"1°Maggio" Genitori a vita nell'era del part-time (A.Bajani)
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marted? 1 maggio 2006
pagina 9 - Economia
Avvertenze per l’uso: nulla ? precario come i dati sui precari. Nessuno sa quanti sono - le cifre oscillano tra i quattro milioni e i due e mezzo -, nessuno sa chi includere nell’elenco tra collaboratori, contratti a termine, e lavoratori in nero. ?Comunque sono milioni di persone che vivono nell’incertezza?: per questo Andrea Bajani ha dato alle stampe (Einaudi, 150 pagine, 10,80 euro) ?Mi spezzo ma non m’impiego?. guida di viaggio per i lavoratori flessibili. |
CRISI - I FIGLI CONDANNATI A UNA VITA CON LA PAGHETTA ELARGITA DA MAMMA E PAP?
Tutti genitori a vita nell’era del part-time
Andrea Bajani
QUALCUNO potrebbe pensare che il proletariato ? scomparso, che si ? dissolto nel nulla. Qualcuno potrebbe pensare che ? giunta l'ora delle commemorazioni. L'epoca in cui uomini e donne avevano come unico patrimonio i figli che mettevano al mondo ? tramontato, rubricato nelle foto di folle raccolte davanti ai cancelli delle fabbriche coi pugni alzati e le bandiere rosse a sventolare. In quelle fotografie i bambini, la loro prole proletaria, sono poco pi? sotto, sorridenti e orgogliosi di essere l? sotto insieme ai loro genitori orgogliosi. Avevano poco, quegli uomini e quelle donne. Un lavoro uguale per tutta la vita, una routine di cose che sarebbero rimaste uguali fino al giorno della pensione. Le facce di quelle foto dicevano che certo non era una vita esaltante, quella che stavano facendo, ma era importante costruire qualcosa. Soprattutto, era importante farlo per chi veniva dopo, per quei figli immortalati poco pi? sotto dentro la foto. Quei bambini adesso sono cresciuti, sono diventati adulti, e quello che hanno di fronte ? un ribaltamento radicale della situazione. Piuttosto che essere l'unico patrimonio dei genitori, hanno come unico patrimonio proprio il patrimonio dei genitori.
Il proletariato si ? tramutato, si potrebbe dire, in ?parentariato?. Sono i genitori, l'unica ricchezza dei figli. A poco a poco i loro eredi stanno portando via tutte le loro riserve di grasso. I genitori, che prima erano genitori a progetto (provvedevano al sostentamento economico dei figli soltanto fino alla loro et? adulta) sono diventati genitori a tempo indeterminato, continuano cio? a far fronte alle esigenze dei loro ex bambini con l'amore che destinavano loro quando li vedevano in terra giocare coi Lego. Essere genitori a tempo indeterminato significa allungare ancora la paghetta prima di vederli uscire, pagare per loro la rata dell'assicurazione.
? passato del tempo, dalle foto in cui sorridevano in posa. Ora i genitori li vedono entrare e uscire di casa trentenni, alcuni con la cameretta rimasta intatta nel tempo, con i poster alle pareti di Rocky Balboa e i giochi e i diari chiusi dentro scatoloni stipati in armadi in cui ormai non entra pi? nulla. Li vedono entrare e uscire con la faccia di chi non ha ancora niente di definitivo. Qualche domenica mattina li vedono dormire con la fidanzata nello stesso letto singolo in cui dormono da quando andavano all'asilo.
Altri figli sono andati a vivere fuori e tornano a casa ogni tanto. Sono figli tra i tanti figli a tempo indeterminato. C'? chi vive in casa con altri, chi cerca di non pesare troppo sui genitori e pur di rendersi indipendente affitta una stanza in condivisione in un alloggio con altre persone di tutte le et?. L'affitto basso di una stanza soltanto consente di far fronte anche ai periodi in cui tra un lavoro e un altro, tra una vacanza e l'altra dalla disoccupazione, ci sono dei periodi di vuoto. Nello stesso appartamento ci sono infermieri, operatori della telefonia, medici tirocinanti e studenti che la sera suonano la chitarra e la mattina dormono fino a tardi. C'? chi, tra gli altri figli, cerca invece di fare il grande passo e di prendere casa insieme alla fidanzata: pi? per dividere l'affitto che per condividere tutta la vita finch? morte non li separi.
I genitori ogni tanto li vanno a trovare, li aiutano a tirare su soppalchi che fanno diventare gli appartamenti pi? grandi di quanto erano prima, li aiutano a costruire mobili provvisori con in mano istruzioni non troppo dissimili da quelle degli ovetti della Kinder Ferrero. Poi ci si siedono insieme, e con qualche pudore chiedono loro qual ? il mestiere che fanno in quel periodo, giusto per poterlo dire ai nonni, agli amici e alla gente che incontrano quando vanno a fare la spesa. Sui mestieri che fanno i figli, i genitori ci hanno un po' messo una croce sopra. A volte fanno lavori di cui non conoscono nemmeno il significato. Ogni tanto qualcuno dice ai genitori che fa ?teleselling?, e di fronte si trova soltanto occhi smarriti e punti interrogativi. Qualche genitore risponde ?io questa cosa a tua nonna non gliela dico?.
E cos? a poco a poco i figli si fanno pi? grandi e le pensioni dei genitori sempre pi? piccole. Eppure tutto questo porta i genitori a pensare ai propri figli trentenni come se fossero ancora bambini. Se bambino ? chi non ? ancora in grado di staccarsi dai genitori, quei figli sono a tutti gli effetti ancora bambini. Sono ancora pura potenza, sono ancora un patrimonio per il futuro. Fino alla prossima foto di famiglia, con due vecchietti in piedi e un paio di giovanotti brizzolati seduti in terra che fanno ciao di fronte all'occhio attento del fotografo.
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