12/1/2007 ore: 11:21
"Governo" Amato e Rutelli non ci stanno
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Pagina 11 - Interni Il ministro del Tesoro e il partito del vicepremier guidano i riformisti: la riforma previdenziale va fatta «Nel governo ci sono due linee» le liberalizzazioni di Bersani "Prima approfondiamo bene" Fassino soddisfatto perché altri hanno ripreso la sua battaglia sulla necessità di accelerare le innovazioni Goffredo De Marchis Claudio Tito Il tema dunque è sul tavolo, è destinato a restarci. Ma non su quello a ferro di cavallo della scuola di pubblica amministrazione, la sede del supervertice, a pochi passi dalla reggia di Caserta. Fassino ha visto che lo spazio di manovra per uno strappo non c´era e ha tirato il freno. Ma può comunque tornare a Roma sapendo che il tema è posto e che non è il solo a porlo. Certo, ieri i sorrisi di vittoria erano tutti dalla parte della sinistra radicale. Per le parole del leader della Quercia, per quelle di Massimo D´Alema che ha ammesso la «perdita di consensi del governo, ma in misura fisiologica. Lo scontro tra riformisti e radicali fondamentalmente è solo una caricatura e la Finanziaria è una partenza non un punto d´arrivo». Tommaso Padoa Schioppa poi è sempre più nel cuore di Rifondazione. «Per dirla tutta - ha spiegato il ministro dell´Economia - la spesa previdenziale e sanitaria sono in equilibrio rispetto ai parametri europei. Il nostro welfare invece è indietro negli ammortizzatori sociali, soprattutto per i lavoratori precari». Insomma, prima della cena di gruppo, Boselli ha preso sotto braccio Franco Giordano: «Ridi eh? Ti capisco, oggi hai vinto tu». Il segretario di Prc ha risposto senza negare: «Beh, mi sembrano tramontate certe logiche punitive verso alcune aree come quella delle pensioni. Si parla di crescita, di sviluppo, ma in quadro diverso, dentro il quale noi siamo pronti a lavorare». Le dichiarazioni di Prodi, Padoa-Schioppa, Fassino e D´Alema sono musica per le orecchie di Rifondazione. Anche la posizione di Amato è stata bilanciata da un annuncio molto atteso dalla sinistra radicale. Il titolare del Viminale ha messo in cantiere la riforma della Bossi-Fini sull´immigrazione. Boselli però non ha mollato l´osso: «Porsi il problema dell´innovazione significa intervenire anche sulla previdenza». Lo hanno spalleggiato la Bonino e Luciana Sbarbati. E Craxi ha chiesto di tenere distinto il governo dalle dinamiche dei partiti e parlamentari, che devono essere libere di sviluppare loro percorsi autonomi. Ma la fase 2 è ormai fuori dall´agenda di governo. Come ha spiegato Prodi, con l´aiuto dell´intervento del sottosegretario alla presidenza Enrico Letta, ora «l´importante è l´attuazione della Finanziaria. Ci sono 414 adempimenti da compiere per metterla in pratica». Dunque, siamo in piena fase 1. Senza trionfalismi, ma con il sorriso sotto i baffi, i leader della sinistra radicale, da Diliberto a Pecoraro a Giordano, hanno semmai assistito a un nuovo scontro tutto interno al fronte dei riformisti. La «lenzuolata» di liberalizzazioni promessa da Pierluigi Bersani è pronta, il ministro dello Sviluppo la voleva presentare oggi in consiglio dei ministri, ma la sua trasformazione in disegno di legge è stata stoppata con forza dalla Margherita. Linda Lanzillotta ha messo il veto al pacchetto proponendo un percorso diverso, «cabine di regia tematiche sui provvedimenti». Con il sostegno concreto di Rutelli, la «lenzuolata» è stata archiviata per il momento, rinviata a data da destinarsi. Alla fine dunque il confronto tra le due ali della maggioranza si è consumato davvero a Caserta e la sinistra radicale ne è uscita rafforzata. |