Disincentivi, meno finestre di uscita
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LE PROPOSTE Ecco le ipotesi: tagli del 2-3 per cento per ogni anno che manca alla vecchiaia o anticipo dei requisiti di anzianità Disincentivi, meno finestre di uscita e prelievo sui trattamenti più ricchi
RICCARDO DE GENNARO
ROMA - Tagli alle pensioni, ma come? Con l´accelerazione della riforma Dini, oppure attraverso il ricorso ai «disincentivi» all´anzianità come il primo governo Berlusconi tentò di fare nel '94? Sono queste le soluzioni attualmente più accreditate nel confronto su eventuali interventi aggiuntivi (oltre la delega in discussione in Parlamento) in materia di previdenza. Rientra tra le quinte, invece, l´ipotesi di estensione del sistema contributivo pro rata per tutti. Farebbe parte della manovra, da attuare forse con un decreto legge per evitare "fughe" dal lavoro, anche una riduzione delle «finestre» per l´accesso alle pensioni di anzianità, il taglio delle pensioni di invalidità civile, il ricorso a un contributo di solidarietà sulle pensioni più alte (nel '99 si decise un contributo per tre anni dei pensionati d´oro, pari al 2 per cento della quota eccedente i 142 milioni di lire). I disincentivi. Mentre il ministro del Welfare, Roberto Maroni, punta i piedi e chiede che ci si limiti agli incentivi per chi resta al lavoro oltre il raggiungimento dei requisiti dell´anzianità, il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, insiste sulla necessità di introdurre disincentivi per chi lascia prima dell´età di vecchiaia. Questo intervento potrebbe avere caratteristiche analoghe a quello tentato nel 1994 dal primo governo Berlusconi e che suscitò una durissima reazione di Lega e sindacati, e fu all´origine della caduta del governo stesso. La proposta prevedeva tra l´altro un disincentivo al pensionamento anticipato, pari al taglio del rendimento pensionistico del tre per cento per ogni anno mancante al compimento dell´età per la pensione di vecchiaia. I tecnici stanno ragionando sull´entità del taglio: potrebbe essere nuovamente proposto il tre per cento, ma più verosimilmente il taglio potrebbe essere del due per cento. I requisiti. Se i disincentivi si rivelassero politicamente e socialmente impraticabili, il Tesoro avrebbe una soluzione alternativa da proporre: l´accelerazione della riforma Dini per quel che riguarda i requisiti necessari alla pensione di anzianità. Attualmente i lavoratori dipendenti possono accedere al trattamento di anzianità con 37 anni di contributi indipendentemente dall´età. E solo a partire dal 2008 questo requisito sarà elevato a 40 anni. Il governo sta pensando di anticipare quella data. C´è poi un altro possibile terreno di intervento. Oggi gli operai, i lavoratori precoci e alcune categorie di dipendenti pubblici (come i portuali, i marittimi e i cantieristi), possono andare in pensione con 35 anni di contributi e 55 di età, che diventeranno 57 solo a partire dal 2006. Anche in questo caso si potrebbe pensare ad un´accelerazione. La Lega Nord propone invece di tagliare i prepensionamenti del pubblico impiego e le finte pensioni di invalidità. Le finestre. Quanto alle finestre per l´accesso alle pensioni di anzianità, l´ipotesi - che si stima comporterebbe un risparmio di circa un miliardo di euro l´anno - è quella di chiuderne definitivamente due su quattro, salvando solo quelle di gennaio e luglio.
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