Pensioni fuori dalla Finanziaria, bonus per chi resta

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giovedì 4 Settembre 2003
IN VISTA GIRO DI VITE SU INVALIDITA’ E PENSIONI D’ORO, INTERVENTO SOFT SUI DIPENDENTI PUBBLICI. ESCLUSO DI NUOVO IL BLOCCO DELLE FINESTRE D’USCITA Pensioni fuori dalla Finanziaria, bonus per chi resta Allo studio anche un aumento dell’anzianità retributiva da 35 a 40 anni
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Alessandro Barbera
ROMA Più di quattro ore di confronto serrato per un primo accordo che sembra spegnere i fuochi di uno scontro con le parti sociali: sulle pensioni infatti non ci sarà alcun intervento in Finanziaria, ma si agirà soltanto attraverso un emendamento alla delega previdenziale. Almeno questo è l’orientamento che sembra essere emerso dal vertice fra i ministri Tremonti, Buttiglione, Maroni e Alemanno. I quattro “saggi” si rivedranno lunedì in quello che potrebbe essere l’incontro risolutivo per definire le misure allo studio. E’ da escludere quindi che nel consiglio dei ministri di oggi si parli di previdenza. Per il momento nell’incontro di ieri sono stati esclusi interventi urgenti: no dunque - salvo ripensamenti - a tagli alle pensioni di anzianità o al blocco delle cosiddette “finestre” mentre si pensa ad un’anticipazione dell’andata a regime della riforma Dini. Sembra confermato il via libera agli incentivi e ad una mini-stretta sul regime dei dipendenti pubblici. C’è il sì dei quattro ministri anche ad un contributo di solidarietà per le pensioni più ricche, ad un nuovo giro di vite sulle pensioni di invalidità ed ad un taglio dei contributi previdenziali per i neo-assunti.
INCENTIVI. Sugli incentivi si era già registrato un consenso unanime: si tratta di una misura a favore di chi - pur avendo maturato il diritto alla pensione - resterà al lavoro. La delega previdenziale prevede già un incentivo da destinare in busta paga per favorire la permanenza in servizio al di sopra dei 57 anni di età, pari a circa il 15% della contribuzione. Il progetto di massima concordato fra le parti prevede l’innalzamento dell’incentivo fino al 32,7%: il 30% andrà al lavoratore, il 2,7% al datore di lavoro. Una piccola modifica rispetto all’iniziale proposta del ministro Maroni, il quale aveva ipotizzato che l’intero bonus andasse al lavoratore.
DIPENDENTI PUBBLICI. Per quanto riguarda i dipendenti pubblici, è stata per il momento esclusa l’equiparazione immediata con i dipendenti privati. I quattro ministri avrebbero optato per un intervento più soft anticipando, forse al 2004, il calcolo della pensione sulla base della retribuzione degli ultimi dieci anni. Oggi avviene sulla base degli ultimi sei.
CONTRIBUTI SOLIDARIETA’
E PENSIONI D’ORO. E’ inoltre probabile un contributo di solidarietà per le pensioni oltre i 10.000 euro, ancora da quantificare. Sulle pensioni di invalidità l’obiettivo è invece quello di contrastare con sempre maggiore fermezza l’endemico fenomeno dei falsi invalidi.
DECONTRIBUZIONE. Come chiedono i sindacati, fra gli interventi non dovrebbe mancare un taglio dei contributi previdenziali per i neo assunti. Una misura, questa, prevista per compensare le imprese che dovranno smobilizzare il Tfr maturando destinato ad alimentare i fondi pensione. L'intenzione, anzi, sarebbe quella di ripristinare la soglia del 3-5% come decontribuzione minima: soglia che nel corso della discussione della delega alla Camera era stata tolta dal provvedimento.
ALLUNGAMENTO ANZIANITA’ RETRIBUTIVA. Allo studio ci sarebbero anche ulteriori misure per scoraggiare l’addio al lavoro e portare all’allungamento di almeno due anni dell’età di pensionamento. I tecnici starebbero studiando un graduale innalzamento dell’anzianità retributiva da 35 a 40 anni prendendo come punto di riferimento il 2008. Restano dunque per il momento accantonati gli altri provvedimenti allo studio dei tecnici del Tesoro. Non è da escludere che nel caso in cui la situazione del fabbisogno dei conti pubblici dovesse aggravarsi - o sulla scia di malumori da parte di Bruxelles - l’accordo finora raggiunto debba essere rivisto: in quel caso rientrerebbero in gioco le misure già approfondite dai tecnici del Tesoro e per ora rimaste nel cassetto. Per quanto riguarda l’età pensionabile l’obiettivo iniziale di Palazzo Chigi sarebbe quello di far salire progressivamente a partire dal 2005 l’età minima di pensionamento da 57 a 60 anni o a 62 entro il 2007-2008. Restano infine sulla carta i disincentivi come ad esempio la penalizzazione progressiva per ridurre direttamente l’importo degli assegni di chi decide di usufruire del trattamento di anzianità. La partita resta comunque aperta: l’obiettivo - spiegano fonti ministeriali - è quella di arrivare ad una riforma più strutturale di quelle approvate nelle precedenti legislature.
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