Oggi a Palazzo Chigi l'incontro con le parti sociali per dare vita a un nuovo confronto su tutti i nodi insoluti della politica economica Lavoro, il Governo gioca le sue carte Articolo 18: possibile un disegno di legge mirato - Cofferati: sciopero in assenza di uno stralcio - Cisl e Uil più disponibili a trattare
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ROMA - Oggi si apre la trattativa a Palazzo Chigi tra Governo e parti sociali. Sarà il premier a gestire il primo incontro, quello del disgelo, dopo mesi di scontro con il sindacato e dopo lo sciopero generale unitario del 16 aprile. Quello di oggi non sarà ancora un negoziato ma più semplicemente l'avvio di una trattativa a tutto campo sul lavoro, previdenza, ammortizzatori sociali, Mezzogiorno e sommerso, fisco. Non sarà affrontato il merito dei singoli capitoli di negoziato ma si chiarirà il metodo del confronto: tavoli tecnicamente separati ma paralleli, sotto la "regia" del sottosegretario della presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Il programma dell'incontro verrà messo a punto prima dell'appuntamento con le parti, che si svolgerà nel pomeriggio, durante il Consiglio dei ministri o in un ristretto vertice di maggioranza. «Andremo all'incontro con le parti sociali con la massima buona volontà, ma avendo anche chiaro in testa che il traguardo è quello delle riforme e del riammodernamento dello Stato», ha detto ieri Silvio Berlusconi rifiutando qualsiasi commento sull'ipotesi di sciopero generale lanciata dal leader della Cgil. «Sul tavolo ci sono tutte le riforme», ha invece spiegato il ministro Antonio Marzano lasciando capire che l'articolo 18 sarà un tema di trattativa. L'attenzione, oggi, è tutta puntata su Sergio Cofferati e sulle possibili divisioni con Cisl e Uil. Il leader della Cgil, di certo, non rinuncerà a fare al premier una domanda precisa: c'è la cancellazione delle modifiche all'articolo 18? Forse il Governo prenderà tempo, o forse, come sembra più probabile, la risposta sarà che le nuove misure restano in Parlamento. Dunque, niente stralcio. In questo caso Sergio Cofferati, come ha ripetuto di nuovo ieri, non parteciperà al tavolo di trattativa sul lavoro e programmerà nuove iniziative di lotta, incluso un secondo sciopero generale. Diverso è l'atteggiamento di Cisl e Uil, non solo perché respingono l'ipotesi di un nuovo sciopero ma anche perché, alla vigilia dell'incontro, si mostrano più propense a trattare che ad alzarsi dal tavolo. È piuttosto significativo, del resto, che dopo uno sciopero generale unitario per lo stralcio delle modifiche all'articolo 18, oggi Cgil, Cisl e Uil si presentino di fronte al Governo senza nemmeno essersi incontrati. E senza aver concordato una posizione e una linea comune. Probabilmente ci sarà un veloce scambio di idee subito dopo la conclusione dell'incontro con il Governo, mentre il faccia a faccia fra i tre segretari generali potrebbe slittare all'inizio della prossima settimana. «Non abbiamo mai rifiutato alcun incontro con il Governo, ma se non ci sarà lo stralcio di tutto ciò che riguarda l'articolo 18 e l'arbitrato, la Cgil non si renderà in alcun modo disponibile a una trattativa», ha detto ieri Sergio Cofferati, che ha anche bocciato il referendum di Rifondazione sull'estensione dell'articolo 18 alle imprese con meno di 15 dipendenti. Diverso il tono del leader Cisl, Savino Pezzotta: «Proveniamo da una fase di mobilitazione e sarebbe auspicabile per il nostro Paese entrare in una fase di confronto e negoziato. Sul tavolo la Cisl metterà anche nuovi ammortizzatori sociali per tutelare chi perde il posto di lavoro, mentre il Sud dovrà essere messo tra le priorità, insieme a fisco e discussione sul Dpef». Il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, si augura, invece, che il Governo «tolga le modifiche dell'articolo 18 dalla legge delega» sottolineando di non voler «mettere pregiudiziali» alla trattativa. È difficile che già oggi il Governo scopra le carte e provi la mediazione sui licenziamenti. Certo è che il tempo stringe: alla commissione Lavoro del Senato, dove si esamina la delega-lavoro, mancano solo due articoli (restano da votare l'art. 8 e il 9) prima di affrontare quello che contiene le modifiche alla legge sui licenziamenti (art.10). Al massimo tra dieci giorni, Palazzo Madama dovrà avere dal Governo indicazioni su uno "stop" o un via libera al voto. Al più presto, quindi, si dovrà "sdoganare" la proposta di mediazione da offrire a sindacati e imprese, che sembra possa prevedere la riduzione da tre a una o due fattispecie di deroga dell'articolo 18 (soglie dimensionali e sommerso) e lo spostamento in un altro disegno di legge, diverso dalla delega. Non meno complicati sono gli altri tavoli di trattativa: soprattutto il Mezzogiorno e il fisco, cioè le vere partite di scambio per i sindacati che restano a trattare anche sull'articolo 18. La questione aperta sono le risorse che il Governo stanzierà mentre in cambio si chiederà al sindacato di riconfermare la politica dei redditi evitando il rischio di possibili rincorse salariali. Rischio più che concreto se non si porterà a casa una nuovo patto sociale.
Lina Palmerini Venerdí 31 Maggio 2002
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