giovane sottosegretario prodiano dedicato alle missioni impossibili. Tra le debolezze, la politica prima di tutto. E poi il capitalismo, la borghesia, le imprese, le banche, le classi dirigenti, le donne come ?categoria?, che Enrico Letta ricorda quanto fossero pi? brave di lui a scuola ai tempi del liceo. L?Italia tout court, un?Italia in cui sembra che tutti si trasmettano reciprocamente i vizi, in una sindrome di scarsa autostima o, al contrario, di sovrastima. Come dimostra il fatto - nota D?Alema - che quando l?economia ha conquistato la politica con Berlusconi, il disastro per il paese ? stato totale. E adesso, adesso che il tycoon che si fece statista porta milioni in piazza, nella piazza romana ex simbolo della sinistra? Adesso i ?poteri deboli? s?intrecciano tra loro per sostenere le reciproche debolezze. Deboli i meccanismi di selezione della classe dirigente politica e imprenditoriale, con la prevalenza di criteri ?non meritocratici ma di cooptazione collusiva?, come li chiama Profumo. Debolissimo il criterio del merito. Ultradebole la selezione darwiniana delle imprese, se abbiamo ancora sul mercato, si fa per dire, un?impresa, si fa ancora per dire, politico-commercial-clientelare come l?Alitalia.

        Luca di Montezemolo non nega onestamente le debolezze anche delle grandi imprese private. E lui, che ne ? la tarda espressione, giunge a dire: ?Macch? salotti buoni!? S?, anche i migliori oggi, qui a Stalingrado, ammettono la propria rogna, se nel nuovo lessico della benlieu milanese vogliamo dire cos?.

        Montezemolo ?per contratto? deve difendere le imprese, sindacato tra i sindacati, che hanno reagito alla peggiore crisi del dopoguerra, e attaccare i ?costi della politica?, di quel ceto ormai infinito, non solo di grandi dignitari, ma di piccoli politici di professione di circoscrizione, ?con autista e segretaria?, quegli enti locali erogatori di stipendi e non di servizi. Ma chiss? se si ? chiesto qual era lo stipendio complessivo dei manager pubblici e anche privati, molti dei quali suoi associati non proprio ?creatori di ricchezza?, che sedevano al tavolo dei relatori la sera precedente a snocciolare banalit? e aiuti statali. Cento milioni di euro all?anno? Forse di pi?.

        D?Alema, pragmatismo ormai all?ennesima potenza come la situazione richiede, ironizza sull?economia oppressa dalla politica spendacciona. Non scherziamo, per favore, ? semmai l?economia che ha occupato la politica, con risultati disastrosi.

        E la politica debole, preda di mozioni populistiche, non ? stata capace di reagire in tempo, tanto che a quasi tre lustri da Tangentopoli e dall?inizio della fine dei partiti ?c?? un rimpianto diffuso per quei partiti che non ci sono pi?. Perch? l?equazione politica cialtrona e paese illuminato ? fallace.

        Semmai, partiti cialtroni, banche cialtrone, imprese cialtrone. Le debolezze sono di tutta una societ?, che per farvi fronte cerca di ricorrere a ?logiche collusive?.

        Nessuno qui, nella ex Stalingrado milanese, vuole perpetuare ?collusioni? a quel che dice, ma D?Alema va a cena col sindaco berlusconiano Letizia Moratti, la quale ha appena messo a capo della Malpensa un rampante leghista che ha contribuito non poco a disastrare l?Alitalia. E annuncia il vicepremier un grande convegno intitolato ?Roma-Milano?. E? la campagna Nord del centrosinistra, ancora traumatizzato dal Berlusconi vicentino che, alla vigilia delle elezioni, salt? con inimitabile scatto di reni sul palco, vitale nonostante la sciatica, infiammando le truppe cammellate del centrodestra lombardo-veneto.

        Montezemolo giudica che centrodestra o centrosinistra per la competitivit? del paese ?pari son?, che le buone intenzioni non valgono una virgola, se manca la coesione politica. Letta, giovane saggio, sta sul concreto e suscita qualche distinguo nel pur distinto c?t? liberista: ?Mi piacerebbe un processo di aggregazione delle societ? municipalizzate?. Bocche che si storcono. Non sar? mica proprio qui la questione del nuovo millennio tra diesse ?mercatisti?, secondo la definizione dello stesso D?Alema, ed ex democristiani prodiani, in qualche modo ancora "statalisti"? E quando Letta parla di aziende nelle quali ormai si dialoga solo in inglese non sar? per il vecchio e un po? troppo evocato ?calembour? del professor Guido Rossi, talvolta condannato al ruolo di moralista, sull?unica ?merchant bank dove non si parla l?inglese?? Per carit?, tra prodiani e dalemiani non c?? conflitto.

        Sulle ?quote di potere? nessuno discute. Sull? "interventismo" delle anime del governo - D?Alema all?estero, Prodi in casa a gestire il potere del quinquennio - non c?? la minima distonia.

        E qui a sesto San Giovanni, ex Stalingrado d?Italia, si scopre oggi che i ?poteri forti? forse non esistono pi?. Lo spiega bene una specie di ircocervo, uno molto politica, un po? banca, un po? industria, che si chiama Fabrizio Palenzona. E? vicepresidente di Unicredit e viene da lontano, lontano come la Dc. E si richiama a Carlo Donat Cattin. Un gigante barbuto, Palenzona, che tra tanti sociopolitologismi ci spiega, bont? sua: ?Questo paese non ha pi? un establishment, ma solo guerra per bande. Per questo siamo fregati?. Lo dice, un po? pi? articolato, pure D?Alema, che, uomo dei tavoli, invoca il supremo tavolo delle ? grandi forze sociali? per un ?patto? che guardi per una volta alle imprese e non ai ?padroni delle imprese?. Quei padroni che ormai, dopo Cuccia e Agnelli, contano poco o niente nell?era dei ?poteri deboli?.

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