25/5/2006 ore: 10:49
"Istat" Povera Italia con troppe ingiustizie
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Pagina 2 - Primo Piano Povera Italia con troppe ingiustizie DISPARIT? - Un Paese diseguale: ? la fotografia dell’Italia che emerge dall’ultimo Rapporto Annuale Istat presentato ieri a Montecitorio dal presidente dell’Istituto Luigi Biggeri alla presenza del presidente della Camera Fausto Bertinotti. Un Paese dove i valori medi dicono poco o nulla. Le polarizzazioni si abbattono in primo luogo sui redditi, dove le disuguaglianze sono maggiori di quelle di gran parte dei Paesi europei, anche se inferiori a Stati Uniti e Gran Bretagna. Da noi il 20% delle famiglie pi? ricche detiene il 40% del reddito totale. Nel resto c’? un ceto medio sempre pi? in difficolt? con ben 1,5 milioni di famiglie che non superano i 780 euro al mese, e oltre l’11% di famiglie povere. Su questo pesa un grado di mobilit? molto basso: la classe di origine influisce in misura rilevante. Come dire: chi nasce povero ? assai probabile che rester? povero. Il gap tra ?fortunati? ed esclusi ? talmente forte che qualsiasi strumento generalizzato rischia di fare pi? male che bene. Vale per le scelte di politica economica: per esempio il taglio del cuneo fiscale che premierebbe sia aziende protette da monopoli che i coraggiosi esposti al mercato globale. E non solo: magari avvantaggerebbe lavoratori gi? avvantaggiati rispetto ad altri. Stesso dicasi per le politiche sociali (accesso al lavoro e lotta alla precariet?) e dell’istruzione: se ci sono profonde difefrenze anche le misure devono essere diversificate. Insomma, un Paese frammentato in cui le eccellenze (che non mancano, soprattutto tra le aziende medio-grandi) stanno accanto ad una miriade, spesso vischiosa, di vulnerabilit?. Le diseguaglianze si allargano ai tempi di lavoro, ad opportunit? scolastiche, a servizi sociali, e separano gruppi di popolazione, generazioni e generi (giovani-vecchi; uomini-donne) ma anche regioni fisiche del paese: il Mezzogiorno resta (troppo) indietro rispetto al resto quanto ad occupazione ed a opportunit?. Ma la vulnerabilit? per eccellenza riguarda tutto lo Stivale: ? la fragilit? dei conti pubblici e in particolare della crescita economica stagnante. Per questo il messaggio che l’Istat invia alla politica ? molto semplice: ridare fiducia facendo anche scelte coraggiose. La vera novit? di quest’anno ? l’indagine sui redditi, mai prima d’ora fornita con tanto dettaglio. Il valore medio ? pari a 2079 euro al mese per le famiglie residenti, che sale a 5mila se si considera il reddito aggiuntivo dei proprietari che non pagano l’affitto. Il reddito complessivo ? composto per oltre il 43% da lavoro dipendente e per un terzo (32,9%) da trasferimenti pubblici, in gran parte pensioni. Gli autonomi vantano entrate maggiori: nel 2003 hanno guadagnato in media 2.980 euro al mese contro i 2.160 dei dipendenti e i 1.575 dei pensionati. Le diseguaglianze si concentrano nel Mezzogiorno, dove si addensano gran parte delle famiglie povere e monoreddito. La radiografia Istat fornisce l’inquietante elenco degli esclusi: giovani, donne, famiglie con figli minori o con anziani a carico. Se la fascia di povert? resta stabile negli ultimi 8 anni, i ?nuovi poveri? sono un fenomeno recente che si concentra tra la popolazione femminile. Il 28% delle donne ha un reddito basso, contro il 12% degli uomini. Guadagnano troppo poco anche i giovani sotto i 25 anni (36% a basso reddito), quelli che operano nel settore privato (21% contro il 5% del settore pubblico). Particolarmente preoccupante la condizione di chi ha un contratto a termine: il 40% di questi guadagna poco, contro l’11% dei lavoratori a tempo indeterminato. |