TKEI, scatta lo sciopero per rivendicare un equo contratto integrativo aziendale
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È confermato lo sciopero di otto ore, domani 1° agosto, dei circa 500 dipendenti del gruppo TKEI, che commercializza ascensori, garantendo i servizi di assistenza minima ai clienti.
Lo stato di agitazione era scattato lo scorso maggio quando si sono interrotte le trattative per il primo contratto integrativo aziendale, arenatesi sulle richieste dei sindacati di adeguare il trattamento dei dipendenti alle condizioni in essere in altre aziende competitor nel settore ascensoristico.
Lo stato di agitazione era stato sospeso in virtù di una disponibilità data dall'azienda a riprendere la trattativa lo scorso 14 luglio, impegno però disatteso dalla stessa – e comunicato alle rappresentanze sindacali – “per impegni precedentemente concordati”.
Di qui la dichiarazione dello sciopero, che impegnerà lavoratrici e lavoratori nella giornata di domani 1° agosto, per otto ore a copertura degli interi turni di lavoro.
I punti chiave su cui la trattativa con l’azienda si è interrotta riguardano:
• l’introduzione di un welfare di almeno 200 euro l’anno, analogo a quanto in essere nelle principali aziende competitor del settore;
• l’introduzione di un premio di risultato (PdR) distinto dal welfare, come misura di partecipazione dei dipendenti alla redistribuzione degli utili e agli incrementi di produttività;
• una prima definizione di linee guida sulla reperibilità, oggi applicata in modo unilaterale dall’azienda, contenenti le basilari misure di sicurezza – riposo giornaliero, numero massimo annuale di giornate/settimane di reperibilità - e la misura delle indennità, con disponibilità a discutere e definire successivamente gli ulteriori dettagli anche eventualmente attraverso la costituzione di un tavolo tecnico che possa valutare soluzioni congrue alla situazione organizzativa aziendale.
Dall'azienda c'è stato un atteggiamento irrispettoso senza dimostrare nessuna volontà concreta di avanzamento. In particolare, sul piano salariale l'azienda continua ad osteggiare la definizione per via contrattuale di un meccanismo di redistribuzione degli utili verso i lavoratori, limitandosi a proporre alcune misure di welfare ritenute insufficienti.
“Su queste basi – scrivono in una nota i rappresentanti sindacali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – riteniamo impossibile trovare un punto di incontro, registrando una eccessiva distanza nei contenuti e l’indisponibilità dell’azienda ad acquisire quegli elementi di valore da noi indicati come imprescindibili per la definizione di un accordo”.