La Regione riduce le aperture festive dei negozi
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Marche - La Regione riduce le aperture festive dei negozi e annuncia multe da 10 a 60 mila euro a carico dei Comuni che supereranno 28 deroghe in un anno. Ma i commercianti e i sindaci dei Comuni confinanti con l’Abruzzo non ci stanno, perché in Abruzzo c’è la possibilità di restare aperti per 45 domeniche. E c’è il fondato timore che i marchigiani andranno a fare gli acquisti negli iper mercati della Val Vibrata, impoverendo ulteriormente un territorio danneggiato dal fallimento di molte aziende che hanno lasciato senza occupazione alcune migliaia di lavoratori. Le istituzioni e le associazioni chiederanno di incontrare l’assessore con delega speciale per il Piceno Antonio Canzian, perché si impegni a trovare soluzioni.
«Non è possibile - ha affermato il sindaco Giovanni Gaspari - che ci sia tale disparità tra zone di confine. A Canzian chiederemo di trattare con l’Abruzzo per concertare le deroghe. Oppure si potrebbe dare ai Comuni la facoltà di gestire le aperture festive».
Ma il sindacato prende le distanze: «Vogliamo che si rispetti la legge - le parole di Alessandro Pompei della Filcams-Cgil - e il sindacato. E’ necessaria una legge quadro nazionale che detti le regole per le aree di confine. Certe decisioni non si possono lasciare in mano ai Comuni. La maggior parte degli occupati nel settore sono donne, il che va ad incidere negativamente nella conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro. E non è certo l’incasso di qualche domenica che può risolvere la crisi dell’economia».
Il sindacato si è scontrato con Gaspari in occasione delle deroghe concesse il 25 Aprile e il 1° Maggio scorsi. Gaspari ha comunque ribadito che per le città turistiche andrebbero istituite norme ad hoc. La questione delle deroghe è stata discussa ieri nel municipio.
«Noi - afferma la segretaria di Confcommercio Maria Angellotti - non siamo dell’idea che anche nel Piceno si debba arrivare necessariamente a 45 deroghe. Però vogliamo pari trattamento, dialogando con l’Abruzzo per arrivare allo stesso numero di aperture festive. Loro potrebbero diminuire qualche deroga e noi andare oltre il tetto delle 28».
La nuova norma vale in tutte le Marche. La Regione l’ha introdotta il 3 scorso, modificando la legge 27/2009 sul Commercio, in occasione dell’approvazione dell’assestamento di Bilancio. Il provvedimento è indirizzato ai negozi e ai centri commerciali al dettaglio, in quanto i bar e i ristoranti non sono tenuti ad osservare il turno settimanale di riposo. E nei centri storici tutte le attività possono derogare sempre alle chiusure festive. In Riviera, quindi, le restrizioni introdotte nelle modifiche alla legge 27/2009 non riguardano il quadrilatero tra via Gino Moretti, la SS 16, via Manzoni e il rilevato ferroviario; via del Mare est a Porto d’Ascoli; l’area tra via Toti, Turati, SS/16 e via del Mare ovest; la fascia costiera tra la spiaggia e la ferrovia. Queste zone infatti sono catalogate tra i centri storici. Tuttavia Maria Angellotti fa notare che «nei festivi in cui i negozi dei centri storici possono lavorare, debbono invece stare chiusi in viale De Gasperi, via Piemonte, Marsala, Calatafimi, Ferri ecc.».
Resta l’obbligo di chiusura per tutti a Natale, Santo Stefano, il 1° gennaio, Pasqua, 25 Aprile, 1° maggio. Se la Regione dovesse lasciare il pallino in mano ai Comuni i sindacati scenderanno sul piede di guerra.