20/6/2006 ore: 10:42

"Donne" la differenza non è questione di produttività

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    marted? 20 giugno 2006

    Pagina 16 - Economia&Lavoro
      Tra uomini e donne la differenza
      non ? questione di produttivit?
        Manager, sindacaliste, intellettuali: nuovi strumenti contro la discriminazione salariale
          di Luigina Venturelli / Milano

          DIFFERENZIALI ?Nella testa degli imprenditori ? ben radicata l’idea che le donne siano meno produttive. Ma si tratta di un errore dal punto di vista della strategia aziendale: spesso la produttivit? femminile ? maggiore di quella maschile?. A capovolgere il pregiudizio di genere, che in Italia riserva alle donne retribuzioni inferiori del 20% a quelle dei colleghi maschi, ? il direttore generale del Ministero del Lavoro, Lea Battistoni.

          Il dicastero concede finanziamenti fino a un milione di euro alle aziende con progetti di flessibilit? nell’organizzazione del lavoro per i congedi di maternit? e paternit?. E i risultati ottenuti nelle duecento imprese finanziate dicono molto delle occasioni mancate dal sistema produttivo: ?In tutte le aziende coinvolte - sottolinea Battistoni - gli indici di produttivit? sono cresciuti in misura considerevole, cos? come ? cresciuta la qualit? del lavoro stesso. Eppure la maternit? resta uno sconto da pagare, le donne sono considerate una forza lavoro che costa di pi? e che quindi va pagata di meno: tra le necessarie azioni pubbliche di contrasto a questa discriminazione andrebbe considerata anche un’apposita formazione dei responsabili aziendali del personale?.

          Per andare alle radici del problema, e per valutare gli strumenti adatti a superarlo, ? stata affidata all’Isfol un’ampia indagine su cause e modalit? dei differenziali retributivi di genere. Gli esiti conclusivi saranno elaborati solo nel 2007, ma gi? le fasi preliminari - come illustrate al convegno ?Le politiche per le risorse umane in Europa? tenutosi a Trento lo scorso dicembre - mostrano una drammatica disparit? salariale. Il reddito medio di uomini e donne sconta un differenziale del 27,9% tra gli operai, del 18,9% tra gli impiegati, del 26,3% tra i dirigenti, del 21,6% tra gli imprenditori e i liberi professionisti, e del 31,5% tra gli altri lavoratori autonomi (elaborazioni Isfol su dati Bankitalia).

          Ma se le donne sono generalmente discriminate sulle retribuzioni, il divario con i colleghi maschi si aggrava in presenza di figli. Per un’operaia il differenziale va dal 27,1% al 33,7%, per un’impiegata dal 17,1% al 40%, per una dirigente dal 25,1% al 49%: in ogni caso l’essere madre ? un peccato che si paga caro sul salario.

          ?Non a caso le donne italiane sono quelle che in Europa fanno meno figli e in et? pi? avanzata. Di fatto il mercato riconosce meno valore ai lavori svolti dalle donne - spiega Paola Villa, docente di Economia industriale all’Universit? di Trento - e questo produce pesanti effetti di coda, perch? le donne sono costrette cos? ad accettare i lavori meno buoni pur di inserirsi nel mercato. La maternit? ? un costo che molte aziende italiane non vogliono sopportare?.

          Anche quando i contratti collettivi garantiscono i salari della categoria, i differenziali di genere trovano spazio nella gestione degli straordinari e dei part-time. Lo dimostrano i dati elaborati dalla Filtea Cgil sulla forza occupazionale del settore tessile, composta al 70% da donne: per ragioni di inquadramento professionale le donne (inquadrate in maggioranza al secondo livello, quando gli uomini sono soprattutto al terzo e al quarto) scontano un differenziale dell’8%, mentre sul salario di fatto, comprensivo degli straordinari, il differenziale ? pari al 4%.

          ?L’impianto contrattuale del settore tessile - racconta la segretaria generale Filtea, Valeria Fedeli - tiene conto dell’alta presenza di manodopera femminile, ed ? l’unico che prevede l’uso facoltativo degli straordinari. In caso contrario le donne, pi? propense a contrattare la flessibilit? dell’orario in termini di recupero che di monetizzazione, sarebbero pesantemente discriminate: il lavoro familiare di cura ? in gran parte a loro carico. Altrettanto importante ? il passaggio temporaneo al part-time in determinate fasi della vita: eventuali rigidit? rischiano di far uscire le donne dal mercato del lavoro?.

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