1/4/2009 ore: 13:11

IL TERZIARIO BOCCIA L’ACCORDO SEPARATO

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IL TERZIARIO BOCCIA L’ACCORDO SEPARATO

Franco Martini (Filcams Cgil): “Con la divisione a rischio
i diritti sindacali”


La Filcams Cgil alla manifestazione nazionale di Roma del 4 aprile
Proclamato per l’intera giornata lo sciopero generale della categoria


Col 97,12% di NO, 190 mila lavoratrici e lavoratori del terziario hanno espresso la più alta quota di dissenso tra i lavoratori attivi, al referendum promosso dalla Cgil sull’accordo separato per la riforma del modello contrattuale.
Franco Martini, segretario generale della Filcams nazionale spiega le ragioni di questa ampia adesione, che testimonia il forte disaccordo della categoria:
“Il settore viene da una precedente esperienza di accordi separati, quello del luglio 2008 relativo al rinnovo del Ccnl. È presente un malessere diffuso nei confronti di una pratica sindacale priva di qualsiasi verifica democratica. Non si possono firmare accordi e poi non essere giudicati per quello che si fa. Ed è per questo che c’è una critica così ampia”.
“Il settore terziario - continua Martini - è caratterizzato da una destrutturazione dilagante, da rapporti di lavoro sempre più precari e, per questo, necessita di un sistema contrattuale nel quale agiscano pienamente ed efficacemente le due leve: quella della contrattazione nazionale, per assicurare adeguati livelli di tutela universali e quella di secondo livello, per intervenire direttamente nell’organizzazione del lavoro, dove si giocano i livelli di flessibilità sempre più richiesti dalle aziende. L’accordo separato, invece, indebolisce l’uno e l’altro. Se poi, a questo, si aggiunge l’attacco alle libertà individuali, quale il diritto di sciopero, è facile immaginare quali conseguenze potranno determinarsi in un settore dove vigono forti condizionamenti e ricatti.

È per queste ragioni –conclude Martini- che il terziario sarà presente alla manifestazione ed allo sciopero di settore di sabato 4 aprile, riaffermando con forza la difesa dei diritti sul lavoro, messi in pericolo dalle divisioni sindacali.”