Ocse: in Italia crollano i salari
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luned? 3 aprile 2006
Pagina 8 - Politica
LA BUSTA PAGA MEDIA E’ DI 1543 EURO, MA IL POTERE DI ACQUISTO DI UNA FAMIGLIA MONOREDDITO ? SCESO CON IL PASSAGGIO ALLA MONETA UNICA
Ocse: in Italia crollano i salari
Scesa al 23? posto nella classifica dei Paesi pi? ricchi. Anche la Grecia ci ha superato
Alessandro Barbera
ROMA Milletrecentocinquantatr? euro e cinquanta centesimi, circa due milioni e mezzo delle vecchie lire. Cifre equivalenti al cambio lira-euro, molto meno se paragonate al costo della vita prima e dopo il changeover. E’ quasi certo che nessun uomo di governo - a precisa domanda - affermerebbe con leggerezza che con quella somma una famiglia monoreddito possa vivere un’esistenza al riparo dalle difficolt?. Pi? difficile ammettere, di fronte alla tabella, che si tratta dello stipendio medio fra i pi? bassi del mondo industrializzato. Il pi? basso fra le sette grandi economie del mondo, il penultimo dell’area euro, il ventesimo fra i Paesi dell’Europa allargata. Eppure ? ci? che emerge da una tabella dell’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione economica di Parigi.
I numeri sono contenuti nell’ultimo rapporto dedicato al peso del prelievo fiscale sui salari, lo stesso dal quale era emerso nei giorni scorsi che il ?cuneo fiscale? italiano negli ultimi cinque anni ? rimasto sostanzialmente stabile. Per stilare la classifica l’Ocse ha calcolato una media annuale per un single senza figli. Il risultato del confronto ? desolante: secondo l’Ocse un italiano guadagna - tredicesima inclusa - 16.242 euro, circa diecimila euro all’anno in meno di un suddito della regina d’Inghilterra o di un cittadino svizzero, settemila in meno di un olandese. La differenza ? forte anche con le economie pi? simili alla nostra: in Germania, la dichiarazione dei redditi media ? di 21.235 euro, i francesi possono contare su 3.500 euro in pi?. Fatta la media dell’Europa a quindici nel Belpaese si guadagna 3.741 euro in meno. Bisogna scendere al ventesimo posto della classifica Ocse per trovare un confronto non imbarazzante: con gli spagnoli la differenza supera di poco i mille euro all’anno. Una magra consolazione.
Evasione a parte, la ragione dello scarto dovrebbe essere nel ?cuneo fiscale? che pesa sugli stipendi dei lavoratori italiani. La parola che il centro-sinistra ha proposto di bandire dal vocabolario di questa campagna elettorale perch? incomprensibile ai pi?. Detta brutalmente la differenza fra il lordo e il netto di un salario: Confindustria ha calcolato per ogni cento euro che un lavoratore mette in tasca l’impresa ne deve sborsare al fisco quasi il doppio: 184.
E’ vero solo in parte. Negli ultimi cinque anni - calcola l’Ocse - il governo Berlusconi ha abbassato il ?cuneo? solo di un punto percentuale: dal 46 al 45% circa. Dai dati emerge infatti che i salari sono pi? alti anche nei Paesi che superano l’Italia nella classifica del prelievo: ad esempio in Germania e Francia supera il 50%. Persino un lavoratore belga, che subisce il prelievo pi? alto al mondo (oltre il 55% di uno stipendio lordo) guadagna all’anno 3.500 euro in pi? di un italiano. Una differenza accettabile solo nel caso in cui lo Stato sociale italiano fosse migliore di quello belga. Non ? neppure un problema di potere d’acquisto dei salari. L’Ocse, nello stilare la classifica, ha tenuto conto delle differenze esistenti nei singoli Paesi. Questo rende ancor pi? difficile capire come mai gli stipendi sono pi? alti di 478 euro all’anno anche in Grecia, l’economia pi? arretrata della zona euro. Nella parte pi? ricca dell’Europa stanno peggio di noi solo i portoghesi: tredicimila euro all’anno. Resta come possibile spiegazione una dinamica salariale che, fra molti distinguo, negli ultimi anni ? cresciuta a ritmi pi? bassi rispetto al resto d’Europa. L’Ocse calcola che nel 2005 i salari lordi in Italia sono aumentati del 3,2%, dell’1,1% al netto degli effetti dell'inflazione. Meno che nell'Europa a 15 dove sono saliti del 3,3%, l’1,3% in termini reali, qualcosa di pi? per? rispetto a Francia e Germania.
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