15/4/2022 ore: 14:44

Vigilanza privata e Servizi di Sicurezza, è sciopero nazionale

Gli addetti del settore si asterranno dal lavoro il 2 maggio per chiedere la ripresa della trattativa e il rinnovo del contratto

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C’è una data per lo sciopero nazionale degli addetti del settore della Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza, che si asterranno dal lavoro per l’intera giornata del 2 maggio.

La notizia è arrivata dopo l’esito negativo dell’incontro con le associazioni datoriali per espletare la procedura di raffreddamento, che si è svolto il 15 aprile, e soprattutto dopo il partecipato dibattito che ha avuto luogo due giorni prima all’Assemblea nazionale unitaria delle strutture e dei delegati Filcams, Fisascat e Uiltucs, che aveva raccolto le voci dei delegati e ufficializzato l’approvazione di nuove iniziative di mobilitazione a sostegno della riapertura della lunga e faticosa trattativa,  per il rinnovo del contratto nazionale scaduto ormai da più di sei anni.

“Il comportamento delle parti datoriali è inaccettabile – ha detto Sandro Pagaria, Filcams Cgil nazionale – bisogna sollecitare le istituzioni, i committenti e quanti hanno un ruolo nel comparto della vigilanza privata, a fare il possibile perché il tavolo venga riaperto e si possa arrivare finalmente a una dignitosa conclusione del negoziato per il rinnovo del contratto nazionale”.



La trattativa si è inceppata il 18 marzo, quando le associazioni datoriali, anziché presentare una proposta dignitosa sul piano salariale, hanno dichiarato di non aver ricevuto mandato dalle rispettive aziende. La notizia della costituzione di una nuova associazione datoriale, diffusa attraverso un comunicato stampa, ha aggiunto poi un ulteriore elemento di preoccupazione, considerata la già vistosa frammentazione che caratterizza il fronte datoriale del settore.

“C’è un inverosimile problema di rappresentanza – aggiunge Pagaria – se alle parti datoriali è sufficiente un comunicato stampa per sottrarsi al loro ruolo e alle responsabilità alle quali è chiamato”.

Sono oltre 100mila le lavoratrici e i lavoratori che attendono il rinnovo del contratto, un ritardo che si riflette pesantemente sui salari, sempre più inadeguati all’impegno e alle responsabilità che il lavoro comporta e sempre più esili di fronte alle impennate dell’inflazione.

La retribuzione è un nodo centrale, ma non è il solo. Sono tante le difficoltà che segnano il settore, a cominciare dalla sua appartenenza al sistema degli appalti, pubblici e privati, funestato dalla mancanza di norme adeguate che siano in grado di tutelare la continuità occupazionale e la professionalità dei suoi addetti, sottoposta continuamente all’erosione prodotta da gare al massimo ribasso.



Parliamo di una categoria di lavoratori investiti della delicata responsabilità della pubblica sicurezza, soggetti a rischi che ne mettono a repentaglio l’incolumità, ostaggio di turni massacranti che ne minano la salute, costretti a un ricorso eccezionale agli straordinari per poter raggiungere una quota mensile che garantisca una vita dignitosa alla loro famiglia, dedicati a un aggiornamento certificato costante. Un quadro al quale si aggiunge l’opera profusa dall’inizio della pandemia, che li ha visti sempre in prima linea, a farsi carico di nuove mansioni e senza disporre dalla prima ora delle adeguate protezioni individuali.

Il 13 aprile le Organizzazioni sindacali sono tornate a denunciare il colpevole silenzio delle istituzioni, a partire dal Ministero dell’Interno, dalle Prefetture e dal Ministero del Lavoro, di fronte a una condizione professionale verso la quale dovrebbero esercitare il controllo richiesto dalle norme vigenti.

L’assemblea si è espressa, ha chiesto di tradurre le parole in azioni. L’appuntamento dunque è per il 2 maggio, ed è l’occasione per portare l’attenzione, a livello nazionale, sull’importanza della funzione svolta quotidianamente da queste lavoratrici e questi lavoratori e sulla necessità, non più rimandabile, di riconoscerla concretamente.