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sabato 15 ottobre 2005
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Stop Bolkestein, tutti in piazza. L'Unione divisa
Oggi a Roma la grande manifestazione contro la direttiva che uccide i diritti del lavoro e i servizi pubblici. Creando un unico mercato, dove conta solo la concorrenza. Attese decine di migliaia di persone e oltre 200 organizzazioni: Arci, Attac, la Cgil, la sinistra, i Cobas. Ma la Margherita non ci sta, e attacca i Ds
ANTONIO SCIOTTO
ROMA Grande manifestazione, oggi a Roma, contro la «direttiva dell'orrore» targata Ue, la ormai tristemente nota Bolkestein. Una normativa che, seppure variamente discussa e in parte rimaneggiata, origina dalla passata Commissione Prodi, e che riporta nel centrosinistra le stesse divisioni che da mesi si vivono sulla legge 30. Da un lato, infatti, c'è una Margherita fortemente a favore della direttiva e per la liberalizzazione del mercato dei servizi, dei beni comuni e del lavoro che essa potrebbe portare se fosse approvata. I Ds sono partiti con una mobilitazione della sinistra interna - vicina al fronte Prc, Pdci, Verdi - e (a fatica) hanno deciso di inviare una delegazione al corteo di oggi: ma nulla di più, dunque lo scontro all'interno del partito deve essere stato molto acceso.
Romano Prodi tace. Ma si spera che a spostare gli equilibri intervenga la piazza, dato che tra promotori e adesioni successivamente inviate a valanga, la manifestazione che partirà alle 15 da Piazza della Repubblica ha già raccolto la firma di oltre 200 organizzazioni: tra loro, Arci, Attac, la Cgil, i sindacati di base, tanti enti locali. Senza contare che siamo pure alla vigilia delle primarie. In questo ultimo mese i promotori della campagna (www.stopbolkestein.it) si sono prodigati a spiegare i contenuti della più «Frankestein» tra le direttive europee: infatti parla di un'Europa futura e non ancora palpabile, e dunque poteva sembrare particolarmente difficile mobilitare tanti cittadini. Eppure, come spiega l'articolo a fianco, una parte di «Europa-Bolkestein» ce l'abbiamo già. E non si tratta solo degli operai dei cantieri navali o degli edili, inquadrati secondo il «principio del paese di origine» previsto dalla direttiva (salario, contributi, norme sulla sicurezza non dell'Italia - paese per cui presti l'opera - ma per la Romania o la Lituania, stato di origine della ditta che si è assicurata l'appalto).
No, tanti italiani già vivono un «disagio da Bolkestein», e per questo forse le motivazioni della mobilitazione sono state comprese: la privatizzazione dei servizi pubblici, la precarizzazione del lavoro che porta con i conseguenti appalti e i subappalti, l'aumento delle tariffe sono già operanti nel nostro paese, da anni, e grazie anche agli entusiasmi di parte del centrosinistra per la «mercificazione» del pubblico. E la direttiva Bolkestein non prevede altro: aprire alla libera concorrenza, in tutta Europa, il mercato dei beni e servizi pubblici (si rischia per la sanità, l'acqua, i servizi sociali, il 70% dell'economia del continente), con i massimi ribassi e l'impossibilità per gli enti locali di dire la propria, perché potrebbero essere accusati di «interferire» sulla libera concorrenza. Deve essere stato per la stessa sensazione che qualcosa non andava, che Francia e Olanda hanno bocciato la Carta europea.
Se dunque ci si può aspettare che Giorgio La Malfa, per conto del governo, prometta che la direttiva andrà in porto (il ministro Tremonti, per la cronaca, ha però bocciato tale apertura), si conferma che l'invito di Berlusconi alla Margherita di passare dall'altra parte non è campato in aria: ieri Europa, quotidiano del partito cattolico, difendeva la Bolkestein in prima pagina, con un editoriale dell'ex ministro Enrico Letta. Con un altro articolo, il giornale rimproverava i Ds di essersi uniti a un corteo della sinistra «massimalista». I moderati, insomma, non ci stanno.
I «massimalisti», invece, riscaldano i motori. Tra loro devono esserci anche il Comune e la Provincia di Roma, la Regione Lazio, che lanciano (questa mattina, nel corso di un convegno al Campidoglio) la Rete degli enti locali contro la Bolkestein. In piazza scenderanno anche associazioni come Mani Tese, Beati costruttori di pace, Legambiente, Action, e i comitati per l'acqua, la casa, la scuola pubblica, l'Unione degli studenti, Aprile, la sinistra giovanile e i giovani di Prc, Verdi, Pdci. La prima grande manifestazione di movimento dopo quelle per la guerra, e questa volta - come ricordavano ieri Piero Bernocchi (Cobas) e Marco Bersani (Attac) - su temi squisitamente sociali: unendo cittadini, enti locali e sindacati.
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