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marted? 25 luglio 2006
Pagina 9 - Economia e Politica
Il grido d'allarme della Confesercenti: ogni giorno 200 milioni finiscono nelle mani dei boss. Giro di affari da 77 mld, a Vibo e Caltanissetta pi? estorsioni
Imprese sotto il tiro della criminalit?
Le mani della mafia sulle imprese. Ogni giorno 200 milioni di euro passano dalle mani degli imprenditori a quelle dei boss, e di questi 80 milioni sono a vario titolo sborsati dai commercianti italiani. Un giro di affari da 77 miliardi di euro l'anno tra usura, racket, furti, rapine, contrabbando e abusivismo con oltre 1 milione di commercianti colpiti. ? quanto emerge dal IX rapporto annuale della Confesercenti, l'associazione guidata da Marco Venturi, ?Le mani della criminalit? sulle imprese', secondo il quale dalla filiera agroalimentare al turismo, dai servizi alle imprese a quelli alla persona, agli appalti e alle forniture pubbliche la presenza mafiosa aggredisce ogni attivit? economica tanto che il fatturato della Mafia spa, giunto ormai a 75 miliardi di euro, ? pari a un colosso imprenditoriale come l'Eni e il doppio di quello della Fiat e dell'Enel.
Il rapporto traccia la mappa del pizzo: la fetta pi? grande spetta alla Sicilia, dove sono coinvolti 50 mila commercianti concentrati nella cosiddetta zona rossa, che comprende Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Messina ed Enna. Seguono la Calabria, con 15 mila esercenti sotto pressione, soprattutto a Reggio Calabria e nel Vibonese, la Campania, che conta 40 mila commercianti taglieggiati, soprattutto nelle province di Caserta, Napoli e Salerno, e la Puglia, la cui zona rossa, con 17 mila negozianti coinvolti, ? costituita dalle citt? di Bari, Taranto e Foggia. Un elemento di novit? nelle pratiche estorsive, secondo il rapporto Confesercenti, ? legato alla qualit? dei nuovi gruppi criminali, soprattutto in Puglia, nel Napoletano e in alcune zone della Sicilia. In questi ultimi anni vi ? stato un cambio generazionale determinato dall'arresto di capi storici, che ha comportato un duplice fenomeno: da un lato la promozione a capo di molte donne dei boss finiti in galera e impegnate direttamente nella gestione del pizzo, dall'altro un forte abbassamento dell'et? media degli estortori, fino al coinvolgimento di minorenni. La malavita rosa in Sicilia contava nelle sue file Maria Pia Vilardi, arrestata nel 2004 ad Alcamo, in provincia di Trapani, perch? a capo della societ? in cui confluivano i beni appartenenti alla famiglia mafiosa dei Melodia. E Rita Piantini, in carcere dal 2004 per associazione mafiosa, sorella di Umberto, ritenuto il reggente della cosca Santa Panagia. Anche la Sacra Corona Unita pu? vantare figure femminili di spicco all'interno dell'organizzazione. ? il caso di Sandra Maiorano, appartenente alla cosca guidata da Angelo e Mario Tornese, mentre a Napoli e Gela diverse indagini hanno segnalato pi? volte la presenza di ragazzini tra i manovali impegnati nella raccolta di pizzo.
L'usura, secondo quanto emerge dalla ricerca di Confesercenti, ? in aumento un po' ovunque e si conferma un fenomeno sociale diffuso che si espande secondo la congiuntura economica, andando a colpire soprattutto famiglie povere e microimprese.
Una situazione che si ? aggravata ulteriormente nel triennio 2003-2005 a causa della crisi del commercio con la chiusura di 165 mila attivit? e 50 mila alberghi e pubblici esercizi.
La Campania svetta in cima alla classifica delle regioni per il maggior numero di commercianti coinvolti, 26 mila, ma la situazione di maggiore allarme riguarda la Calabria, al quinto posto con 10.500 commercianti coinvolti, cio? il 30% del totale. Qui il fenomeno desta molta preoccupazione sia per l'espansione in rapporto al numero di abitanti sia perch?, e questo ? un dato assolutamente nuovo, la maggior parte degli usurai fa capo sempre di pi? alla criminalit? organizzata, alle cosche mafiose cos? come a Napoli e provincia. Colpisce inoltre l'et? media degli imprenditori vittime dell'usura, che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, hanno tra i 48 e i 55 anni, non sono quindi giovani sprovveduti. Le denunce di estorsione al Sud sono quasi esclusivamente legate al pagamento del pizzo e quindi si riferiscono direttamente a un'organizzazione criminale strutturata; al Centronord, invece, ? forte la presenza di denunce di estorsioni legate all'usura o casi di truffe denunciate come estorsioni tentate da singoli (malavitosi, tossicodipendenti, extracomunitari) verso soggetti imprenditoriali. Il rapporto di Confesercenti deduce che nel 2005 si avr? un sensibile aumento delle denunce rispetto al 2004 con un'accentuazione del radicamento estorsivo nelle quattro regioni a rischio: Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, che da sole superano il 55,2% dei procedimenti aperti con un significativo incremento dei processi in Calabria e Campania. Nelle altre regioni si segnala un trend in continua crescita particolarmente evidente in Emilia Romagna e in Toscana.
Piuttosto, per avere un quadro pi? verosimile dell'incidenza delle estorsioni in una determinata provincia occorre incrociare i dati delle denunce con quelli di altri reati sintomatici di intimidazioni alle aziende e di richieste di pizzo quali incendi dolosi e attentati dinamitardi. La Confesercenti ne ricava l'indice Ise (Indice sintomatico di fatti estorsivi), in base al quale al primo posto figura la provincia di Vibo Valentia, seguita da Caltanissetta, Reggio Calabria, Messina, Crotone. Ma anche Enna e a met? graduatoria Agrigento e Trapani, che solitamente si posizionano agli ultimi posti nelle classifiche che si basano sul numero delle estorsioni denunciate.
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