23/6/2005 ore: 11:33
Tra Cgil e Confindustria un dialogo mai decollato
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ECONOMIA ITALIANA - pagina 19 Non erano d'accordo su tutto, lui e Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, ma le divergenze sembravano minimali, non tali da offuscare un quadro così positivo. I due leader conquistarono le copertine dei settimanali, l'attenzione per la svolta era forte. Quello che si può dire adesso, alla vigilia di una nuova edizione della festa di Serravalle, dove oggi Epifani ospita Romano Prodi, è che le aspettative sono rimaste congelate, il dialogo senza sbocchi operativi se non l'intesa sulle strategie di sviluppo per il Mezzogiorno. Naturalmente in casa Cgil danno la colpa alle imprese e al Governo. Ma si sta diffondendo, anche tra gli altri sindacati, una valutazione che attribuisce lo stallo alle scelte strategiche " attendiste" della leadership della Cgil. Savino Pezzotta, segretario della Cisl, solo qualche settimana fa, al termine del confronto sul contratto degli statali, quando si trattava di mettere nero su bianco la disponibilità a rivedere i modelli contrattuali, è sbottato quando la Cgil, non volendo prendere impegni, ha minacciato di mandare a monte l'intero accordo: « Epifani pensi al sindacato non alla politica » . Le sorprese sono arrivate subito. Il 14 luglio, una settimana dopo Serravalle, Confindustria convocò una riunione con le parti sociali per discutere del nuovo modello di contrattazione, ma dopo un po' la Cgil si alzò e se ne andò. Prima dobbiamo avere una posizione comune noi sindacati, disse Epifani. Ma undici mesi non sono stati sufficienti per trovare quell'accordo, una commissione incaricata di individuarlo, non ha concluso il lavoro. E poi tanti altri motivi di delusione. La piattaforma dei metalmeccanici, tanto onerosa e rigida che Montezemolo ha evocato la formula del salario variabile indipendente. Il diverso giudizio sul decreto per la competitività. La lontananza su Fisco e Irap. Le divergenze sul contratto dei pubblici dipendenti. Tanti hanno criticato la Cgil, l'hanno accusata di immobilismo, di autorefenzialità, di essersi ancora una volta politicizzata. Giudizi che i dirigenti della Cgil però non solo non raccolgono, ma al contrario rivolgono contro la Confindustria. Di destra o di sinistra, più o meno vicini a Epifani, tutti indistintamente affermano che la nuova dirigenza dell'organizzazione delle imprese ha fatto intravvedere una politica poi non attuata. Carla Cantone, segretaria confederale, crede che il suo sindacato si sia comportato « con rigore e coerenza » . Un anno è lungo, dice, « ci sono stati alti e bassi, abbiamo fatto tanti accordi, il lavoro di relazioni industriali non ha subito interruzioni. Ci sono state incomprensioni, ma la responsabilità è della Confindustria, che ha compiuto scelte molto riduttive » . La Cantone ricorda le battaglie per una diversa politica economica. « Alla fine — dice — Confindustria si è accontentata di un piccolo bottino, che peraltro non è nemmeno arrivato » . Un'accusa forte, ma condivisa da tutti in Cgil. « C'è stato uno scarto sui comportamenti di Confindustria — nota Achille Passoni, segretario confederale— comprensibile, ma sempre uno scarto. Montezemolo non ha tenuto conto dei problemi dei lavoratori, si è comportanto da presidente corporativo. A Serravalle aveva fatto intravvedere qualcosa di diverso » . Carla Cantone parla di « atteggiamento ondivago » , Paolo Nerozzi, altro segretario confederale, di « briciole » , e anche lui sottolinea che nemmeno queste sono poi arrivate. « Bisogna intervenire per rafforzare gli apparati produttivi del Paese — dice — ma non si può dimenticare che ci sono due posizioni, quella delle imprese, ma anche quella dei nostri rappresentati, che non arrivano alla fine del mese » . Tutti indistintamente in Cgil se la prendono con il Governo, che — dicono — ha fatto mancare la linfa vitale per qualsiasi accordo. « Confindustria e Cgil — nota Agostino Megale, presidente Ires — avevano avviato quello che poteva essere un patto tra produttori, ma è mancata la terza gamba, è mancato il Governo. Perché l'Esecutivo a parole ha apprezzato, nei fatti ha disprezzato anche quell'accordo che le parti sociali hanno raggiunto per il Mezzogiorno, rimasto così lettera morta » . Non c'è stata concertazione, non c'è stato nemmeno dialogo sociale. Marigia Maulucci, segretaria confederale, sottolinea che all'ultima riunione con il Governo per l'Irap il ministro dell'Economia ha detto che quella era una « sessione di ascolto » . Dove era « il Governo ad ascoltare, perchè non aveva niente da dire » . MASSIMO MASCINI |