Venerdì 9 Febbraio 2001 italia - politica ---pag---8 D’Amato apprezza l’appello di Ciampi al dialogo: gli siamo grati, va rilanciato un confronto strategico senza logiche consociative «Concertazione per la competitività» «Sui contratti a termine possibili intese separate dopo i veti Cgil». «I conti pubblici preoccupano»
ROMA La Confindustria apprezza «l’autorevole richiamo» del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, sulla concertazione. «Gli siamo grati — ha osservato ieri Antonio D’Amato al termine della Giunta —, del resto il momento più alto della concertazione fu proprio quello con Ciampi all’inizio degli anni Novanta». Dunque, se l’invito è a recuperare il valore strategico originario di quel metodo per modernizzare il sistema, gli industriali sono pronti a recepirlo in pieno, ma occorre «rigore e serietà, fuori da logiche consociative, che si traducono in piccoli scambi concertativi, come è avvenuto nella seconda metà degli anni Novanta». Pensioni e Welfare, Mezzogiorno e sommerso sono temi da concertazione, mentre la contrattazione va lasciata al confronto esclusivo tra le parti sociali.
Quanto alla trattativa sui contratti a termine, D’Amato non esclude accordi separati: «I passi in avanti li faremo con chi ci sta. Eravamo alla vigilia di un accordo con un testo che doveva solo essere firmato — ha ricordato il presidente di Confindustria — poi vi è stata una marcia indietro precipitosa da parte della Cgil. Siamo di fronte al recepimento di una direttiva Ue e sarebbe certamente inopportuno che il nostro Paese introducesse dei peggioramenti in materia. Non capisco la logica di chi vuole partecipare al dialogo sociale e poi si tira indietro». Su questo punto, D’Amato registra che Cisl e Uil sono sulla stessa linea di Confindustria e «anche all’interno della sinistra si sono registrate posizioni diverse».
Nel corso della Giunta, si è discusso del Rapporto sulla competitività, un documento work in progress per la prossima legislatura alla cui stesura sta contribuendo l’intera struttura associativa. «Stiamo raccogliendo proposte per redigere un piano di azione con l’obiettivo di far recuperare al Paese quel gap di competitività che ci pone in situazione di svantaggio rispetto agli altri Paesi», ha osservato D’Amato. Le assise regionali definiranno meglio, nelle prossime settimane «focus e proposte», e poi il documento sarà definito formalmente a marzo in occasione delle assise di Parma della piccola industria.
La conferenza stampa ha offerto peraltro l’occasione per affrontare alcuni importanti temi al centro del dibattito politico. Sul conflitto di interessi, D’Amato è convinto che si tratti di un problema reale per la nostra democrazia, su cui ci si confronta ormai da due legislature: «Ma — spiega — a me sembra poco opportuno discuterne alla vigilia delle elezioni». Poi l’andamento dei conti pubblici, che Confindustria segue «con preoccupazione»: il quadro dell’economia internazionale offre non pochi elementi di incertezza, e «molte delle valutazioni alla base del Dpef e della Finanziaria si reggono su previsioni ben più ottimistiche di quelle che oggi si stanno registrando». Da qui il rischio di una manovra aggiuntiva. Insomma, è la coerenza macroeconomica su cui si fonda l’impianto della manovra a suscitare perplessità, anche se per ora Confindustria preferisce sospendere il giudizio in attesa dei dati.
Per l’anno in corso, in ogni caso, l’economia italiana dovrebbe beneficiare dell’onda lunga legata all’impetuosa crescita del gigante statunitense nel 2000. I problemi, se mai, potrebbero emergere nel 2002, se — avverte D’Amato — non si riuscirà a mettere mano «alle misure necessarie a garantire una forza auto-propulsiva all’Europa». E l’Italia, in questo contesto, è chiamata a fornire il suo contributo, «a patto che si mettano in campo i necessari cambiamenti strutturali». Occorre dunque un progetto serio in grado di «rilanciare la competitività della nostra economia», anche perchè con il rallentamento dell’economia americana il fattore di traino esterno viene meno.
E ora incombe il rischio inflazione, alimentato anche «da alcuni contratti pubblici». Il nostro Paese — ha osservato D’Amato — può reagire in due modi: recuperando competitività e mantenendo fermo il timone sulla rotta di una politica dei redditi virtuosa, oppure tornare a una logica di spirale inflattiva viziosa. «È ovvio che Confindustria è per il primo percorso». Quanto alle osservazioni del candidato premier dell’Ulivo, Francesco Rutelli, in tema di sommerso e di mercato del lavoro, D’Amato replica con un apprezzamento «a tutte le aperture che vengono da qualsiasi rappresentante del mondo politico. Non ci meraviglia, invece, che sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ci siano commenti poco favorevoli. Ma siamo alla vigilia delle elezioni».
---firma---Dino Pesole
|