Pensioni, i ritardi Inps nel mirino di Maroni

Aperta un'indagine sui mancati aumenti per 1,6 milioni di «minime» - No al blocco della delega-previdenza Pensioni, i ritardi Inps nel mirino di Maroni
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ROMA - «Se sono stati commessi errori, ripareremo, ma se qualcuno ha rallentato o disapplicato le procedure, interverremo con provvedimenti adeguati». Usa parole ferme e decise il ministro Roberto Maroni nell'annunciare l'istituzione di una commissione d'inchiesta, presieduta dal sottosegretario al Welfare, Pasquale Viespoli, che entro i prossimi 15 giorni dovrà svelare il "giallo" del mancato pagamento degli aumenti per portare a 516 euro mensili le pensioni minime. Ai 610 mila pensionati già liquidati a gennaio se ne sarebbero dovuti infatti aggiungere altri 1,6 milioni, ai quali fin dall'inizio dell'anno con una missiva dell'Inps inviata per posta è stato chiesto di autocertificare i propri redditi consegnando la documentazione agli stessi uffici Inps oppure ai Caf o ai patronati. «Con questa operazione - dice Maroni - l'Inps ci aveva assicurato che a marzo tutti i 2,2 milioni di pensionati interessati avrebbero percepitogli aumenti. Ma al 22 febbraio non era arrivata nessuna risposta alle richieste di autocertificazione. E dal 22 febbraio ad oggi ne sono arrivate solo 100mila: c'è qualcosa di strano». Di qui la decisione presa da Maroni, dopo essersi riappropriato della delega sulle previdenza precedentemente attribuita al sottosegretario Alberto Brambilla, di istituire una commissione «che verificherà presso l'Inps, le Poste, i Caf e i patronati le responsabilità che non hanno permesso la restituzione dei moduli». Il ministro aggiunge che l'inchiesta avrà anche il compito di verificare se c'è stata «una mancata vigilanza all'interno dello stesso ministero del Welfare». E precisa: «Farò una relazione al Consiglio dei ministri e il Governo eventualmente prenderà provvedimenti adeguati». Maroni ufficialmente non lo dice, ma appare chiaro che ad essere nel mirino del ministero è soprattutto l'Inps, anche perché secondo dati ufficiosi in suo possesso la platea dei beneficiari sarebbe «superiore ai 2,2 milioni stimati dall'Istituto» guidato da Massimo Paci: «Ciò rende ancora più urgente capire cosa è successo». Il ministro annuncia anche che oggi il Cdm esaminerà il Ddl sull'impresa sociale. E afferma che non c'è alcun motivo valido per rallentare l'iter della delega previdenziale. Inps nel mirino del Welfare per i ritardi sulle «minime». Maroni glissa su un possibile commissariamento dell'Inps, ma lascia intendere di nutrire diversi dubbi su come è stata gestita dall'ente la questione degli aumenti delle "minime": «Non è la prima volta che l'Inps fa questo tipo di operazioni. Se in passato ha fatto errori c'era da aspettarsi che ora non si sarebbero verificati». Per il ministro la faccenda dei ritardi è «strana. Delle due l'una: o i pensionati non sono interessati all'aumento, ma io credo che si siano affrettati a presentare i documenti richiesti, oppure nel processo qualcosa non ha funzionato e questo è inaccettabile». L'Istituto di Paci si difende. Ufficialmente l'Inps non replica, ma informalmente fa sapere che proprio ieri l'Istituto presieduto da paci aveva posto la questione dei ritardi all'attenzione dei ministeri del Welfare e dell'Economia e aveva sollecitato un campagna informativa. Per lo Spi-Cgil quella di Maroni «è un'iniziativa strumentale». Si allarga la platea dei beneficiari. Dai dati ufficiosi di Maroni emerge che la platea dei beneficiari degli aumenti delle "minime" sarebbe superiore ai 2,2 milioni di pensionati stimati. Il ministro assicura che il Governo è pronto a ritoccare la copertura finanziaria prevista. "No profit", oggi il Ddl al Cdm. Sarà esaminato oggi dal Cdm il Ddl delega sull'impresa sociale. Maroni punta ad ottenere il "sì" del ministro Tremonti alla defiscalizzazione dei contributi versati alle imprese sociali ("no profit") da privati. Maroni: la delega previdenziale non va congelata. Per Maroni «la Camera è sovrana, ma non c'è nessun motivo di rallentare l'iter della delega previdenziale» .Ma il presidente della commissione Lavoro della Camera, Domenico Benedetti Valentini (An) ribadisce: «Meglio far bene che far subito». Marco Rogari Venerdí 01 Marzo 2002
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