25/2/2022 ore: 14:40

4 marzo, il turismo si mobilita

Necessarie misure straordinarie per il settore e l’avvio di un confronto con il Governo. Basta licenziamenti indiscriminati. Facciamo il punto con Fabrizio Russo

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Il 4 marzo il Turismo scende in campo per richiamare l’attenzione sulle condizioni disastrose in cui versa il settore, e lo fa con una serie di flash mob organizzati in alcuni dei luoghi portanti della filiera turistica nel nostro paese: a Roma, al Colosseo, e poi a Venezia al Ponte di Rialto, a Rimini al Parco Fellini, a Palermo al Teatro Massimo e a Cagliari, al Bastione di Saint Remy.

Con questa iniziativa Filcams, Fisascat e Uiltucs tornano a chiedere alle istituzioni una risposta che sia finalmente risolutiva. 

Anche nei suoi recenti interventi il Governo ha dichiarato di riconoscere “la fase di difficoltà attraversata dall’intera industria del turismo” e ha stanziato altri 100 milioni per il Fondo unico nazionale dedicato, in aggiunta ai 120 previsti dalla legge di bilancio; un provvedimento al quale si è sommato un ricorso alla Cig scontato per le imprese del settore fino a marzo: ma è stato lo stesso ministro Garavaglia a commentare che sì, si poteva ottenere di più.

È l’ennesima conferma di come non si tengano nella giusta considerazione i dati relativi alla centralità del turismo in Italia prima dell’emergenza sanitaria: terzo paese più visitato al mondo, 7 mila luoghi della cultura e 58 patrimoni culturali e naturali dell’umanità, 100 milioni di visitatori e 200 milioni di presenze straniere l’anno. Il settore rappresentava il 13% del prodotto interno lordo.

Un sistema imponente di imprese impegnate nell’accoglienza, nella ristorazione, nei pubblici esercizi, nei luoghi della cultura, nell’organizzazione e nell’intermediazione dei viaggi, negli stabilimenti balneari e nelle strutture termali, nei parchi divertimento, ma anche nella sfera fieristica e convegnistica, ridotto in ginocchio dall’emergenza sanitaria.

E al centro di questo tsunami, i lavoratori: inghiottiti, sballottati, abbandonati alla deriva a fronteggiare l’ennesimo innalzamento della curva dei contagi e un’altra ondata di disdette e chiusure, proprio mentre il governo liberava i licenziamenti, e gli ammortizzatori sociali con causale Covid, terminati con la fine del 2021, non venivano rinnovati.

Ne parliamo con Fabrizio Russo, segretario nazionale della categoria con delega al Turismo.

 

“Sostegni solo a parole”, così la Filcams Cgil ha commentato il recente Decreto Sostegni ter, di cui è in discussione in questi giorni la conversione in legge.

Non sono previste misure a reale supporto dell’occupazione per la filiera del turismo, della ristorazione e della cultura, anche in relazione agli appalti di servizi, che continuano a versare in una situazione di grande difficoltà. Sono stati dimenticati centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, i più colpiti dalla crisi e anche quelli che ne usciranno per ultimi.

Quali sono, più esattamente, le attuali condizioni del settore turistico?

La crisi è andata a colpire in particolare le città d’arte, il turismo d’affari e tutto il comparto dell’intermediazione ed organizzazione, agenzie di viaggi e tour operator. Il crollo dei flussi turistici internazionali e soprattutto intercontinentali dovuto al blocco dei voli non è stato compensato dalla domanda interna, come era accaduto in estate per alcune destinazioni, balneari e montane.

 

Quale dovrebbe essere il ruolo della politica e delle istituzioni nella vertenza che coinvolge tutto il settore?

Considerato il perdurare e l’aggravarsi della crisi del settore, il Governo dovrebbe tornare sulle proprie posizioni, definendo tutele indispensabili in questa fase per i lavoratori del Turismo, partendo dal ripristino degli ammortizzatori sociali in deroga e dal blocco dei licenziamenti, misure la cui cessazione dal 1 gennaio ha prodotto effetti che sono ormai di tutta evidenza dal nord al sud del Paese.

La soluzione per uscire dalla fase emergenziale e gestire l’auspicata ripresa non può essere rappresentata soltanto da ulteriori incrementi di fondi, bonus, ristori o stanziamenti, a vario titolo previsti a beneficio delle aziende, né dal semplice esonero dal pagamento della contribuzione addizionale per quanto riguarda i trattamenti di integrazione salariale, è necessario un intervento complessivo e organico e l’avvio di un confronto con il Governo, che consentano di salvaguardare occupazione e professionalità, ma comincino anche a delineare una prospettiva per la filiera; riferimenti e indicazioni in tal senso non mancano, dal Piano strategico per il Turismo allo stesso PNRR.

 

Caduto il blocco dei licenziamenti, ai gravi problemi che i lavoratori stavano già affrontando si è aggiunto il pericolo di perdere il posto da un giorno all’altro. Cosa sta accadendo negli alberghi delle grandi città?

Si tratta di un grave e drammatico sviluppo della crisi, agevolato dalla ritrovata possibilità di licenziare che viene irresponsabilmente cavalcata da parte di alcune aziende.

Appare ormai chiaro come vi siano soggetti imprenditoriali che stanno sfruttando le criticità del momento per mettere in piedi processi di ristrutturazione selvaggia altrimenti impraticabili: la riqualificazione delle strutture diventa così il motore di riorganizzazioni il cui presupposto è la messa in discussione dell’occupazione, della qualità del lavoro e dei diritti dei lavoratori.

Una condotta inaccettabile che lede la dignità di lavoratori che spesso in quelle aziende ci lavorano da decenni. Anche di questo abbiamo parlato nella lettera aperta che abbiamo di recente affidato agli organi di stampa, per chiedere attenzione in primo luogo da parte delle istituzioni e della politica.

 

Che tutele la Filcams auspica possano essere garantite alle lavoratrici e ai lavoratori del settore?

È necessario predisporre misure che consentano di salvaguardare l’occupazione e le professionalità indispensabili per la ripresa del settore partendo, come già detto, da un’ulteriore proroga del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori in deroga, prestando particolare attenzione ai lavoratori stagionali, tra i più colpiti dalla crisi, per i quali devono essere definiti adeguati interventi di sostegno al reddito ed una proroga della NASpI.

La filiera del Turismo e della Cultura può uscire dalla crisi solo nel rispetto della legge e nella piena applicazione dei Contratti Nazionali di Lavoro sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi; è impensabile che si torni alla situazione di precarietà estrema ante pandemia e alla selva di forme contrattuali che hanno caratterizzato il riavvio delle attività nelle ultime due stagioni estive. 

 

La Filcams in questi due anni ha lavorato alla definizione di un nuovo modello di Turismo, quali sono le sue caratteristiche?

Una su tutte la sostenibilità, nelle sue molteplici declinazioni: occupazionale ed economica, sociale e culturale ed ambientale per citarne alcune.

Il punto è sempre quello, privilegiare la qualità di un’offerta turistica nella quale si specchi la qualità dell’organizzazione e delle condizioni del lavoro.

Lavoriamo da anni alla definizione di una prospettiva di crescita valoriale del settore, che non poggi solo su un costante incremento quantitativo: il nuovo modello di Turismo è sostenibile e inclusivo, e si basa in primo luogo su un lavoro stabile, regolare e dignitoso.