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sabato 4 febbraio 2006
Pagina 26 - Commenti
Inflazione: il danno e la beffa
Eduardo Carra* *Responsabile Osservatorio Congiunturale Ires-Cgil
Di ripresa dell’economia non ci sono segnali. Di ripresa dell’inflazione, dopo il dato Istat di gennaio, qualche pericolo si intravede. Che succede? E come affrontare seriamente il problema di una misurazione dei prezzi che corrisponda al ?sentire comune?? A Gennaio, il tasso annuo di crescita dell’inflazione ha ripreso ad aumentare: dal 2,1% di dicembre al 2,3%. Si tratta dell’indice armonizzato, calcolato secondo criteri comuni ai paesi europei, che permette confronti pi? corretti con gli altri Paesi ed inoltre misura meglio l’inflazione perch? tiene conto dei saldi e delle promozioni e pesa le spese sanitarie per quanto effettivamente sta a carico delle persone. Il dato fa discutere perch? negli ultimi mesi sembrava essersi avviata una tendenza alla diminuzione e perch? tanti economisti avevano trovato la spiegazione nella stagnazione-flessione dei consumi.
Che significa allora questa ripresa dell’inflazione? Intanto va detto che essa non interessa solo l’Italia. Dopo alcuni anni, nei quali in Italia l’inflazione ? stata pi? alta di quella europea, negli ultimi mesi, c’? stato un allineamento anche perch? la nostra economia ristagna mentre quella europea, anche se di poco, cresce.
Adesso, a gennaio, anche l’inflazione europea ? passata al 2,4% dal 2,2% di dicembre. Quindi, il rischio di una nuova fiammata di inflazione in Europa non ? da escludere e nei prossimi mesi il fenomeno dovr? essere tenuto sotto osservazione.
Ma per adesso cerchiamo di capire meglio come si spiega l’aumento di gennaio in Italia. Proprio in questo mese c’? stata la revisione del paniere e, come ogni anno, i prodotti sono stati rivisti (9 sono usciti e 10 entrati su un totale di 562). Non credo, per?, che la spiegazione del fenomeno possa stare qui. Da gennaio 2006 sono stati aggiornati anche i pesi del paniere: gli alimentari pesano meno, gli energetici di pi?. Poich? i prezzi degli alimentari crescono di meno e quelli degli energetici di pi?, questo ha sicuramente determinato un aumento dell’indice.
Ma altre cose ancora pi? importanti emergono dal dato di gennaio. Ci sono prodotti e servizi che continuano a scendere (comunicazioni -3,7%), altri che crescono poco (alimentari +1,1%, abbigliamento +1,3%), altri che aumentano pi? della media (istruzione +2,9%), altri che si impennano (trasporti +3,9% ed abitazione +5,8%). Quest'ultimo dato ? clamoroso e deriva non solo dagli aumenti di acqua, rifiuti urbani, elettricit?, gas, combustibili, ma anche da una accelerazione degli affitti. Guardiamo bene tutte le voci che aumentano di pi? dall'istruzione, ai trasporti, alla casa. Si tratta dei consumi strettamente necessari per vivere, di quelli che incidono pi? fortemente nei bilanci delle famiglie a reddito pi? basso. Sarebbe utile, perci?, anche verso l'Istat che questi dati produce, andare ben oltre la polemica quotidiana e porre un problema strutturale. Non ? oggi, alla luce di questi dati, ancora pi? forte l'esigenza di avere accanto all'indice generale anche degli indicatori di impatto dell'inflazione sulle diverse fasce di reddito? Ed in particolare non si impone l'esigenza di misurare l'impatto dell'inflazione sulle famiglie a bassissimo reddito di pensionati e lavoratori?
L'Istat ha attivato una Commissione che sta lavorando su questo. Sarebbe il caso di affrettarne i lavori scegliendo decisamente questa strada e superando le resistenze di chi vi si oppone. Ma oltre a quello della misurazione dell'inflazione, questi dati ci pongono anche qualche altro problema.
L'ultima indagine della Banca d'Italia ha messo in evidenza una forte redistribuzione del reddito, tra coloro che lo producono, a vantaggio di imprenditori ed autonomi ed a svantaggio di impiegati ed operai che hanno addirittura sub?to una diminuzione del reddito reale. Se tariffe e servizi necessari tendono ad aumentare in maniera significativa, anche ma non solo, per la crisi energetica, per questi ceti si rischia che al danno della riduzione dei redditi si aggiunga la beffa degli aumenti dei prodotti indispensabili.
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