3/10/2002 ore: 10:51
«Eccoci, siamo i superflessibili di Atesia»
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3 ottobre 2002
L’inchiesta sul lavoro dei Ds nel più grande call center d’Italia.
Finora sono stati raccolti 10mila questionari
«Eccoci, siamo i superflessibili di Atesia»
Felicia Masocco
ROMA L’affitto della postazione non si
paga più, né si deve aprire la partita
Iva, ora sono tutti co.co.co (collaboratori
coordinati e continuativi) i 6mila
circa che si danno il cambio ai telefoni
e ai terminali di Atesia, il più grande
call center d’Italia. Loro, ragazzi e ragazze
con un’età media di gran lunga
sotto i trenta, si definiscono «flessibili»
o «precari» a seconda se nelle considerazioni
prevale l’effetto-orario «possiamo
entrare quando vogliamo e uscire
quando vogliamo all’interno delle fasce
orarie assegnate», oppure la condizione-
lavoro «facciano il cottimo unilaterale»,
cioè tante telefonate, tanti euro:
che letto al contrario significa che
se non arrivano chiamate non si guadagna
nulla, così come se ci si ammala o
se l’azienda decide di non darti a fine
mese la «lettera aggiuntiva», ovvero il
pezzo di carta che ti autorizza a continuare
o stabilisce che devi star fermo
anche se il tuo contratto trimestrale
ancora non è scaduto.
È qui, tra un grande centro commerciale
e gli stabilimenti cinematografici
di Cinecittà, che ieri è approdata la
«campagna d’ascolto» sul lavoro che i
Ds e la Sinistra giovanile hanno promosso
in collaborazione con l’Unità.
Nel cambio turno (12.30-14.30) ai ragazzi
del call center è stato distribuito
il questionario con 45 domande voluto
per capire più e meglio il mondo del
«lavoro che cambia», cambia in fretta
e chiede risposte. Avviata ai primi di
settembre l'iniziativa si sta rivelando
un successo, una rilevazione di massa:
«Diecimila questionari sono già stati
compilati e spediti alla Swg di Trieste
che a fine mese inizierà l’elaborazione
dei dati», spiega Cesare Damiano responsabile
lavoro della Quercia. E ci
sono più di duecento iniziative messe
in campo nei luoghi di produzione,
dal Petrolchimico di Marghera, alla
Fiat Mirafiori, dai McDonald’s alle
Asl, ospedali, enti locali, supermercati.
«Non c’è dubbio che c’è tra i lavoratori
o tra chi un lavoro lo cerca c’è voglia e
necessità di descrivere la propria condizione
- continua Damiano - quanto ai
Ds, l’iniziativa e la sua riuscita sono
una grande opportunità di contatto
con un mondo, quello del lavoro che è
nelle radici del partito, fa parte del suo
Dna». Il questionario può essere compilato
anche via internet sul sito de
l’Unità: www.unita.it.
A Roma i Ds e la Sinistra giovanile
hanno promosso una campagna partita
ieri proprio da Atesia che andrà
avanti per l‘intera settimana. Lo scopo
è la diffusione del questionario, ma anche
far conoscere la «Carta dei diritti
dei lavoratori», un progetto di legge
dell’Ulivo per fornire una rete di tutele
e diritti a chi oggi non ne ha. Ai giovani
lavoratori di Atesia, ad esempio, cui
forse non dispiacerebbe restare «flessibili»,
purché smettano di essere «precari»:
«Noi vorremmo semplicemente
esistere - spiega Annamaria, 30 anni
(nome inventato)-. Non ti puoi ammalare,
non hai busta paga, non puoi dare
garanzie e non ti danno case in affitto
o rate per la macchina. Con i soldi
che prendi la pensione è un miraggio.
E non puoi fare un figlio». Alcuni argomenti
per considerare il call center come
un passaggio per approdare altrove.
«Ma è una transumanza coatta, in
giro c’è poco lavoro e quel poco è peggio
di questo». Poco distante, in via
Tuscolana, una serie infinita di negozi
e di lavoratori al nero.