4/12/2006 ore: 11:45

"Manifestazione" Plebiscito per il Cavaliere (C.Maltese)

Contenuti associati

    domenica 3 dicembre 2006
      Prima Pagina (segue a pag.3) - Interni

      IL PERSONAGGIO

      Il Cavaliere in piazza afferma la sua leadership nel giorno in cui la Casa delle libert? perde i centristi, assenti a San Giovanni
        Un plebiscito per il Cavaliere
          Ruba la scena agli alleati e su Pier dice:"Sar? il figliol prodigo"
            Stravolto l?ordine degli interventi,
            Berlusconi ha preso la parola in
            apertura dei comizi
            Il senatur, guardando la piazza:
            "L?assenza dell?Udc non si nota".
            E il presidente di An assesta un
            paio di legnate al leader centrista
            Ma cos? la Cdl entra in crisi

            Curzio Maltese

            Roma
            Quasi un milione di persone, un?uscita da mito. Fra i tanti Berlusconi-day di questi dodici anni, quello di ieri ? stato forse l?ultimo ma uno dei pi? grandiosi. La spallata a Prodi ? ormai fallita, la protesta contro il governo quasi un pretesto. La verit? ? che Berlusconi ha voluto portare il suo popolo in piazza a Roma per dimostrare ancora una volta d?essere lui il padrone della destra. Vi ? riuscito alla grande. Si sono inchinati tutti al signore di Arcore, da Fini in gi?, come vassalli devoti alla religione del berlusconismo. E l?eretico Casini, nei discorsi dal palco e nei commenti, risulta pi? di Prodi il vero nemico. E? stata una celebrazione faraonica, caduta per caso nel giorno stesso in cui l?Italia chiudeva l?avventura in Iraq, punto massimo del suo potere personale a Palazzo Chigi.

            Con il contingente italiano che tornava da Nassiriya senza quei diciannove ragazzi ?morti, in fondo, per Berlusconi?, come ammise una volta Gianni Baget Bozzo. Perch? potesse vantare la fama di pi? fedele alleato di Bush e farsi fotografare col cappello da cowboy nel ranch texano di ?mister president?.

            Ora Berlusconi chiede all?intero centrodestra d?immolare il proprio futuro politico alla gloria personale del leader.

            Perch? se Bossi pu? dire, guardando la folla, che ?l?assenza dell?Udc non si nota? e se Fini pu? attaccare dal palco gli assenti, la verit? politica ? un?altra e come spesso contraddice l?immagine. Senza l?Udc si possono riempire le piazze ma non vincere le elezioni e ieri si ? consumato uno spettacolare divorzio: la Casa delle Libert? non esiste pi?. Nel centrodestra ? cominciata ieri, fra balli e canti, una ?profonda crisi politica?, come nota Cossiga. Il centrodestra si ? arreso, consegnato, rinchiuso nel pensiero unico del berlusconismo, nel culto personale, fisico del suo ormai settantenne artefice.

            Non c?? stato un solo istante nella giornata in cui la persona di Berlusconi non occupasse l?intera scena. Nemmeno quando hanno parlato gli altri leader. Bossi poco e con fatica, quasi soltanto per rilanciare il solito e disperato appello al ritorno in "gabina" elettorale ma soprattutto per rivolgere auguri e complimenti al padrone di casa. Fini si ? preoccupato di coltivare il proprio delfinato non impallando mai il Cavaliere. Si ? esibito da spalla, incaricandosi anche del lavoro ?sporco? di assestare un paio di legnate sull?assente Casini, in modo da lasciare al capo la generosa offerta di perdono al "figliol prodigo".

            Il resto della corte, deputati e portavoce e organizzatori, si ? profuso in un incessante inchino neppure tanto metaforico alla sacra figura del capo. Nel favorire il Berlusconi-day ? stato perfino stravolto l?ordine degli interventi e il Cavaliere ha parlato in apertura dei comizi, per la gioia dei fedeli che poi hanno cominciato a defluire dalla piazza quando attaccavano Bossi e Fini.

            All?affresco regale ? mancato soltanto un tocco, il discorso del festeggiato. Un po? debole, incerto, a tratti banale, sotto lo standard di populismo incendiario esibito in altre cento occasioni meno solenni. Forse non era al massimo della forma, dopo il malore che l?ha costretto per tre giorni in ospedale. Milioni di occhi non guardavano il palco col Berlusconi in carne e ossa ma erano rivolti al megaschermo per cogliere sul faccione dilatato il minimo indizio dello stato di salute. Fra l?apprensione delle signore in prima fila, che si passavano il cannocchiale puntato come alla Scala: ?Come ti sembra? E? pallido? Sta bene??. Qualcuno si ? interrogato sulla ragione per cui Bossi avesse salutato Berlusconi con il motto lombardo che la Padania aveva rivolto a lui dopo l?ictus: ?Tegn dur, mai mul?. Quale che sia la verit? clinica, il solo discutere cos? ossessivamente sullo stato di salute testimonia il grado di devozione quasi fisica alla persona del leader.

            E? sicuro in ogni caso che dopo ieri Berlusconi non moller?. A costo di portarsi la destra italiana, almeno come la conosciamo, nel mausoleo di Arcore. Se pure non si candider? alle elezioni del 2011, come la logica suggerisce, sar? comunque lui a scegliere il successore pi? fedele, quasi un prestanome. Fini e Casini l?hanno capito e per questa ragione hanno sciolto l?alleanza che li ha legati per tanti anni, il primo rientrato del tutto nei ranghi di corte, l?altro ormai completamente fuori.

            Berlusconi ha ottenuto l?ultimo plebiscito dal suo popolo. L?ha voluto maestoso, chiaro a tutti. A costo di smentire per l?ennesima volta s? stesso, quello che per cinque anni aveva ripetuto l?anatema contro gli ?inutili cortei di perdigiorno?, che aveva paragonato ?i colpi di piazza? di Cofferati e dei girotondi ai ?colpi di pistola? del terrorismo. Ma chi dovrebbe davvero festeggiare la data del 2 dicembre 2006 ? Romano Prodi. In fondo, con le piazze separate, il centrodestra ha testimoniato che l?illusione della spallata ? morta. Senza volere, ha consegnato al nemico di sempre una polizza per governare i prossimi cinque anni.

          Close menu